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Taranto

Appalto al molo San Cataldo, il Gup archivia le accuse: “il fatto non sussiste”

Il giudice dichiara il non luogo a procedere per il co-amministratore di R.C.M. Costruzioni e per altri due indagati. La decisione accoglie integralmente la linea difensiva

Molo San Cataldo del Porto

Molo San Cataldo del Porto

TARANTO – Si chiude con una sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste l’inchiesta sulla presunta turbativa d’asta legata al maxi appalto da 22 milioni di euro per l’adeguamento della banchina di Levante del Molo San Cataldo. Il provvedimento è stato emesso dal giudice dell’udienza preliminare Pompeo Carriere, che ha accolto completamente la tesi dei difensori di Eugenio Rainone, co-amministratore di R.C.M. Costruzioni, e degli altri due imprenditori coinvolti. Il Pubblico Ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio.

La decisione, spiegano i legali, si inserisce nello stesso solco tracciato dal Tar Puglia e dal Consiglio di Stato, che nelle sedi amministrative avevano già confermato la regolarità della procedura di gara e l’estraneità degli imputati rispetto ai fatti denunciati da una società concorrente.

Rainone, commentando l’esito dell’udienza, parla di «accuse infondate» e di un tentativo, attribuito all’impresa che aveva presentato l’esposto, di «screditare l’affidabilità della R.C.M. Costruzioni» dopo la documentazione di alcune irregolarità riscontrate durante la gara. «Ho sempre avuto fiducia nella magistratura – dichiara – e questa sentenza lo conferma. Ora avvierò azioni risarcitorie contro chi ha contribuito a costruire un’inesistente notizia di reato». L’imprenditore ringrazia inoltre il suo collegio difensivo, composto dal professor Alessandro Diddi, dall’avvocato Nicola Marseglia e dall’avvocata Daniela Petrone, legale della società.

Anche il professor Diddi esprime «massima soddisfazione», sostenendo che la decisione del Gup “fa chiarezza nei confronti di chi tenta di utilizzare i procedimenti penali come strumento competitivo nel mercato”.

L’indagine, condotta dai Carabinieri e coordinata dal pm Maria Grazia Anastasia, ruotava attorno all’ipotesi che Rainone, il 73enne Claudio Paccanaro e il 52enne Vincenzo Cintura avessero messo in atto comportamenti idonei a condizionare la gara, ostacolando – secondo l’accusa – il ricorso all’avvalimento da parte della società concorrente, poi esclusa dall’Autorità portuale. Gli investigatori avevano ipotizzato «mezzi fraudolenti» e «intese» tali da indurre alcune imprese a negare il consenso necessario all’utilizzo dei requisiti di capacità tecnica ed economica richiesti dal bando.

Il Gup, tuttavia, ha archiviato ogni accusa, ritenendo insussistenti i fatti contestati: non ci sarà dunque processo per Rainone e per gli altri imputati.

Nel comunicato diffuso da R.C.M. Costruzioni si ricorda anche il completamento dell’opera, inaugurata alla fine del 2021, definita all’epoca dall’Autorità di Sistema Portuale un intervento strategico per la modernizzazione del porto di Taranto. In quell’occasione, la viceministra alle Infrastrutture Teresa Bellanova aveva indicato l’azienda come un modello di efficienza “capace di rispettare i tempi e concludere i lavori in anticipo”, una valutazione condivisa dall’allora presidente dell’Authority Sergio Prete.

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