La morte di Luca e il grido di un parroco: “È morto vostro figlio, vittima dell’omertà”

LECCE - Un grido di dolore e denuncia ha squarciato il silenzio di Alliste, piccolo centro del basso Salento, dopo la tragica morte di Luca, un giovane di 36 anni trovato senza vita nella sua abitazione sabato sera. A dar voce alla disperazione è stato don Dario Donateo, parroco della chiesa di San Quintino, che ha affidato ai social un messaggio tanto struggente quanto diretto, destinato a scuotere le coscienze.

“È morto mio fratello… è morto vostro figlio”, ha scritto il sacerdote, puntando il dito contro un sistema di omertà e indifferenza. “Si è spenta l’ennesima vittima di spacciatori confinati in finti domiciliari, di gente per bene che non vuole averci nulla a che fare, di genitori che gridano aiuto inascoltati, in un quieto vivere che di cristiano non ha nulla”.

Parole forti, che vanno oltre il dolore di una perdita personale e si trasformano in un atto d’accusa contro chi, pur vedendo il dramma della droga e del degrado, sceglie di non intervenire.

Un dramma che si ripete tra silenzi e indifferenza

Oggi si celebrano i funerali di Luca, ma la sua scomparsa lascia una ferita aperta in tutta la comunità. Il messaggio di don Dario non è solo un tributo al giovane, ma un appello accorato a non voltarsi dall’altra parte, a non permettere che storie come la sua diventino semplici statistiche.

“Perdonami, Luca. Perdonaci, fratello mio. Il Risorto ti spalanchi le braccia”, ha concluso il parroco, accompagnando le sue parole con l’immagine del manifesto funebre del ragazzo. Un gesto simbolico e potente, che rende visibile un dramma spesso relegato all’ombra, ricordando che dietro ogni vita spezzata c’è un volto, una storia, una sofferenza che non può più essere ignorata.