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Brindisi

Don Cosimo Schena in Parlamento: «Le periferie sono ferite dell’anima e i giovani chiedono solo di essere visti»

Il sacerdote brindisino, tra i più seguiti sui social, è stato ascoltato a Roma dalla Commissione parlamentare sul degrado urbano. Al centro del suo intervento il disagio giovanile nelle aree più fragili del Paese

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Don Cosimo Schena

BRINDISI - Don Cosimo Schena, parroco della chiesa di San Francesco d’Assisi, il quartiere più periferico della città, è intervenuto ieri a Palazzo San Macuto a Roma davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle periferie. Il sacerdote, che si definisce “prete di periferia”, ha concentrato la sua testimonianza sul disagio che colpisce soprattutto i giovani che vivono nelle zone più vulnerabili.

Nel corso dell’audizione, il prete brindisino ha ricordato come la marginalità non riguardi soltanto i luoghi, ma tocchi profondamente le persone. «Le periferie non sono solo spazi fisici, sono ferite dell’anima», ha spiegato, ribadendo di voler dare voce a chi vive nei contesti più fragili del Paese e spesso non ha la possibilità di esprimersi. Pur essendo stato definito dalla stampa “prete influencer di periferia”, ha precisato di non cercare alcuna etichetta e di usare i social come strumento per mantenere un contatto diretto con oltre 1 milione di utenti, il 95% dei quali giovanissimi. «Non li chiamo follower, ma anime, cuori che desiderano sentirsi dire che contano», ha aggiunto.

Don Schena, che su Instagram conta oltre 503 mila seguaci ed è attualmente il sacerdote italiano più seguito online dopo Papa Leone XIV, ha spiegato come la sua attività sui social non sia limitata alla dimensione pastorale. Il parroco, infatti, è anche psicologo clinico dinamico e offre attraverso Instagram un servizio di ascolto e consulenza, affrontando con i ragazzi temi complessi che emergono dalla quotidianità delle periferie.

Nel suo intervento ha inoltre richiamato l’attenzione sulla necessità di ampliare lo sguardo oltre le grandi città. «Quando parliamo di periferia pensiamo subito a quartieri segnati da degrado, criminalità, baby gang, spaccio. Ma esiste un’altra periferia che non fa rumore», ha affermato. Ha elencato i piccoli centri, i borghi dell’entroterra e le aree rurali dove non si incontrano spacciatori agli angoli delle strade, ma piuttosto il vuoto, il silenzio e una solitudine altrettanto dolorosa. «Quella è una sofferenza che non si vede, ma fa male lo stesso, forse di più», ha osservato.

Riferendosi agli studi più recenti, il sacerdote ha citato quella che definisce una doppia traiettoria del disagio contemporaneo. Da una parte la marginalità urbana, che esplode con rabbia e identità spezzate; dall’altra l’isolamento delle aree rurali, che non esplode ma spegne lentamente. «Spegne la vita di tanti giovani che vorrebbero emergere», ha concluso, richiamando la necessità di ascoltare e sostenere chi vive ai margini visibili e invisibili del Paese.

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