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Taranto

Ex Ilva, la partita finale per il futuro dello stabilimento

Il 15 settembre scade il termine per le offerte vincolanti. In corsa Jindal, Baku Steel Company e il fondo Bedrock. Decisiva la valutazione del Governo su economia, ambiente e occupazione

L'ultimo incontro sull'ex Ilva

Uno degli incontri sull'ex Ilva - archivio

TARANTO - Il futuro dell'ex Ilva di Taranto entra nella sua fase finale, con la scadenza del 15 settembre 2025 che segna il termine per la presentazione delle offerte vincolanti. La scelta dell'acquirente richiederà un'attenta valutazione da parte del Governo, il quale dovrà bilanciare non solo gli aspetti strettamente economici, ma anche le strategie di rilancio industriale e la imprescindibile sostenibilità ambientale.

La gara per l'acquisizione dell'ex Ilva vede il gruppo indiano Jindal in una posizione di netto vantaggio. L'azienda indiana pare abbia presentato un'offerta finanziaria ritenuta molto solida e pare abbia un piano che punta tutto sulla transizione ecologica, in linea con gli obiettivi del Governo per la decarbonizzazione dello stabilimento. I suoi principali rivali, la Baku Steel Company e il fondo Bedrock, non sembrano per ora avere lo stesso peso. Così la situazione rimane ancora fluida e potrebbe evolvere nelle prossime settimane.

Tuttavia, il processo non si esaurisce con la sola presentazione delle offerte. I commissari straordinari, incaricati della gestione dell'amministrazione, esamineranno nel dettaglio le proposte pervenute, analizzandone la solidità industriale, gli impieghi previsti e il piano di salvaguardia occupazionale. Si stima che, entro poche settimane, il Governo possa individuare il miglior offerente, avviando un tavolo tecnico di negoziazione esclusiva. Si prevede che tale confronto possa protrarsi per un periodo stimato tra le 4 e le 8 settimane, e costituirà il fulcro dell'intero procedimento. L'acquirente selezionato dovrà concordare i dettagli riguardanti la riconversione degli impianti, le scadenze delle dismissioni degli altoforni e, soprattutto, le garanzie occupazionali.

In caso di esito positivo, la conclusione delle trattative porterebbe alla stesura dell'Accordo di Programma Interistituzionale, un documento fondamentale che vincolerà il nuovo proprietario e tutti gli attori istituzionali coinvolti. La firma di questo accordo, che vedrà la partecipazione dei ministeri competenti e anche della Regione Puglia, dei Comuni di Taranto e Statte e della Provincia di Taranto, sigillerà l'intesa e darà il via libera definitivo all'operatività industriale. Si stima che questa fase conclusiva, a partire dal tavolo tecnico, potrebbe richiederere circa 2 o 3 settimane, a patto che non emergano ritardi burocratici o politici.

È fondamentale sottolineare che, una volta avviata la negoziazione esclusiva con il miglior offerente, i soggetti esclusi non dovrebbero avere la possibilità di presentare ulteriori rilanci. Il processo è rigidamente strutturato per evitare rinegoziazioni continue che altrimenti rallenterebbero il rilancio dello stabilimento. Solo in un caso eccezionale, qualora le trattative con il candidato prescelto fallissero, si potrebbe prendere in considerazione una riapertura del procedimento con gli altri contendenti. Comunque, questa rimane una possibilità remota, poiché l'intento del Governo è quello di procedere con celerità per dare una risposta definitiva alla vertenza che si trascina da troppi anni.

La durata di questa complessa procedura è un fattore determinante. Il Governo ha più volte ribadito l'urgenza di dare una prospettiva certa all'ex Ilva, però la necessità di bilanciare interessi diversi – industriali, ambientali e occupazionali – potrebbe dilatarne i termini. Sicché partendo dalla scadenza del 15 settembre, è possibile tracciare una stima dei tempi occorrenti per ogni fase, distinguendo tra un'ipotesi ottimistica e una pessimistica.

In uno scenario ideale, si presume che la valutazione delle offerte, da parte dei commissari e dei ministeri competenti, si concluda rapidamente, non superando le 2 o 3 settimane. L'offerta vincolante ritenuta migliore, essendo già il frutto di un'attenta preparazione, non richiederebbe lunghi aggiustamenti. Il tavolo tecnico con l'acquirente selezionato si svolgerebbe quindi in modo agile, con un'intesa raggiunta in circa 1 mese. I nodi importanti, come gli investimenti per la transizione "verde" e le garanzie occupazionali, verrebbero sciolti rapidamente grazie a un'auspicabile convergenza di vedute. Infine, la firma dell'Accordo di Programma con tutti gli attori istituzionali sarebbe una semplice formalità, che richiederebbe non più di 2 settimane per la sua calendarizzazione. In questa ipotesi, l'intera procedura si concluderebbe entro la fine di novembre 2025, dando una risposta definitiva in poco più di 2 mesi.

D'altra parte, in uno scenario pessimistico, la valutazione delle offerte potrebbe richiedere più del previsto, se le proposte presentassero complessità o aspetti poco chiari, allungando questa prima fase fino a 1 mese. Il vero "collo di bottiglia" potrebbe verificarsi durante il tavolo tecnico. Questioni delicate, come la dismissione degli altiforni, la nave gasiera, il piano di gestione del personale in esubero o l'allocazione delle risorse finanziarie per la bonifica, potrebbero generare frizioni e necessitare di lunghe mediazioni. In questo scenario, le trattative potrebbero protrarsi per 3 o 4 mesi almeno. Inoltre, il coinvolgimento di più enti istituzionali nella firma dell'Accordo di Programma potrebbe comportare ulteriori ritardi, a causa di vincoli burocratici o divergenti posizioni politiche su aspetti specifici. In questo caso, il completamento dell'iter potrebbe slittare fino alla fine del primo trimestre del 2026, protraendo le incertezze per un periodo complessivo che si avvicina ai 6 mesi. Se poi, nel percorso, si dovessero aprire probabili contenziosi, qualsivoglia previsione sarebbe impossibile.

In definitiva, sebbene la volontà sia quella di accelerare il processo, la sua intrinseca complessità rende l'esito temporale difficile da prevedere con esattezza, con una forbice che oscilla tra una soluzione rapida e un prolungamento che si estende per diversi mesi, fino addirittura all'imponderabile. L'esito di questa trattativa non determinerà solo il futuro dell'acciaieria, piuttosto avrà un impatto significativo sull'intera economia del territorio e sul destino di migliaia di lavoratori. E questa non è retorica!

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