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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"L'ennesima preda" di Luigi Paciello

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web del giornale Buonasera.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Taranto Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di mercoledì 7 agosto 2024, è:

    L'ENNESIMA PREDA

    di Luigi Paciello di Foggia

    Gusci vuoti
    su rami spogli
    abbandonati al fiuto
    d’un vecchio segugio,
    ormai stanco di predare
    occhi tremanti sui quali infierire.

    Giova al fuggitivo
    l’essere braccato:
    lusinghe mai represse
    di un degno “fine pena”
    incalzano dolenti
    nuovi tramonti da disertare.

    È amore persino detestare
    quell’attimo di eterno
    concesso al “Padre Nostro”:
    infimo riflusso
    di un benefico malessere.

       

    Recensione

    Con un linguaggio ricco di metafore e immagini suggestive, l’autore riesce a creare un'atmosfera di tensione e introspezione che cattura l'attenzione del lettore.


    Fin dall'inizio, Luigi Paciello ci immerge in un mondo di desolazione e abbandono. I "gusci vuoti su rami spogli" evocano un senso di perdita e di vuoto, suggerendo che ciò che rimane dopo la caccia è solo un'ombra di ciò che era. Il vecchio segugio, simbolo di un cacciatore stanco e disilluso, rappresenta l'inesorabile ciclo della caccia e della preda, un tema che si ripete nel corso della poesia.


    Uno degli aspetti più affascinanti della poesia è il modo in cui il poeta esplora la relazione tra il cacciatore e la preda. La stanchezza del segugio e gli "occhi tremanti sui quali infierire" suggeriscono un senso di compassione e di empatia che va oltre la semplice dinamica di predatore e preda. Il fuggitivo, d'altra parte, trova un paradossale sollievo nell'essere braccato, un sentimento che parla del desiderio umano di significato e di conclusione, anche in mezzo alla sofferenza.


    La seconda strofa della poesia introduce un elemento di ironia e di introspezione. Le "lusinghe mai represse di un degno 'fine pena'" suggeriscono che la fuga e la caccia sono entrambe parti di un ciclo infinito, un ciclo che il fuggitivo non può evitare ma che, in un certo senso, desidera. I "nuovi tramonti da disertare" rappresentano opportunità perse e scelte fatte, ma anche il continuo movimento verso un futuro incerto.


    La strofa finale introduce una riflessione filosofica e spirituale. Il concetto di amore che si intreccia con il detestare, e l'attimo di eterno concesso al "Padre Nostro", esplora il complesso intreccio di dolore e redenzione. L'"infimo riflusso di un benefico malessere" suggerisce che anche nel dolore e nella sofferenza c'è una forma di sollievo e di accettazione, una consapevolezza che può portare a una sorta di pace interiore.

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