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Violenza, aggressioni e risse, focus sulle bande giovanili

Baby gang - archivio

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«Negli ultimi tempi stiamo registrando un crescente numero di minori protagonisti di atti di violenza, aggressioni, risse, e rapine anche a mano armata. Siamo passati dai baby vandali alle bande giovanili che mettono radici nel loro territorio con i social come mezzo di comunicazione. Cosa avremmo dovuto fare, e cosa si può ancora fare per tutelare i nostri ragazzi?». A queste ed altre domande hanno provato a dare una risposta i partecipanti all’incontro-dibattito sul tema “Comprendere il disagio psicologico per prevenire i comportamenti a rischio”, organizzato a Palermo dall’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il delegato Ancri alle relazioni istituzionali, prefetto Francesco Tagliente, da anni impegnato a promuovere la cultura della sicurezza condivisa, ha messo insieme i vertici istituzionali, con il mondo della scuola, delle neuroscienze, della psicologia e della sociologia. “Con questa iniziativa - ha sottolineato Tagliente - l’Ancri, vuole dare il proprio contributo per tentare di frenare l’emulazione dei cattivi educatori”. Il Sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha sottolineato che “quella sull’escalation della violenza giovanile in città è un fenomeno che va approfondito e affrontato in sinergia con tutte le istituzioni, perché ha un radicamento sociale, culturale con limiti e difficoltà di integrazione, che turba fortemente l’ordine sociale. Per questo merita attenzione preventiva prospettica ed interdizione”. “In occasione dell’assemblea generale dell’Ancri dell’aprile scorso a Fermo - ha detto il presidente nazionale del sodalizio Tommaso Bove - ho assunto l’impegno per il prossimo quadriennio di rivolgere una particolare attenzione alle future generazioni. Siamo fortemente preoccupati di quello che sta accadendo nelle città e nelle scuole con bande giovanili che stanno mettendo in crisi famiglie, scuola, istituzioni e la società intera”. “Negli ultimi mesi – ha detto il Questore di Palermo Leopoldo Laricchia - la Polizia ha individuato e scombinato una banda giovanile molto simile per composizione modus operandi a quelle latinos ma composta da ragazzi maghrebini tra i 17 e i 20 anni. Per fortuna l’unica vera banda giovanile al momento in città. I componenti parlavano tutti perfettamente palermitano. Erano tutti ragazzi di seconda generazione. Il tema quindi va affrontato relativamente al tipo di risposta a questo fenomeno che le istituzioni devono dare. Ma la preoccupazione cresce anche sul versante della criminalità organizzata le periferie e le realtà in cui è presente una forte ritardo culturale infatti costituiscono l’humus della mafia che controlla e attinge da questi territori”. La Vice Prefetto vicaria Anna Aurora Colosimo ha detto che “il problema delle bande è già molto diffuso al nord ma a Palermo è ancora più pericoloso. Non dobbiamo nasconderci, la nostra città è un contesto di mafia e di criminalità organizzata. Il rischio è che questi ragazzi intraprendono un percorso sbagliato. Le criticità però non sembrano soltanto nelle risposte in ambito sociale, sembra infatti che lo Stato non abbia più in mano gli strumenti necessari per affrontare il fenomeno”. “Sul piano del contrasto poi – ha detto il Questore di Livorno Roberto Massucci - l’esperienza operativa ci ricorda che il pilastro portante di questa riflessione è la necessita di un impianto legislativo che garantisca la ‘paura delle conseguenze’. In primo luogo debbono essere disegnati percorsi provvedimentali, preferibilmente non penali, che accorcino in maniera significativa il tempo che oggi intercorre tra il fatto e la conseguenza che ad esso si connette”. Parlando della crisi della scuola, dei giovani, della famiglia e della società, della crisi del mondo adulto. Mario Rusconi Presidente dell’Associazione Nazionale dirigenti della scuola Roma, ha evidenziato che “La diffusa deresponsabilizzazione familiare; la sconcertante invasione dei media, per lo più protesi verso un folklore mediatico; una sorta di ‘benaltrismo’ che allontana persino normali ma significative modifiche dei comportamenti: tutti questi fenomeni hanno contribuito allo stato attuale del mondo giovanile. A tutto ciò si aggiunge una vera e propria inadeguatezza nei sistemi formativi le cui cause sono ben note ma scarsamente prese in considerazione per una risoluzione positiva da parte delle istituzioni culturali, politiche, sociali”. Maria Carla Bocchino delegata Ancri alle politiche giovanili ha detto che “l’Associazione si pone come ‘Agenzia di Servizio’ che può dare una mano all’istituzione scolastica mettendo a disposizione l’esperienza e l’organizzazione, recependo le stanze del mondo della scuola. L’Ancri vuole anche evitare fughe in avanti e che