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Taranto

"Siete proprio dei coglioni"... La schizofrenia di una città che continua a farsi male

Il rifiuto orgoglioso non riempie il nostro stomaco e si tradurrà in una irreversibile inedia

"Siete proprio dei coglioni"... La schizofrenia di una città che continua a farsi male

La Drea a Taranto

TARANTO - Il giudizio di Giorgio Ruffolo, allora ministro per l'ambiente del governo De Mita, è rimasto scolpito nei ricordi di chi allora, da Sindaco, guidava la nostra città.

Era il 1988: Mario Guadagnolo rivive quel ricordo e le molte analogie con quanto accaduto in questi giorni, soprattutto per le incertezze del futuro industriale, occupazionale, sociale di Taranto.

La storia purtroppo si ripete. Vivevamo i prodromi di una situazione pesante con l’espulsione di oltre 10.000 lavoratori dall’area industriale e nel porto: cassa integrazione, licenziamenti e prepensionamenti. Oggi, quella situazione, sembra essere precipitata in un declino irreversibile.

Una nuova siderurgia, all'insegna della transizione verso l'elettrico, non riesce a vincere le incertezze e i veti pregiudiziali di quanti si raccolgono sotto l'irragionevole no. Una storia che comincia nel 282 a.C con la "pisciata d'orgoglio"  di Filonide sulla tunica del senatore romano Lucio Postumio, resa famosa da Tito Livio: "O tarantini, ridete pure. Per lavare quest'offesa spargerete una gran quantità di sangue e verserete molte lacrime"...

Di lacrime e sangue i taranti ne hanno versato tanto da giustificare, spesso strumentalmente, un ambientalismo ideologico.

Per andare oltre la siderurgia Taranto avrebbe dovuto  perseguire  e misurarsi con una diversificazione qualificata che facesse perno sull’ambientalizzazione del nostro territorio. 

Ben 37 anni fa per il solo attracco della Deep Sea Carrier, stoccaggio e infustamento, il Governo avrebbe stanziato ben 50 miliardi delle vecchie lire e il Ministero dell’Ambiente avrebbe individuato la nostra città come centro di riferimento per un vasto programma di investimenti di oltre 300 miliardi delle vecchie lire: costruzione di impianti di smaltimento dei rifiuti, fabbriche di impianti green per ambientalizzazioni, insomma un "polo verde" nel quale si sarebbe costruito e fabbricato tutto ciò che era necessario per il recupero di ambienti compromessi.

L'allora Sindaco della Città, ben consapevole della possibile e auspicale svolta, fu costretto a rifiutare, condizionato da una pressione populista che aveva come recondito, quanto cinico e interessato obiettivo, di spostare "l'affare" a Livorno, che volle ospitare, non una, ma diverse "navi dei veleni"...

 

La storia non ci ha insegnato nulla e oggi si ripete con la Drea e trova una triste, quanto realistica, conferma nelle ammissioni del comandante della nostra Capitaneria di porto: "in tutta Italia i porti lavorano e le banchine sono affollate, mentre a Taranto il porto è attualmente fermo. Quando a livello centrale sono state fatte con una contrattazione le tariffe per il servizio di pilotaggio, l’unico porto che ha avuto un aumento del 25 per cento è stato Taranto contro il 3-5 per cento degli altri scali. Questo vuol dire che se si hanno pochi traffici, per mantenere i servizi tecnico-nautici, per reggere i costi, bisogna alzare le tariffe. Se i traffici scendono le tariffe salgono. Un aumento di questo tipo, non si è mai visto. Taranto, in questo momento, ha un problema grossissimo di traffici e bisogna fare in modo di trovarne degli altri".

La Drea è qui per questo.

Il rifiuto orgoglioso non riempie il nostro stomaco e si tradurrà in una irreversibile inedia! Considerare una vittoria il fatto che lo scalo sia soltanto momentaneo e tecnico è il limite che penalizza questo territtorio: si ostina a rifiutare ogni opportunità che vede nelle specializzazione delle attività di bonifica, un settore strategico per la transizione ambientale e tecnologica.

 Il Camaleonte

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