La settimana che va dal 31 maggio al 6 giugno offre al prof. Antonio Fornaro, ideatore e curatore di questa rubrica, l’opportunità di spaziare dalla Festa della Pentecoste al ventiquattresimo anniversario della canonizzazione del Santo tarantino Egidio. Questi i Santi della settimana: Sant’Annibale di Francia, Sant’Erasmo di Formia, Santa Clotilde, San Quirino, San Bonifacio e San Norberto. Il 31 maggio la Chiesa festeggia la visitazione di Maria alla cugina Elisabetta. Entrambe sono incinte, la Madonna di Gesù e Santa Elisabetta di San Giovanni Battista. Durante la settimana si festeggia anche San Moramando che è patrono dei vignaioli e dei vinai. Sant’Annibale di Francia nacque a Messina verso la fine del 1800, diventò sacerdote e si trasferì alle Case Avignone, il quartiere più misero della città. Si fece mendicante per aiutare i poveri. Fondò orfanotrofi, laboratori, scuole e le Congregazioni delle Figlie del Divino Zelo e dei Rogazionisti. Ad Oria nel Convento dei Rogazionisti si trova l’appartamento nel quale per un certo periodo visse il Santo. Sant’Erasmo di Formia fu martirizzato nel 303, viene invocato dai marinai quando sulle punte degli alberi appaiono le misteriose luci dette “Fuochi di Sant’Erasmo”. E’ patrono delle partorienti. Santa Clotilde fu sposa dei re dei Franchi e convertì il marito e il suo popolo al Cattolicesimo. Rimasta vedova donò i suoi beni e si ritirò in convento dove assistette alle lotte tra i figli per conquistare il potere. San Quirino fu vescovo croato e fu flagellato e rinchiuso in carcere dove convertì il suo guardiano. In seguito fu annegato nel fiume Sava con una pietra legata al collo. San Bonifacio, nativo dell’Inghilterra, si recò in Germania per evangelizzare quelle popolazioni. Lì si fermò per 40 anni e organizzò la riforma liturgica tedesca. San Norberto fu figlio di un nobile tedesco. Un giorno ebbe una apparizione, si convertì e con una mula e dieci monete d’argento iniziò la sua predicazione itinerante. Queste le feste mariane della settimana che ci ricordano la Madonna dei Martiri, della Lettera, dell’Aiuto, del Sole e della Sapienza. Questi i detti della settimana: “Chi vuole arrosto e brodo deve sudare sodo”, “Il bene di fortuna passa come la luna”, “L’uccello senza nido non ha amore”, “L’uomo senza famiglia non ha cuore”, “Chi non si adatta o cambia o schiatta”, “La Messa letta vale quanto quella cantata”, “La cognata è come l’acqua lavata”. Sono numerose le effemeridi di Giuseppe Cravero che andiamo a ricordare in maniera sintetica: il 31 maggio 1937 al Molo Sant’Eligio fu benedetta la statua in marmo di San Cataldo alta 14 metri. Il 2 giugno 1869 si inaugurò in piazza Castello l’attuale Palazzo di Città. Il 2 giugno 1901 in Piazza Garibaldi fu inaugurato il busto all’eroe dei Due Mondi. Il 4 giugno 1953 in Piazza Ebalia fu inaugurata la Fontana Rosa Dei Venti con i getti centrali e 21 laterali di acqua luminosa. La fontana presenta le teste di 8 fra i più importanti venti. Il 4 giugno 1893 a Palazzo di Città fu inaugurata la grande Biblioteca Acclavio. Il 5 giugno 1916 furono inaugurati i Cantieri Tosi. Fornaro ricorda che domenica prossima la Chiesa celebra la Festa delle Pentecoste che cade cinquanta giorni dopo la Pasqua. In questa circostanza gli apostoli riuniti nel Cenacolo con la Madonna ricevettero lo Spirito Santo sotto forma di rombo di vento e di lingua di fuoco. Per l’occasione gli apostoli parlavano le lingue dei pellegrini che gli ascoltavano. Lo Spirito Santo è detto Paraclito, cioè Consolatore. Il prossimo anno Taranto festeggerà i primi 25 anni della canonizzazione del Santo alcantarino Egidio che fu canonizzato il 2 giugno di 24 anni fa in Piazza San Pietro alla presenza di numerosi tarantini da Giovanni Paolo II, oggi Santo. Sant’Egidio nacque a Taranto sul Pendio La Riccia il 16 novembre 1729 da Cataldo Pontillo. Gli furono imposti i nomi di Francesco, Antonio, Domenico e Pasquale. Fu battezzato nel Duomo di San Cataldo. All’età di 10 anni ricevette la Prima Comunione e la Cresima. Nel 1747 gli morì il padre e nel 1754 iniziò il percorso per diventare frate laico alcantarino. Dopo un anno di noviziato a Galatone prese il nome di Frate Egidio Maria di San Giuseppe. Stette per 4 anni a Squinzano dove svolse le mansioni di cuoco del convento. Nel 1759 fu destinato alla chiesa napoletana di San Pasquale a Chiaia dove rimase per ben 53 anni e svolse le mansioni di portinaio e di frate questante. Morì nel 1812. Fu beatificato nel 1888 e nel 1919 fu dichiarato Compatrono di Taranto. E’ diventato Santo per il riconosciuto miracolo operato da Dio per sua intercessione nel 1937 alla tarantina Angela Mignogna affetta da un tumore all’utero. A Taranto il culto viene praticato nella Chiesa di San Pasquale e nella casa natale al Pendio La Riccia. Al Santo sono intitolate una via, dei giardini, una parrocchia e una confraternita a Tramontone e un monumento in Corso Umberto (nella foto) di fronte alla Chiesa di San Pasquale. Le nostre nonne pregavano Sant’Egidio con queste parole: “Sand’Egidie tarandine, famme ‘a grazie crematine, hagghie a scere indre ‘o ‘spedale cu guaresce d’ ogne male. Tu canusce le mie besogne, tanda chiacchiere no’nge vonne.
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