Il 28 ottobre scorso presso il Castello Aragonese si è tenuta la prima conferenza del ciclo dedicato ad Archita e al Pitagorismo, promosso dall’associazione Amici del Castello Aragonese e dall’associazione di Cultura Classica, sez. Adolfo Mele di Taranto, con la collaborazione del nostro giornale, Taranto Buonasera. Relatrice Elisabetta Cattanei della Università di Genova che ha parlato sul tema: “donne filosofe, si nasce o si diventa? L’esperienza pitagorica”. Di seguito alcuni articoli di commento elaborati degli studenti che hanno assistito alla conferenza: Licei Ferraris-Quinto Ennio ed Archita, unitamente ai loro docenti Claudia Laudadio, Stefania Colucci, Maria Todaro, Cinzia Carducci. Il coinvolgimento diretto dei giovani, offrendo loro, con il sostegno dei docenti, una prima esperienza giornalistica, era l’obiettivo principale della iniziativa. Questi primi risultati incoraggiano a proseguire. Si ringrazia il Comune di Taranto per la condivisione degli obiettivi e la concessione del patrocinio, la Marina Militare per l’accoglienza e la disponibilità ad ospitare le conferenze al Castello Aragonese. *** A Taranto approda la cultura filosofica Il Castello apre le porte alle donne nella filosofia greca “Studiare Archita, Pitagora e la tradizione pitagorica, non vuol dire solo occuparsi della razionalità matematica, ma confrontarsi con un’elaborazione straordinaria dell’uso della ragione che ha il coraggio di capire che la razionalità si intreccia all’irrazionalità. Dove si incontra l’alogon, ciò che è privo di ragione, si incontrano le donne come portatrici speciali di questa assenza di razionalità”… è con questa citazione della prof.ssa Elisabetta Cattanei, attuale presidentessa della SISFA, si è aperto il convegno di venerdì 28 ottobre presso il Castello Aragonese di Taranto. Una conferenza promossa dall’associazione “Amici del Castello” e dalla AICC di Taranto, alla quale hanno preso parte studenti e studentesse del Liceo Ferraris Quinto Ennio e del Liceo Archita. Il convegno era incentrato sul matematico Archita di Taranto; oggetto del dibattito sono state anche le figure di Pitagora, di Platone e la condizione della donna nell’antica Grecia. Il ruolo della donna da sempre è stato, infatti, un argomento di discussione nelle opere dei più importanti filosofi del tempo: Platone nella “Repubblica” e nelle “Leggi” e Aristotele nella “Politica”. I filosofi prendono posizioni diverse riguardo la concezione della figura femminile, una figura costretta a dedicarsi unicamente alla cura della famiglia e della dimora. Platone nel V libro della Repubblica manifesta un’apertura sulla questione della diversità dei sessi, egli infatti sostiene che le donne in termini di intelligenza siano uguali agli uomini e che se correttamente educate sarebbero in grado di contribuire alla vita politica della città. Un pensiero che verrà contestato nella “Politica” di Aristotele. Questo, infatti, scrive che solo l’uomo è un essere umano “completo” e che è il solo a poter dominare la società, perciò considera la donna come una figura “imperfetta” e irrazionale. Secondo Aristotele la donna è stata creata unicamente per procreare e dedicarsi alla cura della casa e della famiglia, sostenendo dunque che la sua subordinazione politica dipende dalla subordinazione nell’ambito del processo educativo. Una condizione evolutasi nel corso dei secoli in molti paesi, ma tremendamente attuale in altri Stati. Tanto faceva emergere la Fallaci nel 2001 quando ne “La rabbia e l’orgoglio” scriveva “… come la mettiamo con la faccenda dello chador o meglio del burkah che copre le donne dalla testa ai piedi, volto compreso, sicché per vedere cosa c’è aldilà di quel sudario una disgraziata deve guardare attraverso la fittissima rete posta all’altezza degli occhi?... come la mettiamo con la faccenda della poligamia o con le storie delle donne che vengono decapitate per aver studiato o essere uscite senza permesso?”. Una realtà dunque ancora attuale e di difficile risoluzione stante l’intreccio tra politica e religione. Liceo Ferraris Quinto Ennio classe 3BCDonne filosofe si nasce o si diventa? Venerdì 28 ottobre presso il Castello Aragonese si è svolta la prima di un ciclo di conferenze filosofiche, promosse dall’associazione “Amici del Castello Aragonese” in collaborazione con l’”Associazione Italiana di Cultura Classica” di Taranto. Dopo i saluti del direttore di Taranto Buonasera, Enzo Ferrari, dell’assessore alla Cultura del Comune di Taranto, Fabiano Marti, dei presidenti delle due associazioni, Lucio Pierri e Francesca Poretti, è stata data la parola alla relatrice Elisabetta Cattanei, docente ordinaria di Storia della Filosofia antica presso il Dipartimento di Antichità, Filosofia, Storia dell’Università di Genova. Essere donna e filosofa, questo il tema affrontato nella conferenza. Nella Grecia antica la donna era collocata, nella scala naturae, su di un livello infantile: come i bambini, quindi, poteva ambire a raggiungere, come grado massimo di consapevolezza di sé, il senso del pudore da mantenere sia nel ruolo di moglie sia nel ruolo di madre. Le era consentito studiare e questo le permetteva di diventare la regina della sua dimensione, quella domestica. Platone nel quinto libro della Repubblica, affrontando la questione della differenza tra i due sessi, affermava che le donne, se educate correttamente, erano uguali agli uomini, dunque avevano il diritto di ricevere un’istruzione identica a quella degli uomini in ogni campo del sapere ed erano in grado di partecipare alla vita pubblica e contribuire al bene dello Stato. Secondo Aristotele la donna era stata concepita dalla natura solamente per due funzioni, la procreazione e la cura della casa; regina dell’òikos, dunque, non aveva alcun potere decisionale. Nella concezione aristotelica ella aveva dei limiti di accesso alla razionalità più alta. Nel settimo libro della Politica, il filosofo afferma che l’educazione femminile era radicalmente diversa da quella maschile e che la figura femminile presentava l’assenza di un principio interno di comando e questo la portava a vivere in uno stato di eterna fanciullezza. Il senso del pudore era, per la Prima esperienza giornalistica per i ragazzi dei Licei Ferraris-Quinto Ennio ed Archita che con il sostegno dei docenti hanno commentato il tema affrontato dalla relatrice, Elisabetta Cattanei donna, lo stato psichico positivo e lo stato educativo ideale. Quindi, il pensiero di Aristotele colloca la donna in una posizione di inferiorità e di subalternità e questa concezione perdurerà nel tempo. Se da una parte Aristotele può essere etichettato come “conservatore”, dall’altra Platone può rappresentare un vero e proprio “rivoluzionario”. Nel pensiero greco classico di tanto in tanto emergono casi straordinari di donne filosofe. Si tratta di donne che possedevano un loro sapere, come le 17 illustri gynaikes pythagorikai, le donne della comunità pitagorica, la cui più grande virtù era la moderazione. Ma perché le donne studiavano se alla fine la loro condizione rimaneva la stessa d’origine? Ecco l’interrogativo finale della conferenza, rivolto in particolar modo alle ragazze: perché studiare? Per quelle donne l’accesso alle forme più alte di razionalità è da considerare come una forza alternativa. Ci vuole coraggio ad essere alternative e a pensare con la propria testa. In questo gioca un ruolo fondamentale il recupero della storia passata che ci rende saggi e ci rende in grado di compiere delle scelte. Stefania Labbruzzo 3AC Liceo Ferraris - Quinto Ennio
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