Il marò Latorre: "Liberate Cecilia. Andrei in cella per lei pur di salvarla"

«Mi ha riportato immediatamente indietro nel tempo. Ho pensato che è profondamente ingiusto che una persona non possa fare il proprio lavoro e venga imprigionata senza colpa. Stiamo parlando di una giornalista che era andata lì a fare il proprio mestiere. Essere privati della libertà è terribile: ti senti impotente».

Così, intervistato da Matteo Carnieletto su Il Giornale, il marò tarantino Massimiliano Latorre ha commentato la notizia dell'arresto in Iran della giornalista italiana Cecilia Sala. 

Sui social c'è chi ha criticato alcuni vecchi tweet di Sala critici con Latorre e Girone, protagonisti di una odissea in India nel 2012.

«Da militare e da uomo mi spiace leggere quelle parole. Sputare sentenze non è mai corretto perché si dovrebbe sempre verificare ciò di cui si parla e, nel nostro caso, Cecilia ha sbagliato. Mi auguro che quando sarà tornata - e sono certo che con questo governo la sua storia si risolverà bene - potremo sentirci. E non per delle scuse, che lasciano il tempo che trovano, ma per confrontarci su questa esperienza che ci unisce».

«Abbiamo passato molti anni in India - ancora Latorre a Il Giornale - e poi abbiamo continuato il nostro percorso in Italia senza avere alcun capo di imputazione. Come Cecilia, che è stata incarcerata senza alcuna accusa precisa. L'unica cosa che ci divide è che noi avevamo le stellette mentre lei no. Se potessi, oggi vorrei essere al posto suo in cella per toglierle questo peso».

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