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rubrica poetica
17 Agosto 2024 - 07:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione cartacea e digitale del sabato e visibili online la domenica mattina dalle ore 9:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate sabato 17 agosto sono:
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Dimenticare:
lasciarsi cullare
dal rollio
del "com'era prima"
e annegare
negli abissi profondi
di un salvifico oblio
Dimenticare:
se potessi, vorrei
Sei la mia linfa
il mio vigore
sei quel ricordo
che mi mantiene in vita
in quest'erratico periplo
abulico e melenso
d'orizzonti incerti
e senza senso
Dimenticare:
se volessi, non potrei
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di Maria Teresa Zanca di Roma
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Recensione
La poesia offre una riflessione profonda sul contrasto tra il desiderio di allontanare il passato e l'incapacità di farlo. Attraverso immagini potenti e un linguaggio ricco di suggestioni, Maria Teresa Zanca esprime un conflitto interiore fatto di dolore e rassegnazione. Il termine "Dimenticare", ripetuto come un mantra all'inizio di ogni strofa, diventa simbolo di un'aspirazione tanto ardente quanto irraggiungibile. Il passato, seppur gravoso, rappresenta una parte essenziale della propria esistenza, come dimostrano i versi "sei la mia linfa / il mio vigore". Qui, il ricordo è descritto come un elemento vitale, che alimenta e sostiene il soggetto nel suo "erratico periplo". Tuttavia, l'aspirazione a sprofondare in un "salvifico oblio" si scontra con l'impossibilità di rinunciare a ciò che, pur fonte di sofferenza, conferisce significato alla vita. Il finale, con quel "se volessi, non potrei", conclude la poesia con un'amara accettazione della persistenza della memoria, delineando un paradosso struggente che tocca le corde più intime dell'animo umano.
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Rimani amore, rimani con me.
Che giunga la vita, o la morte all’alba,
calma, o furiosa, e nel passo dell’aria
forse nel cielo un’ultima avanguardia,
soffierai il caffè sulla tavola
e rivedrai tutto il mio cuore
come un cucchiaio di noi, abbacinato
nell’orlata luce dei cavedi.
Che giunga la vita, o la morte all’alba,
calma o furiosa, e nel passo dell’aria,
tu rimarrai, rimarrai con me.
di Antonio Blunda di Palermo
Recensione
I versi sono un'intensa esplorazione dell'amore e della sua capacità di resistere alle forze del tempo e della mortalità. Il poeta, attraverso un linguaggio delicato ma profondo, esprime un desiderio struggente di continuità e vicinanza. Il ripetersi dell'invocazione "Rimani con me" rappresenta una richiesta appassionata, un bisogno quasi disperato di ancorarsi a una presenza amata di fronte alle incertezze dell'esistenza. La contrapposizione tra la vita e la morte, entrambe evocate come possibilità all'alba, introduce una dimensione di precarietà, ma anche di eterna bellezza. Il gesto quotidiano di soffiare sul caffè diventa qui un rito intimo che racchiude l'essenza di una relazione, mentre l'immagine del cuore "abbacinato" nella luce che filtra dai cavedi riflette una vulnerabilità profonda, quasi accecante nella sua intensità. La poesia sembra suggerire che, nonostante l'ineluttabilità del destino, l'amore può permanere, radicandosi nei piccoli gesti e nei momenti condivisi. Antonio Blunda, con una scrittura raffinata e carica di simbolismo, trasforma una semplice richiesta in un potente manifesto dell'amore che sfida il tempo, la morte e la transitorietà della vita stessa. In ogni verso, c'è una tensione tra l'effimero e l'eterno, tra il quotidiano e il sublime, che rende la poesia toccante e universale.
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La vita è come un fiume che corre verso il mare,
impetuosa alla sorgente
s'affaccia ad esplorare.
Percorre il monte e il piano,
insegue mille sogni,
galoppa e poi va piano,
a seconda dei bisogni.
Devia il corso in affluente
alla ricerca del successo,
rimane nel suo letto se ciò non è concesso.
A volte è in piena, travolge e piglia tutto,
a volte brama l'acqua, soffre ed è asciutta.
Inciampa in qualche sasso,
ristagna nel dolore,
forte riprende il passo e cambia di colore.
E quando infine stanca
vede la fine vicina,
a delta oppure a estuario,
si guarda indietro e si tuffa nell'acqua marina.
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di Angela Arbia di Lizzano (TA)
Recensione
L’autrice utilizza la metafora del fiume per descrivere il percorso esistenziale dell'essere umano. Il fiume, con il suo fluire impetuoso e le sue deviazioni, rappresenta le varie fasi e sfide della vita. La poesia si apre con un'immagine di energia e vitalità, mostrando il fiume che esplora il mondo con entusiasmo, simile a un individuo che, nella giovinezza, affronta il mondo con curiosità e determinazione. Il testo si sviluppa attraverso immagini che alternano momenti di forza e di fragilità, in cui il fiume incontra ostacoli, rallenta, cambia direzione, simboleggiando i cambiamenti, le incertezze e le difficoltà che ogni persona può affrontare. La varietà di ritmi e movimenti, come "galoppa e poi va piano," riflette l'adattamento dell'individuo alle circostanze mutevoli della vita. La chiusa della poesia, dove il fiume si dirige verso il mare, suggerisce un'accettazione serena della fine del viaggio, una riflessione sul significato del percorso appena concluso. Con uno stile lineare ma efficace, Angela Arbia riesce a trasmettere una visione della vita ricca di sfumature, in cui ogni esperienza contribuisce alla formazione dell'individuo, rendendo il suo viaggio unico e significativo.
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Testata: Buonasera
ISSN: 2531-4661 (Sito web)
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