Il bar dove l'ospitalità è sconosciuta

TARANTO - Un gesto semplice, umano, eppure negato. Un uomo di 70 anni, educato e discreto, entra in un bar del centro e chiede, con tono garbato, di poter usare il bagno. La risposta è secca, priva di tatto: “Solo se consuma”.

Non una parola di cortesia, nessun segno di comprensione, nessuno sguardo che distingua l’uomo dalla regola. Solo una barriera fredda, alzata come se quel bagno fosse il confine invalicabile tra l’essere clienti e l’essere accolti.

Un episodio che potrebbe apparire banale, persino irrilevante. Ma se al posto di quell’uomo ci fosse stato un turista? Se fosse stata la sua prima immagine della città? Avrebbe visto in Taranto un luogo aperto, ospitale, o avrebbe colto quella freddezza sbrigativa che smorza ogni ambizione turistica?

Il cuore dell’accoglienza non si misura in uno scontrino. È fatta di attenzione, di piccole gentilezze, di gesti che lasciano il segno. Chi lavora a contatto con il pubblico non dovrebbe solo saper servire un caffè, ma saper incontrare l’altro, anche solo per un minuto. Magari in più lingue, ma soprattutto con più cuore.

Se davvero Taranto vuole scommettere sul turismo, allora deve iniziare dalle basi. Educazione, empatia, formazione. Perché le strade si asfaltano, i palazzi si restaurano, ma un sorriso negato resta più a lungo di un monumento.

La bellezza, da sola, non basta. Serve anche umanità. E si comincia dai bagni.