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Taranto

Corteo “C’è puzza di Eni”, altra giornata di mobilitazione

Alle 9 il raduno davanti alla Direzione ex Ilva. Denunciato il ruolo di Eni, la militarizzazione dei territori e la necessità di ricordare i giornalisti palestinesi uccisi

La locandina che annuncia il corteo

La locandina che annuncia il corteo

TARANTO - I Coordinamenti Regionali per la Palestina hanno diffuso una nota per il corteo “C’è puzza di Eni”, previsto per oggi, sabato 22 novembre, alle 09:00 presso il parcheggio della Direzione ex Ilva. 

Nel documento gli organizzatori delineano il contesto internazionale che fa da cornice alla manifestazione, richiamando la questione dei giacimenti di gas al largo di Gaza e le licenze di esplorazione concesse nel 2023 a un consorzio guidato da Eni. Secondo i promotori, tali operazioni alimenterebbero un sistema di appropriazione delle risorse palestinesi e rafforzerebbero dinamiche considerate coloniali. Il legame con Taranto viene descritto attraverso il ruolo della raffineria e del porto nelle attività di rifornimento destinate all’aviazione militare israeliana, elemento ritenuto motivo di forte preoccupazione sul posizionamento del territorio nella logistica del conflitto.

Il corteo, concepito come una chiamata regionale, punta a denunciare quella che viene definita violenza ambientale e sociale, insieme alla militarizzazione della Puglia. La nota evidenzia la volontà di portare in piazza interventi, testimonianze e momenti artistici dedicati alla resistenza palestinese, con l’obiettivo di costruire una narrazione che tenga insieme temi locali e scenario internazionale.

Un passaggio centrale del documento riguarda l’appello ai giornalisti. I coordinamenti chiedono alle redazioni di esprimere solidarietà ai reporter palestinesi uccisi, citando i dati diffusi dal Sindacato dei Giornalisti Palestinesi, secondo cui a luglio 226 professionisti erano stati uccisi e 430 feriti, numeri che da allora sarebbero ulteriormente aumentati. Per la giornata del corteo viene richiesto ai cronisti di indossare un simbolo con la scritta “PRESS”, in memoria dei colleghi caduti mentre documentavano bombardamenti, violazioni e repressioni.

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