Quale docente di Costruzioni di Strade, Ferrovie e Aeroporti in una Università Siciliana da quasi dieci lustri, le discussioni e le analisi sulla possibilità della realizzazione del collegamento stabile del Ponte sullo Stretto di Messina hanno accompagnato tutta la mia carriera. Un ponte la cui storia parte da molto lontano e che ha visto l’unica sua effettiva realizzazione per opera dell’esercito romano che nel 251 a.C. lo realizzò con barche e botti per trasportare dalla Sicilia 140 elefanti da guerra catturati ai cartaginesi nella battaglia di Palermo durante la prima guerra punica. Il primo progetto l’ordinò Ferdinando II di Borbone Re delle Due Sicilie nel 1840, accantonato per gli alti costi; da quel momento i progetti per l’attraversamento stabile si sono succediti con cadenza poco più che decennale, con alterni tentativi di collegamenti in galleria. Fu il disastroso terremoto di Messina del 1908 che diede una decisa battuta di arresto a portare avanti l’idea che fu ripresa subito dopo la seconda guerra mondiale. L’Italia si apprestava a trasformarsi da economia prettamente contadina a potenza industriale e la infrastrutturazione del Paese non poteva che vedere ritornare l’opera che avrebbe dovuto segnare la definita consacrazione di una nuova Italia. Le alterne vicende si susseguiranno anno dopo anno con un serrato dibattito sulla sua fattibilità almeno sino alla costituzione della società concessionaria “Stretto di Messina S.p.A.” avvenuta nel 1981. Segue un Iter complesso per la definizione ed approvazione del progetto definitivo e per l’assegnazione dei lavori avvenuta nel 2012 che, a questo punto, sembrava dovere essere finalmente avviati se, incredibilmente, la politica non avesse deciso di revocare il tutto pagando alle imprese aggiudicatrici dell’opera la somma di ben 300 milioni per chiudere ogni eventuale contenzioso. Oggi, come nel gioco dell’oca, il Governo ha deciso il Ponte sullo Stretto di Messina si farà ed il progetto esecutivo sarà pronto nel 2024. Questa lunghissima storia sembra in questo modo non avere mai fine. Da oggi si ripartirà con un dibattito che da sempre ha visto lo schierarsi di fazioni pro e contro l’opera, forti di tecnici e docenti pronti a portare numeri e prove a favore dell’una o dell’altro degli schieramenti. Si tornerà a parlare dei rischi ambientali determinati dal Ponte, delle difficoltà degli uccelli migratori, delle faglie e dal rischio terremoti, dei sistemi infrastrutturali arretrati del mezzogiorno e degli sforzi in corso per adeguarli, dei modelli di calcolo più corretti per ipotizzare il futuro traffico e così via. Io personalmente dopo anni di questi dotti dibattiti una idea l’ho maturata: il Ponte sullo Stretto non è una infrastruttura di trasporto come tutte le altre. La sua unicità tecnica ed architettonica è un simbolo un’icona per il nostro Paese e come tale deve essere valutata e giudicata. Il Ponte è destinato a diventare un indubbio richiamo sin dalla sua costruzione ed il suo valore non può essere calcolato soltanto in termini trasportistici. Un’opera che, se ben gestita mediaticamente, potrà diventare un vero e proprio elemento trainante per la economia del Mezzogiorno. Rimane il dubbio sulla capacità del nostro Paese a realizzare quest’opera! Non si tratta, certamente, della capacità tecnica né di quella economica ma bensì della capacità di sapere superare le mille difficoltà che una infrastruttura di tale ritorno mediatico determina. Vi immaginate il primo autista di un camion impegnato nel ponte che si scopre avere un cugino di terzo grado in odor di mafia cosa determinerebbe? O il primo incidente sul lavoro, che è facile possa accadere, quale reazione da parte degli oppositori? Ogni attività sul ponte e per il ponte è destinata a diventare in questo modo scontro politico. Per questo motivo rimango scettico sulla sua possibile realizzazione sino a quando il Ponte sullo Stretto non sarà voluto dal Paese e non soltanto da una parte, se pur in questo momento maggioranza. L’opposizione dia dimostrazione di una nuova maturità e con molto coraggio sposi una idea che potrebbe dare una nuova spinta al nostro Mezzogiorno saldandolo finalmente anche fisicamente. Giovanni TESORIERE Full professor in Highways, Railways and Airports Engineering Cittadella Universitaria Enna
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