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Lecce
29 Maggio 2025 - 14:51
La foto pubblicata sulla pagina social di Disus UniSalento
LECCE – Un gesto tanto vile quanto simbolico ha scosso l’Università del Salento. Un semplice foglietto commemorativo, affisso sullo schienale di una sedia nell’aula dello Studium 6, recava la scritta: “Questo posto è riservato a Ilaria Sula, uccisa per femminicidio. Oggi sarebbe dovuta essere a lezione anche lei”. Ma la parola “femminicidio” è stata cancellata a penna da ignoti, lasciando dietro di sé un segno profondo di inciviltà.
Ilaria Sula, lo ricordiamo, era una giovane studentessa dell'Università del Salento, uccisa dal suo ex compagno nel luglio 2023. La sua tragica morte ha profondamente scosso la comunità accademica e l’opinione pubblica, diventando simbolo della lotta contro la violenza di genere.
L’episodio è stato denunciato con fermezza dal Dipartimento di Scienze Umane e Sociali (Disus), che in un post pubblicato su Facebook ha espresso “sconcerto e ferma disapprovazione” per quanto avvenuto, definendo il gesto un’offesa non solo alla memoria di Ilaria, ma a tutte le vittime di violenza di genere.
“Si tratta – si legge nella nota – di un atto che contrasta profondamente con i valori di rispetto, inclusione e responsabilità civile che guidano ogni giorno le nostre attività di ricerca, didattica e impegno pubblico. La lotta contro la violenza di genere per noi non è uno slogan, ma un impegno reale e quotidiano”.
Il Dipartimento ha inoltre ribadito la propria volontà di non arretrare di fronte a simili episodi e di proseguire con determinazione nella promozione di una cultura del rispetto e della consapevolezza, attraverso progetti, incontri e attività di sensibilizzazione rivolte alla comunità accademica e al territorio.
“Difendere i diritti fondamentali – conclude la nota – è parte integrante della nostra missione. Lavoriamo ogni giorno per costruire una comunità universitaria più attenta, solidale e libera da ogni forma di discriminazione”.
La vicenda riaccende il dibattito sull’importanza della memoria, del linguaggio e del riconoscimento della violenza di genere, proprio in un contesto – quello universitario – che dovrebbe essere luogo di crescita, dialogo e consapevolezza civile.
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