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Taranto

Il Governo apre al confronto unitario sull’ex Ilva: convocato un vertice nazionale il 28 novembre

Il ministro Urso richiama a Roma sindacati, Regioni ed enti locali dopo le proteste esplose negli stabilimenti del gruppo. Le organizzazioni metalmeccaniche chiedono il ritiro del piano giudicato “di chiusura” e un intervento diretto della presidente Meloni. A Taranto la mobilitazione prosegue senza sosta

Vertice a Roma sull'ex Ilva, "Domani non firmo nulla"

Vertice a Roma sull'ex Ilva - archivio

TARANTO - Una prima, seppur parziale, apertura del Governo arriva nel pieno delle mobilitazioni che coinvolgono gli stabilimenti dell’ex Ilva. Il ministro Adolfo Urso ha infatti deciso di trasformare l’incontro inizialmente riservato ai soli siti del Nord in un tavolo unitario, fissato per il 28 novembre a Palazzo Piacentini. Al confronto parteciperanno le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali, i rappresentanti delle Regioni Puglia, Liguria e Piemonte e gli enti locali dove sorgono gli impianti del gruppo. È prevista anche la presenza del ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone e dei delegati degli altri dicasteri coinvolti.

La riunione seguirà senza interruzioni quella già programmata al Mimit per Genova-Cornigliano e gli stabilimenti settentrionali, ma la novità sostanziale è l’estensione del confronto all’intera vertenza nazionale, Taranto compresa. Si tratta della risposta alle sollecitazioni avanzate nelle ultime ore dalle segreterie territoriali di Fim, Fiom, Uilm e Usb e dal presidente della Regione Puglia e dalle forze politiche del centrosinistra, che avevano contestato con forza l’esclusione del territorio jonico dal primo invito ministeriale.

La tensione resta comunque altissima. A Taranto i presìdi continuano e la protesta prosegue dentro e fuori lo stabilimento, con blocchi e iniziative spontanee lungo le vie di accesso. Un clima che trova piena conferma anche nella posizione espressa dalle sigle metalmeccaniche, secondo cui l’unica possibilità di uscire dall’impasse è un intervento diretto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I sindacati definiscono il piano presentato dal Governo negli ultimi incontri come un progetto “di chiusura mascherata”, privo di garanzie su lavoro, produzione e ambientazione degli impianti.

La piattaforma rivendicativa è chiara: ritiro del piano, garanzia della piena continuità produttiva, tutela dell’occupazione, avvio di una decarbonizzazione reale e riapertura di un tavolo nazionale che affronti la crisi dell’acciaio in Italia. Una richiesta che arriva dopo una giornata segnata da scioperi, occupazioni e iniziative di protesta in numerosi siti del gruppo: Genova, Novi Ligure, Taranto, Racconigi e Salerno hanno già avviato azioni radicali, mentre altri stabilimenti sono pronti a seguire.

L’incontro del 28 novembre diventa così un passaggio decisivo per la sorte dell’ex Ilva. L’ampliamento del tavolo alle istanze del Sud restituisce al confronto un equilibrio che finora era mancato, ma resta da capire se il Governo sarà disponibile a correggere il proprio impianto programmatico e ad ascoltare le richieste dei lavoratori.

Intanto, ai cancelli di Taranto, operai e sindacati ribadiscono le stesse parole d’ordine: lavoro, sicurezza, salute e futuro. Una vertenza che non riguarda solo la Puglia, ma l’intero sistema industriale nazionale e il destino della siderurgia italiana.

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