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Taranto
19 Luglio 2025 - 12:15
L'ex Ilva ora Acciaierie d'Italia
TARANTO - Il Tavolo dell'Accordo di Programma per l'ex Ilva di Taranto si prepara all'incontro di fine luglio, in un clima che si preannuncia di forte contrasto tra gli attori coinvolti. L'ottenimento dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), lungi dal rasserenare gli animi, ha acuito le divergenze, rendendo la situazione altamente instabile.
Il quadro che emerge è quello di quattro fronti distinti – Industriale, Occupazionale, Civico e Locale – ciascuno con interessi specifici e spesso in aperta contrapposizione, pronti a confrontarsi addirittura come avversari.
Il Fronte Industriale, composto dal Ministero e dall'Azienda (Acciaierie d'Italia), pur condividendo l'obiettivo primario della continuità produttiva, presenta probabili frizioni interne. L'Azienda punta a un'implementazione dell'AIA con il minor onere economico e la massima flessibilità operativa, cercando nuovi finanziamenti e garanzie statali. Il Ministero, dal canto suo, pur volendo salvare l'occupazione e mantenere la produzione strategica, deve bilanciare le esigenze aziendali con le crescenti pressioni ambientali, sanitarie e sociali, adattando le proprie posizioni, soprattutto in presenza dei vincoli stringenti imposti dalla stessa AIA. La retorica del "salvataggio dell'acciaio italiano" e della "continuità produttiva irrinunciabile" si scontrerà probabilmente con la necessità di dimostrare un concreto impegno verso la sostenibilità.
Il Fronte Occupazionale, rappresentato dai Sindacati, si trova di fronte a scelte difficili. Le nuove prescrizioni dell'AIA potrebbero implicare riorganizzazioni del lavoro, o persino esuberi, innescando divergenze tra le sigle sulla strategia da adottare. Alcuni sindacati potrebbero privilegiare la difesa a oltranza di ogni singolo posto di lavoro, mentre altri potrebbero essere più inclini ad accettare percorsi di riqualificazione o prepensionamento, o essere propensi a spingere per nuovi investimenti e riconversioni.
Il Fronte Civico, che include associazioni ambientaliste e movimenti cittadini, si presenta, anch'esso, quasi certamente frammentato, seppur agguerrito. Per molte di queste realtà, l'AIA non è una soluzione, ma un "contentino" che non soddisfa la richiesta di una chiusura immediata o di una riconversione totale degli impianti. Ci saranno divisioni tra chi è disposto ad accettare un percorso di risanamento graduale con puntuali monitoraggi e chi rifiuterà qualsiasi ipotesi di prosecuzione dell'attività siderurgica, chiedendo bonifiche totali dell'area. La dialettica del "o la fabbrica o la vita" continuerà a risuonare con l'annunciata reazione "forte, coordinata e determinata". Questo anche in vista della probabile convocazione del Consiglio Comunale di Taranto per il 30 luglio.
Il Fronte Locale dei Comuni e della Regione, si trova in una posizione non sempre univoca. La Regione, con la sua visione, cerca di mediare tra sviluppo industriale, occupazione e salute, mirando anche a proiettare una propria immagine di autorevolezza politica in Puglia. Il Comune di Taranto, invece, in quanto direttamente esposto agli impatti e alle pressioni della cittadinanza, potrebbe adottare una linea più intransigente sulle questioni ambientali e sanitarie, anche in ragione di sentenze della magistratura e di rivendicazioni della comunità. Le amministrazioni locali cercheranno senza dubbio di gestire i conflitti e proveranno a rivendicare risorse risarcitorie e compensazioni, continuando a usare formule alquanto generiche, come "vogliamo risposte concrete", senza tuttavia mostrare un atteggiamento di reale coesione istituzionale, per esempio attraverso assemblee o conferenze territoriali dei Sindaci.
Il tutto è complicato dalla presenza di un vero e proprio "convitato di pietra", l'imprenditore che non c'è. L'assenza di un acquirente possibile e credibile per l'ex Ilva rende ogni discussione sulla riconversione, sull'occupazione e sulla salute un esercizio teorico. E in mancanza di un operatore industriale forte e con una visione a lungo termine, le negoziazioni restano in perifrastica, alimentando piuttosto la demagogia delle intenzioni e la difficoltà delle azioni concrete.
In questo scenario di spaccature e discordie, l'Accordo di Programma finale potrebbe trovarsi nella fase più delicata, alla ricerca del miglior punto di equilibrio tra istanze spesso inconciliabili.
A quanto pare l'ottenimento dell'AIA non ha pacificato il dibattito, ma ha cristallizzato le diverse sensibilità, preannunciando un confronto assai teso e complesso.
Raffaele Bagnardi
Sociologo del Lavoro
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