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19 Settembre 2013 - 13:00
TARANTO - Mister Toys”, mega-store dei fratelli Massimo e Gianfranco Miccoli in via Cesare Battisti 5020, con punti vendita dislocati in tutta la provincia, è assolutamente estraneo alla vicenda giudiziaria che sta tenendo banco in questi giorni a Trieste.
La precisazione è d’obbligo in quanto, pur in assenza di qualunque riferimento all’attività commerciale tarantina, una distorta campagna di informazione (c’è chi addirittura ha pubblicato arbitrariamente la foto di uno degli store dei fratelli Miccoli) ha fatto rimbalzare anche a Taranto la vicenda, creando un danno d’immagine agli imprenditori Miccoli, che sono passati al contrattacco, preannunciando querele e denunce.
La loro attività, infatti, avviene nel più trasparente dei modi, e del resto lo conferma il successo dell’attività commerciale e il sempre crescente gradimento del pubblico.
A essere invece realmente coinvolti nella vicenda sono i titolari di un altro marchio “Mister Toys” che commercializza giocattoli, Mauro e Luigi Cataneo, ora ai domiciliari perché accusati di aver frodato allo stato 114 milioni.
Per gli inquirenti importavano giocattoli dalla Cina, senza passare dalla dogana, utilizzando società appositamente create in vari Paesi europei poi fatte fallire. Ufficialmente, i giocattoli arrivavano a Capodistria, in Slovenia, in realtà finivano direttamente a Trieste dove venivano poi commercializzati in tutta Italia nei negozi “Mister Toys”, riconducibili ai fratelli Cataneo. I giocattoli costruiti in Cina venivano esportati anche in Austria, Germania, Belgio, Gran Bretagna e Slovenia, senza passare per il circuito commerciale ordinario per non pagare Iva, utilizzando il sistema delle frodi “carosello”, cioè fatture false tra aziende. Una maxi-truffa ai danni dello Stato per circa 114 milioni di euro.
L’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti è pari a oltre 79 milioni di euro. Il meccanismo delle frodi carosello era stato concepito anche per permettere agli organizzatori del contrabbando di giocattoli di proporre sul mercato prodotti a prezzi particolarmente concorrenziali.
In tutto sono 25 gli indagati per frode, 37 le società coinvolte nel contrabbando di giocattoli.
Una storia rispetto alla quale i fratelli Miccoli di Taranto sono assolutamente estranei.
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