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Taranto

Quando la giustizia tace: il grido di un padre che da 3 anni lotta per vedere i propri figli

Una lettera firmata denuncia il dramma di un genitore ostacolato dall’ex coniuge. Tra visite negate, decisioni unilaterali e denunce ritenute strumentali, resta il silenzio delle istituzioni e la sofferenza dei minori

Una famiglia

Una famiglia

TARANTO - “Da oltre 3 anni mi trovo a lottare contro un muro di silenzi e rinvii, mentre i miei figli crescono senza poter contare sulla mia presenza”. Inizia così la lettera firmata di un padre che denuncia pubblicamente la sua condizione di esclusione forzata dalla vita dei propri figli, nonostante l’esistenza di provvedimenti giudiziari che dovrebbero tutelare il diritto di visita.

Secondo il racconto, l’ex coniuge avrebbe impedito sistematicamente l’esercizio della bigenitorialità, arrivando a negare fisicamente gli incontri stabiliti. “Ogni volta che mi presento, mi viene sbattuta la porta in faccia o mi ritrovo davanti a giustificazioni pretestuose. Il risultato è che non vedo i miei figli, e loro crescono senza il loro papà”.

L’uomo parla anche delle denunce penali a suo carico: “Mi sono ritrovato coinvolto in procedimenti per accuse che si sono rivelate infondate, costruite solo per dipingermi come un genitore inadeguato. Ogni denuncia è una ferita, ogni fascicolo aperto un’arma per allontanarmi ancora di più dai miei figli”.

Ma non si tratta solo di impedimenti diretti. La lettera racconta anche di decisioni unilaterali: “L’ex coniuge sceglie da sola dove farli vivere, che scuola far frequentare, quali sport praticare, quali cure mediche intraprendere. Non sono mai stato consultato, nonostante la legge preveda che le scelte fondamentali debbano essere condivise. È come se io non esistessi”.

Nonostante numerose segnalazioni alle autorità competenti, il padre denuncia un’inerzia che definisce insopportabile: “Ho prodotto documenti, prove, testimonianze. Ma nessuno è intervenuto. I provvedimenti d’urgenza che avrebbero dovuto garantire il rispetto del mio ruolo di genitore non sono mai arrivati”.

La frustrazione si intreccia con un dolore personale che emerge con forza dalle righe della lettera: “Ogni giorno che passa senza poterli vedere è un colpo al cuore. Non cerco vendetta, voglio solo poter essere padre. Voglio che i miei figli sappiano che non li ho mai abbandonati e che continuerò a lottare per loro, anche se tutto sembra remarmi contro”.

Il testo si chiude con un appello alle istituzioni: “Chiedo che la giustizia torni ad essere realmente giustizia, che i tribunali comprendano quanto sia devastante per dei minori crescere senza uno dei genitori. La legge parla di bigenitorialità, ma nei fatti resta lettera morta. Se perdiamo tempo, perdiamo pezzi di vita dei nostri figli. E questo danno nessuno potrà mai ripararlo”.

Il caso, pur restando nel riserbo dei nomi, porta alla luce un tema che tocca migliaia di famiglie italiane: la distanza tra principi sanciti sulla carta e la loro attuazione concreta. Un vuoto che rischia di trasformarsi in condanna per i genitori esclusi e, soprattutto, per i bambini, privati di un diritto che dovrebbe essere irrinunciabile: quello di avere accanto entrambi i genitori.

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