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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"Le piramidi" di Giammarco Pinardi

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di sabato 5 luglio 2025, è:

    LE PIRAMIDI

    di GIAMMARCO PINARDI di Poggio Sommavilla (RI)

    Come automi, avanzano...
    Costruiscono un' invisibile piramide.
    Sollevano mattoni d'ipocrisie,
    trasportano pietre di bugie...
    Come macchine, si muovono...
    Allineando i dubbi e le paure,
    livellando i pregiudizi e le apparenze,
    miscelando malte d'obbedienze...
    Come formiche, procedono...
    Alzando muri di omertà,
    fumandosi, tra le pause, sigarette di felicità.
    Nascondono in tasca i loro bisogni,
    barattano la comodità coi loro sogni...
    Come schiavi, eseguono...
    Venerando ciò in cui credono,
    temendo quello che non vedono,
    innalzano muri divisori,
    espongono invidie, coltivano rancori...
    Come pedine, si spostano...
    Imbrogliando per salire,
    fingendo di capire
    le regole di un gioco strano...
    Come fantasmi, aleggiano, avanzano...
    In modo lento e costante...
    E la piramide cresce
    invisibile e pesante.

       

    Recensione

    Ci si ritrova subito immersi in un corteo quasi spettrale di uomini che avanzano come automi, trascinati da una forza che non sembra nemmeno appartenergli. Sono figure che costruiscono un edificio che non si vede, ma che pesa come piombo: una piramide fatta di ipocrisie, bugie, obbedienze cieche. Ogni verso aggiunge un mattoncino a questa struttura, svelando un mondo dove la libertà personale viene sacrificata giorno dopo giorno.

    L’immagine delle formiche, precise e laboriose, dice molto della piccolezza ma anche dell’ostinazione con cui questi individui tirano su muri di omertà. Si concedono brevi boccate di felicità, come fossero sigarette, un piacere rapido che lascia presto il posto al vuoto.

    La poesia di Giammarco Pinardi diventa così un affresco amaro delle nostre società: persone che nascondono i propri veri desideri nelle tasche, che scambiano i sogni con il conforto di una vita senza scosse. Sono schiavi moderni, devoti a ciò che conoscono e terrorizzati da ciò che sfugge alla loro vista, intenti a coltivare rancori come fossero fiori in un giardino malato.

    Colpisce la freddezza quasi geometrica con cui si muovono, da pedine su una scacchiera che non comprendono davvero, e la leggerezza sinistra dei fantasmi con cui si chiude il testo. È un finale che lascia addosso un senso di inquietudine: questa piramide continua a crescere, silenziosa e invisibile, ma il suo peso grava su tutti noi. Un testo che scuote senza urlare, e ci costringe a guardare dove, forse, non avremmo voluto.

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