chicchessia possa proporsi a livello di singolo istituto scolastico, con un progetto formativo senza avere le necessarie abilità”. Il prof. Nicola Ferrigni, Direttore dell’Osservatorio permanente sui giovani ha detto che “La soluzione va ricercata in una responsabilità trasversale, che parte dalla famiglia ma che abbraccia l’intero territorio. La vera sfida sta nel provare insieme, orizzontalmente e trasversalmente, a supportare in modo fattivo il giovane nella “ridefinizione” del proprio presente e nella “definizione” del proprio futuro”. Il prof. Pietro Pietrini, Direttore del Molecular Mind Lab della Scuola Imt Alti Studi Lucca ha spiegato che “Tra le varie cause che contribuiscono a questo fenomeno, il disagio psichico riveste senza dubbio un ruolo non secondario. Si deve infatti tenere in considerazione che i disturbi psichici più̀ comuni esordiscono tipicamente nell’adolescenza e primissima età adulta, nella seconda o terza decade di vita, ma rimangono a lungo non diagnosticate, mis-diagnosticate o non adeguatamente trattate con effetti devastanti nel tempo. Un disturbo d’ansia o un disturbo depressivo, ad esempio, spesso possono compromettere seriamente le capacità dell’individuo di svolgere le attività proprie dell’età, fino ad arrivare a coartare la propria vita di relazione e a rallentare o interrompere la carriera scolastica. E pensare che nella stragrande maggioranza dei casi queste patologie sono tanto devastanti quanto facilmente controllabili e superabili con adeguate strategie psicoterapeutiche e psicofarmacologiche. Parimenti, un disagio psicologico è quasi invariabilmente presente anche nel cosiddetto bullismo. Il bullo è una persona fragile, che rivela nella sua aggressività verso i compagni la sua interna fragilità. È quindi necessario identificare indicatori di presenza di disagio psicologico e di insorgenza di disturbo psichico e combattere lo stigma che ancora avvolge la malattia psichiatrica”. Al convegno sono intervenuti centinaia di associati provenienti anche da altre Regioni, tra cui il vice presidente nazionale Ancri Francesco Avena, il delegato regionale Pietro Bongiovanni, il presidente Ancri Palermo Matteo Neri - che ha portato il suo saluto all’assemblea - e il neo presidente della sezione Ancri di Palermo, Manlio Corselli, professore di Filosofia politica presso l’Università di Palermo, che intervenendo al dibattito ha detto “La crisi del criterio di giudizio, ha ormai lasciato il posto all’etica delle attenuanti per tutti coloro che deviano sbagliando, inculcando in essi l’idea di una innocente impunibilità”. Anche il Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci ha voluto esprimere apprezzamento per il tema scelto di trattare, specie in un contesto di grave conflitto generazionale che vede sullo sfondo una crescente crisi educativa. Con un messaggio rivolto al presidente Tommaso Bove ha detto che “Spetta innanzitutto a noi genitori, prima ancora che alle Istituzioni, recuperare un positivo rapporto con i nostri ragazzi, ascoltarli e prepararli alle criticità della vita. Ma anche sostenerli nei loro progetti affinché i più fragili non rimangano indietro”. Concludendo il prefetto Tagliente ha riassunto quanto emerso dal dibattito con la necessita di un impianto legislativo che garantisca la ‘paura delle conseguenze’ e che accorci il tempo che oggi intercorre tra il fatto e la conseguenza che ad esso si connette. La soluzione potrebbe essere quella delle misure di prevenzione personali di competenza del questore che sono immediate e sicuramente più deterrenti. 1.Per restituire alla scuola la necessaria autorevolezza serve una norma che rafforzi la figura dell’insegnante quale pubblico ufficiale. 2. Al di là della dialettica politica sulla opportunità di far utilizzare i cellulari durante lo svolgimento delle attività scolastiche, l’uso improprio del cellulare non può rimanere circoscritto nell’ambito della autonomia scolastica. L’eventuale utilizzo per postare sul web riprese in aula di docenti o compagni, non può essere circoscritto alla competenza del mondo della scuola. 3. Purtroppo anche alcune famiglie potrebbero avere bisogno di aiuto. I genitori dei ragazzi identificati come appartenenti alle gang giovanili andrebbe affidato un supporto psicologico perché è da ritenere che da soli non siano in grado di gestire la grande responsabilità della educazione dei figli. 4. Molti comunicatori anche nei dibattiti televisivi con un linguaggio violento e carico di odio diventano cattivi educatori. Qui un codice etico dovrebbe occuparsene per prevenire fenomeni emulativi. 5.Per non parlare dei social network utilizzati da alcuni minori, privi di strumenti per decodificare gli stimoli che gli arrivano. Qui è indispensabile una valutazione della legislazione internazionale sulle piattaforme digitali per ridurre i fattori di rischio.
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