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Terlizzi
27 Dicembre 2025 - 06:19
Il presepe senza Bambinello della Parrocchia San Gioacchino a Terlizzi
TERLIZZI - La mangiatoia resta vuota, senza il Bambinello. Al suo posto una semplice culla coperta da un lenzuolo bianco, circondata da balle di fieno. È l’immagine scelta da don Michele Stragapede, parroco della chiesa di San Gioacchino, per il presepe allestito quest’anno nel cuore della città. Una decisione simbolica e volutamente provocatoria, pensata per interrogare le coscienze davanti ai conflitti che segnano il presente.
Il sacerdote ha voluto trasformare il presepe in un segno di denuncia e riflessione, chiedendosi se sia possibile celebrare il Natale ignorando ciò che accade nel mondo. L’assenza del Bambinello diventa così un richiamo diretto alle guerre e alle loro conseguenze, soprattutto sui più piccoli. Secondo i dati richiamati dal parroco, nella Striscia di Gaza e in Israele oltre 16.000 bambini sotto i 12 anni sono stati uccisi o lasciati morire, una tragedia paragonata alla strage degli Innocenti narrata nei Vangeli.
Lo sguardo si allarga poi all’Europa orientale, dove a quasi 4 anni dall’invasione dell’Ucraina la condizione dei minori resta drammatica. Circa 2,4 milioni di bambini vivono in situazioni di grave rischio, tra sfollamenti e territori intrappolati dal conflitto, mentre si stima che 20.000 minori siano stati deportati in Russia. Una ferita che continua a segnare il futuro di un’intera generazione.
Non meno grave è la crisi umanitaria in Sudan, dove i combattimenti hanno prodotto oltre 60.000 vittime e costretto 11 milioni di persone ad abbandonare le proprie case, dando origine a una delle emergenze più drammatiche degli ultimi decenni.
Il presepe, realizzato con il contributo dell’artista locale Paolo De Santoli, è stato pensato come un messaggio rivolto anche alla comunità che vive e frequenta il centro cittadino, animato in questi giorni dalla movida e dalle luci delle feste. La scelta di lasciare vuota la mangiatoia diventa allora un gesto che rompe l’abitudine e chiede di non voltarsi dall’altra parte.
Nel suo messaggio, don Michele richiama le parole di Madre Teresa di Calcutta per spiegare il senso profondo dell’iniziativa. Gesù Bambino, sottolinea, può nascere solo se viene accolto nella storia garantendo pane e dignità, altrimenti il Natale rischia di ridursi a un rito svuotato di significato, fatto di gesti ripetuti e auguri scambiati senza consapevolezza. Un presepe senza Bambinello che, proprio attraverso la sua assenza, prova a restituire al Natale il peso delle domande più scomode.
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