Così l'ex Ilva diventa un "Museo di Archeologia Industriale"

Un luogo di memoria, che celebra una storia operaia e non solo. Una vicenda di altiforni, lavoro, riscatto. Di Sud. Bagnoli, il cui legame con Taranto è evidente, si prepara ad una nuova pagina, come racconta il quotidiano napoletano Il Mattino: ad ottobre sarà infatti inaugurato il "Museo Ilva Bagnoli di Archeologia Industriale", «un progetto» scrive Antonio Cangiano «che nasce nel cuore del Circolo Ilva, dove ancora oggi gli edifici storici, le sculture siderurgiche e i cimeli conservati dagli ex operai testimoniano un secolo di storia».

Il giornalista cita Giovanni Capasso, “l’ultimo casco giallo”, entrato in fabbrica nel 1986 come ultimo assunto dell'allora Italsider, e spiega che «il percorso museale comprenderà gli edifici simbolo dell’archeologia industriale di Bagnoli, dalla storica vetreria ottocentesca Damiano-Bournique alla palazzina dell’Archivio storico Ilva, fino al capannone del Circolo Canottieri con le sue capriate in legno originali – e pezzi unici come la sirena aziendale, che per decenni scandì i ritmi di lavoro e di vita del quartiere». A trovare spazio saranno anche le «sculture siderurgiche di Giancarlo Neri, nate negli anni della dismissione», per «una vetrina di memoria e identità, che vuole essere la prima pietra di un futuro progetto più ampio, con l’obiettivo di dare vita a un grande museo diffuso sull’intera area ex industriale».

Parole che inevitabilmente hanno un suono particolare in Puglia, dove la Grande Fabbrica, che da Italsider è diventata Ilva ed oggi è Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria, vive una crisi della quale è difficile vedere la fine.

Taranto, la crisi dell'ex Ilva e la "via francese"

La storia di Ascometal - NovAsco tra fallimenti ed amministrazioni straordinarie, sino allo "spezzatino". Il ruolo di Marcegaglia