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Il fatto
16 Dicembre 2025 - 13:09
Salvatore Toma con l'Ambasciatore del Brasile in Italia, Renato Mosca De Souza
TARANTO - Guardare all’Europa come leva di sviluppo diventa, secondo Confindustria Taranto, una scelta imprescindibile per sostenere la crescita del territorio in una fase segnata dalla crisi del manifatturiero e da un export che, soprattutto nel Sud, fatica a decollare. In questo scenario, l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Mercosur, la cui firma è attesa nei prossimi giorni, viene indicato come una opportunità decisiva per rafforzare occupazione, competitività e sviluppo industriale.
A esprimere questa posizione è il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, che definisce l’intesa una scelta strategica e lungimirante per il sistema produttivo nazionale e, in particolare, per il Mezzogiorno. Secondo Toma, un ulteriore rinvio o il mancato perfezionamento dell’accordo comporterebbero il rischio concreto di un arretramento della presenza europea e italiana in un’area considerata strategica sul piano economico e commerciale.
Il Mercosur, che riunisce Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, rappresenta, secondo l’analisi degli industriali jonici, un mercato di grande interesse per diversi comparti chiave dell’economia meridionale. Agroalimentare, tessile-abbigliamento, meccanica, chimico-farmaceutico e arredamento sono infatti settori fortemente radicati nel Sud e tra quelli che potrebbero beneficiare in misura maggiore della riduzione delle barriere commerciali.
In assenza dell’intesa, evidenzia Toma, le imprese continuerebbero a subire dazi particolarmente elevati, con aliquote che arrivano fino al 35% per macchinari, prodotti elettrici, bevande e comparto tessile-abbigliamento, e intorno al 18% per chimico-farmaceutico, gomma-plastica e arredamento. Un peso che, secondo Confindustria Taranto, finirebbe per penalizzare in modo sproporzionato proprio le aziende del Mezzogiorno.
Per l’associazione degli industriali, la mancata firma rischierebbe inoltre di vanificare 25 anni di negoziato, chiudendo definitivamente una finestra di opportunità costruita nel tempo. Da qui l’appello al Governo e, in particolare, al ministro degli Esteri Antonio Tajani, affinché si riconosca come, in un contesto globale sempre più competitivo e frammentato, rinunciare all’accordo significherebbe accettare una perdita di centralità economica, con ricadute negative soprattutto per le aree più fragili del Paese.
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