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CONTROVERSO
29 Aprile 2024 - 08:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web del giornale Buonasera.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di lunedì 29 aprile 2024, è:
RUGGINE
di Gabriella Paci di Arezzo
Ruggine di passate stagioni ossida
la visione della prospettiva
sul limite di un cortile d’ortiche.
Finestra chiusa nella mente come
mantra profano che non accetta
varianti ma solo catene di stasi
nella chiusa della bocca,
fors’anche del cuore.
Inutile l’invocazione ad aprire
alla luce l’ombra del diniego
cocciuto: pietra che invano
cerco di incidere con offerte
di tenerezze incompiute.
Appendo al filo dei giorni stracci
umidi di rimpianto e fascio le mani
con le bende del dono: mi appoggio
ancora alla speranza della via di
ritrovate consapevolezze.
Lo so. Nessun amore è stato mai
senza dolore e senza pianto
né senza la pena dell’assenza.
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Recensione
La poesia offre un'immersione profonda nelle complesse stratificazioni dell'animo umano, rivelando uno scenario intriso di malinconia e struggimento. Con una maestria artistica, l'autrice dipinge un quadro emotivo attraverso versi carichi di simbolismo e suggestione.
Il titolo, "Ruggine", trasmette un senso di decadenza e decadimento, richiamando immagini di un tempo che si dissolve, corroso dal passare degli anni. Gabriella Paci descrive la corrosione delle stagioni passate, che lentamente ossidano la visione e limitano la prospettiva, delineando un cortile d'ortiche, metafora di un'esperienza dolorosa.
Attraverso l'immagine di una finestra chiusa nella mente, l'autrice suggerisce una difficoltà interiore, una sorta di mantra profano che rifiuta qualsiasi cambiamento, relegando l'essere in una condizione di stasi e prigionia. I versi riflettono la lotta contro il diniego e l'ombra del dolore, evidenziando il fallimento nel tentativo di infrangere le catene dell'immobilismo emotivo.
La poetessa utilizza con maestria il contrasto tra luce e ombra, dolore e speranza, per esplorare i paradossi dell'amore e della sua inevitabile sofferenza. Il tessuto narrativo della poesia si arricchisce di metafore visive e sensoriali, come gli stracci umidi di rimpianto e le bende del dono, che rivelano una ricerca costante di redenzione e consapevolezza.
Il verso conclusivo, "Nessun amore è stato mai / senza dolore e senza pianto / né senza la pena dell’assenza", sintetizza il tema centrale della poesia: l'amore come fonte di gioia e tormento, di pienezza e privazione.
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