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Il territorio
30 Ottobre 2025 - 14:56
Rendiconto Sociale INPS Taranto, «numeri drammatici»
“C’è la propaganda e poi c’è la realtà. Noi la conosciamo bene come CGIL perché ogni giorno incontriamo lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, e come patronato INCA presente in tutti i 29 comuni della provincia ionica sappiamo quante pratiche istruiamo ogni giorno per cittadini sempre più poveri e in condizioni di vita sempre più precarie. Ora il Rendiconto Sociale 2024 dell’INPS di Taranto certifica nero su bianco le criticità e conferma in tutta la sua cruda drammaticità che quei 200mila lo scorso 25 ottobre a Roma non erano in gita ma erano lì in difesa di ognuno di noi. Questi numeri drammatici raccontano l'Italia che la Meloni non vuol vedere"”.
Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della CGIL di Taranto, commenta così i dati che emergono dal Rendiconto Sociale INPS per la provincia di Taranto, riferito all’anno 2024, presentato questa mattina nella sede del Castello Aragonese.
E’ un bagno di realtà rispetto alla propaganda del Governo e delle società di raiting. Il mercato del lavoro tarantino resta segnato da criticità profonde. Permangono forti squilibri di genere, una bassa partecipazione giovanile e divari territoriali che penalizzano la provincia tarantina che resta capitale degli ammortizzatori sociali. A tutto ciò si aggiunge un’evoluzione della qualità dell’occupazione che desta preoccupazione: nel 2024 sono infatti diminuite le assunzioni a tempo indeterminato, mentre risultano in crescita quelle a tempo determinato, stagionale e tramite somministrazione, indicando una tendenza verso forme contrattuali più precarie, figlie di contratti capestro e pirata.
D’Arcangelo entra nel dettaglio.
“Stiamo vivendo un lungo inverno demografico – dice – con un saldo tra nuove nascite e decessi sempre più alto (da -400 nel 2013 a – 2008 nel 2024). Inverno destinato a diventare ancora più rigido se si considera che chi dovrebbe far figli decide di abbandonare la propria città e a volte il proprio paese per cercare altrove condizioni di vita migliori”.
Ma per chi resta il pane è un obiettivo sempre più difficile.
“Le masse salariali più consistenti, alla faccia della diversificazione produttiva, restano legate al manifatturiero industriale, arrancano – dice – servizi e terziario, mostrando il fianco ad una crisi sistemica che non si affronta con gli slogan ma con gli investimenti che da tempo chiediamo per questo territorio e migliorando la qualità dei servizi pubblici che ad esempio si potrebbero finanziaria con gli oltre 25 miliardi che questo Governo ha drenato direttamente dalle buste basca e dai cedolini pensione dei cittadini italiani”.
Poi c’è il tema occupazione, quella sempre più precaria che scatta una fotografia impietosa per la provincia di Taranto.
“Sale la percentuale di inattivi, e dice che soprattutto le donne sono le più fragili, le più esposte non solo a forme di ricatto contrattuale, ma anche a forme di ricatto sociale” – sottolinea D’Arcangelo.
Nelle fasce d’età tra i 25 e i 34 anni, 35 e 49 anni e 50 e 64 anni i numeri che misurano il grado di occupazione femminile e maschile sono implacabili. Il tasso di occupazione per le donne varia dai 24,4, ai 29,9 e il 22,9 per cento. Quello degli uomini dal 43,2, all’81,1 al 73,5 per cento. Un tasso di occupazione globale che però rimane ben al di sotto del dato nazionale (62,2%) e regionale (51,2%).
Disoccupazione ma anche lavoro povero.
“Basta vedere il ricorso a forme di lavoro precario (stagionale, a chiamata) – commenta il segretario della CGIL di Taranto – e i bassi salari di chi ad esempio si occupa di sanità o istruzione nell’alveo publico”.
Infine il buco nero degli ammortizzatori sociali.
Un esercito di lavoratori e lavoratrici privati di dignità, trasformati in fantasmi impossibilitati persino ad immaginare la loro emancipazione dal precariato – tuona D’Arcangelo – In provincia di Taranto tra Cassa integrazione ordinaria, in deroga, straordinaria e fondo di solidarietà ce ne sono oltre 17mila. Il dato assolutamente più alto di tutta la Puglia. Il resto è noia!”
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