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La crisi del Siderurgico
28 Dicembre 2023 - 17:43
Acciaierie d'Italia
Tre ore per decidere che, al momento, è meglio non decidere. Se ne riparla dopo Capodanno, anzi dopo la prima settimana del 2024. Nel frattempo si vedrà. Non si sblocca, lo stallo sull’ex Ilva. Ed è difficile interpretarla come una buona notizia, se si prova ad immaginare un futuro per Acciaierie d’Italia. Su aumento di capitale ed acquisto degli asset aziendali non c’è accordo tra i soci: questo il dato. Allora, meglio rimandare a dopo un incontro tra i vertici degli azionisti - parte pubblica e ArcelorMittal - a gennaio.
Una strategia del rinvio che non piace ai sindacati, attesi domani pomeriggio a Roma per un incontro con il governo a Palazzo Chigi. «Questa situazione di stallo continua ad essere fortemente pericolosa per il futuro dell’azienda, dell’occupazione e della produzione del più grande polo siderurgico europeo. Pensiamo che sia il momento delle scelte e non dei rinvii, perché non c’è più tempo. L’incontro di domani del sindacato, con il Governo, sia quindi non una perdita di tempo ma concreto nel programmare scelte che permettano al di là del confronto con i Mittal, di salvare l’azienda e di evitare un “bagno di sangue” industriale e occupazionale» dicono il leader Fim Roberto Benaglia e il segretario nazionale Valerio D’Alò, che chiedono «un programma chiaro che eviti perdite di tempo, ulteriori trattative e trovi invece soluzioni importanti di garanzia come l’entrata in maggioranza dello Stato nel capitale dell’azienda, soluzione che da tempo abbiamo indicato e con noi anche molti industriali stanno indicando come possibile parte della soluzione».
Roberto Benaglia
Per Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia della Fiom Cgil «è inaccettabile che il Cda e l’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia si riuniscano da mesi senza prendere decisioni per la salvaguardia dell’occupazione, dell’ambiente e della produzione di acciaio in Italia. E’ un comportamento irresponsabile, in un Paese normale dovrebbero dimettersi e il Governo dovrebbe prendere in mano l’azienda. Gli stabilimenti ex Ilva sono in una situazione che peggiora di giorno in giorno a causa dell’incuria e dell’assenza di manutenzioni e perdere altro tempo significa mettere a rischio la salute e l’occupazione dei lavoratori, l’ambiente, la continuità aziendale e la tenuta gli impianti. Senza risposte valuteremo con gli altri sindacati tutti gli strumenti sindacali e legali per tutelare gli interessi dei lavoratori e del Paese».
«Continua con il balletto di Mittal e Invitalia sulle macerie dell’acciaieria» è l’amara considerazione del segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera. «Domani - aggiunge - noi di Ugl Metalmeccanici saremo a far sentire la nostra voce unitamente con altri sindacati metalmeccanici dopo essere stati convocati a Palazzo Chigi, nella speranza di ottenere notizie più chiare sul più grande siderurgico d’Europa. Vorremmo capire fino a quando durerà il macabro balletto dei soci su ciò che resta dell’ex Ilva».
«L’esito del Cda di Acciaierie d’Italia che non prende nessuna decisione sul capitale e sull’acquisizione degli impianti è l’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di come la trattativa dell’ex Ilva sia completamente in mano ad ArcelorMittal. Il Cda non assume decisioni perché il Governo non assume decisioni e la multinazionale continua a tenerci inchiodati a questa situazione drammatica che va avanti dall’estate e che non può portare a nulla di buono»: così il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. «Anzi - osserva Palombella - ogni giorno che passa va sempre peggio visto che si avvicinano delle scadenze, come quella del 10 gennaio per la fornitura del gas, e il pagamento delle ditte dell’appalto. Per questo anche l’incontro di domani ci preoccupa, quale altra scusa si inventeranno i ministri?».
Rocco Palombella
Il leader della Uilm ricorda che «a settembre il ministro Fitto firmava un atto di fiducia con il socio privato, mentre l’azienda raggiungeva il suo minimo storico di produzione e l’ad di AdI diceva che andava tutto bene. Questo è il grande paradosso che stanno vivendo da anni 20mila lavoratori e intere comunità. Come pensano di arrivare a gennaio? Come faranno i lavoratori - si chiede il sindacalista - a sopportare ancora questa situazione ormai insostenibile? Stanno compromettendo il futuro della siderurgia in Italia».
Per Sasha Colautti e Francesco Rizzo (Esecutivo Confederale Usb) «l'ennesimo Cda a vuoto è la dimostrazione, come se ce ne fosse bisogno, che a dettare le condizioni non è il nostro Governo, ma Arcelor Mittal. A gennaio, incombe la scadenza del pagamento della fornitura del gas, ma ci sono anche le ditte in appalto che attendono risposte, ed il nostro Governo che fa? Continua a non decidere. Per quel che concerne domani, ci aspettiamo un altro incontro vuoto. Continueremo a leggere sul volto dei Ministri e di chi gestisce le sorti industriali di questo paese, la consueta rassegnazione»
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