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La storia
16 Maggio 2025 - 06:30
La Città Vecchia vista dal mare
"Luglie, cozzagnòra mèje quante te gùlie!", cioè "Luglio, cozza nera mia, quanto ti desidero!"
È un detto tarantino ormai dimenticato, riscoperto dallo studioso di tradizioni locali Cataldo Sferra e citato nel suo libro "Aveva scè accussì", sulla storia di Anna Fougez, in cui, in un dialogo fra i personaggi, si indica nel mese di luglio quello in cui la cozza è al massimo la sua prelibatezza e perciò cresce il desiderio di mangiarla, così secondo il "Dizionario critico etimologico del dialetto tarantino" di Nicola Gigante, edito da Lacaita, spiegando il significato della parola "gùlie".
È uno dei tanti detti che abbiamo voluto riscoprire in occasione della sagra della cozza tarantina, che avrà luogo sabato e domenica prossimi in città vecchia, a cura di "Taranto Grand Tour" e di Confcommercio, sulla scia di analoga iniziativa che tanti anni addietro si svolgeva sempre nel centro storico nell'ambito dei festeggiamenti settembrini in onore della Madonna Stella Maris, protettrice dei pescatori e dei mitilicoltori. Non possiamo far altro che plaudire a questa manifestazione che intende sensibilizzare verso le sorti del prodotto tipico dei due mari e che per la sua bontà, grazie all'apporto dei citri d'acqua dolce, è particolarmente appetibile in tutt'Italia. Però, quanti sacrifici per i nostri "cozzarule", che fra l'altro da anni vedono andare in fumo la produzione per il surriscaldamento marino. Sempre Cataldo Sferra racconta che ne tempi andati si diceva "Quanne 'a Madonne se vèste a llutte, le cozzarùle pàjene tutte", intendendo che i mitilicoltori aspettavano la quaresima per far quadrare i conti e saldare tutti i debiti pregressi, cioè quando (secondo lui) alla Beata Vergine Addolorata venivano fatti indossare i paramenti del lutto per le funzioni quaresimali e della Settimana Santa.
E ancora Sferra, nel suo libro dedicato alla celebre attrice tarantina, narra la particolarità del prelibato frutto dei mostri mari: "Quanne japre le cozze e 'u frutte è russe, chidde so' fèmmene. Quanne 'u frutt'è vianghe, chidde so' maschele" – fa dire a una delle protagoniste. E aggiunge: "Certe cozze nàscene apprìme màschele e ppo' addevèndene fèmmene e fanne russe".
Non mancano nei detti tarantini i riferimenti all'alimentazione delle puerpere, in caso di carenza di latte materno. Infatti così le nostre nonne raccomandavano: "Quanne a' mamme 'u latte regne, dalle cozze a' puppitègne", indicando appunto nelle cozze il toccasana alla situazione. Anche se non si comprende bene l'uso del verbo "regne" al posto di "manghe", più appropriato. Ma quale è l'esatto significato di "puppitègne". Spiega Gigante nel suo dizionario che tale termine è dovuto alla maniera di come i contadini (puèppete), non essendo capaci di manovrare 'a grammedde", un particolare tipo di coltello, aprivano le cozze al calore del fuoco. Abitualmente le "cozze a' puppitègne" si cucinano ponendole, ancora chiuse, in un tegame assieme ad olio, aglio e prezzemolo, dove si aprono insaporendosi.
I nostri anziani si riferivano alla cozza per indicare anche il carattere di certe persone: "Le crestiàne so' accome le cozze, ce no' se àprene no' so' buène", invitando così a diffidare di taluni che non vogliono esprimere il loro parere. Appunto come le cozze che, a ogni sforzo di aprirle, restano chiuse e che perciò è consigliabile deporre nel sacchetto della spazzatura.
E vogliamo dimenticare il gruppo folcloristico "Armonie dei due mari" di Saverio Nasole, la cui solista, la moglie Antonietta. cantava così "'Na cozze c'u lemòne, 'u vine 'nziste e le uagnedde bbone". Cosa desiderare di più?
E per gli altri frutti di mare? "Mange oskre, cuèccele e javatùne e accùndende 'a bionde, 'a russe e 'a brune", indicando che con tale alimentazione si evitano (diciamo così) brutte figure con il gentil sesso. Ovviamente le "oskre" sono le ostriche, le "cuèccele" i murici e "javatùne" invece sono i frutti di mare conosciuti in italiano addirittura come "Arche di Noè". Ma provate a chiedere a piazza Fadini "un chilo di 'Arche di Noè'" e vedete cosa vi rispondono...
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