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Politica senza cultura

Una storia di "tranelli e coltelli"

Con Sangiuliano il Ministero alla Cultura ha prodotto "poltrone per fedelissimi".

Una storia di "tranelli e coltelli"

Alessandro Giuli, 48 anni, è il nuovo Ministro della Cultura e del Merito. Venerdì 6 settembre ha giurato fedeltà alla Costituzione della Repubblica Italiana, nelle mani del Presidente Mattarella. Erano passate solo poche ore dalle dimissioni, irrevocabili, presentate dal suo predecessore. Una brutta storia quella di Sangiuliano, gli è costata la poltrona di Ministro. La sua “relazione sentimentale, di tipo personale” come lui ha definito il suo “flirt” con la signora Maria Rosaria Boccia, è diventato un problema politico, di livello nazionale e di interesse internazionale, per i risvolti politici dei fatti,e per il ruolo istituzionale ricoperto dal Ministro.

Qual è il profilo umano e politico del nuovo titolare alla Cultura. Giuli ha diretto il Maxxi, il Museo delle arti del XX secolo. Giornalista e scrittore, è stato condirettore del Foglio con Giuliano Ferrara. Giovanissimo ha militato in formazioni di estrema Destra. E’ considerato un intellettuale di nuova generazione della Destra Italiana,consacrato tale dal suo libro “Il passo delle oche. L’identità irrisolta dei postfascisti”. Einaudi 2002. Si conosce poco di ciò che ha fatto per la Cultura. Possiamo dare una interpretazione dell’uomo e del politico attraverso le sue parole, nei dibattiti di cronaca e di politica in trasmissioni televisive, soprattutto nella rete La7; nella sua intervista rilasciata al Corriere della Sera, nella lettura dei suoi libri, dei suoi articoli. Giuli da’ l’impressione di essere un uomo moderato, aperto al confronto, lontano dalle mascherate e dai riti di nostalgici del fascismo e del nazismo. E’ comunque tra i fedelissimi nella cerchia di potere di Giorgia Meloni. Nel suo pensiero politico, la Destra dovrebbe consolidarsi in una forma partito che proponga “un racconto alternativo, e aggiornato ai tempi” e ancora “si può rinunciare a quel 2% di voti nostalgici, antisistema, populisti per passare dai voti che si contano ai voti che contano”. Si vedrà qual è la sua idea di Cultura, dalle scelte di programma, di azione, di organizzazione, dalle competenze di donne e uomini che metterà in campo. Continuerà ad operare nel solco tracciato dal suo predecessore, o si muoverà nel rispetto dei Principi democratici indicati dalla nostra Costituzione? Cambierà il Regolamento del Ministero, pianificato e reso operativo dall’ex Ministro Sangiuliano? Con la sua legge di Riforma del Regolamento ha riorganizzato e ridimensionato a 4 i Dipartimenti. I Capi Dipartimento sono stati assunti con nomina politica, e sono subentrati ai precedenti titolari. A questi, nella catena di comando, si sono aggiunti i dirigenti generali, i non generali, i funzionari. Tutti con nomina diretta dei Capi Dipartimento, fedelissimi del Ministro,scelti tra i fedelissimi. E’ saltata l’autonomia gestionale dei Dipartimenti; e’ aumentato il numero delle poltrone. Non è stata data comunicazione della “destinazione d’uso” dei precedenti dirigenti. Il Ministero alla Cultura e’diventato “azienda” ha prodotto poltrone per fedelissimi. In questa cornice di potere politico, di incompetenza culturale, di limiti nello stile e nell’etica istituzionale potrebbe essere ricondotta la spiegazione della relazione Sangiuliano-Boccia, e il suo triste epilogo. Purtroppo per loro e per il Governo, nella cronologia delle loro azioni, qualcosa, qualcuno si è messo di traverso, e’ mancato, in conseguenza, il “lieto fine”. Sarebbe rimasto solo un flirt, come tanti nella storia passata e recente, se la signora Boccia avesse accettato “ le bugie ,“ come lei le definisce, dell’uomo politico, con responsabilità istituzionali. Il Ministro le aveva assicurato la nomina a consulente per i grandi eventi, aveva anche firmato la lettera di assunzione, inviata al suo staff, una copia era stata consegnata alla diretta interessata. Non si ha certezza dei motivi, ma il documento di nomina non è stato trasmesso all’ufficio di bilancio. La nomina è evaporata. La signora Boccia ora rivendica quel posto e quel ruolo. Nei fatti lo ha svolto; durante tutta l’estate, ha accompagnato il Ministro a tutti gli eventi dove era stato invitato. E’ stata al suo fianco nei viaggi in treno, in macchina blu, in aereo; nei tanti alberghi in cui hanno pernottato, con pranzi e cene inclusi. Ha avuto rapporti diretti con lo staff del Ministro e con personaggi di rilievo, in ambito culturale. Ha potuto accedere a dati sensibili, di grande riservatezza, compresi quelli relativi al G7 dei Ministri alla Cultura, che si terrà a breve. Conserva le registrazioni di tutto, Maria Rosaria Boccia, può dimostrare la verità di ogni sua affermazione, compresi i pagamenti delle spese di viaggio,come lei dice, direttamente versati dal Ministero. Intanto la sua narrazione acquista forza, si alimenta delle reazioni del popolo dei social; e’ nelle prime pagine della stampa nazionale e straniera; diventa argomento di grande interesse e attualità nei dibattiti televisivi, nelle interviste. Le sue parole sono argomento di analisi ed interpretazione da parte di politici, opinionisti, intellettuali ( veri o presunti tali), giornalisti, e tanto altro. Qualche giorno fa, i suoi follower erano 61 mila. Le opposizioni chiedono che Sangiuliano chiarisca in Parlamento, il problema è politico, non può essere trattato semplicemente come gossip. La domanda ricorrente è come sia stato possibile che una persona, senza i permessi dovuti, senza titoli certificati, abbia potuto avere accesso facile a dati sensibili, a informazioni riservate, ad incontri istituzionali. Intanto, arriva l’accusa di peculato, nei confronti dell’ex Ministro, con un esposto in Procura da parte del deputato Angelo Bonelli. Nelle alte sfere governative si decide di affidare la difesa di Sangiuliano al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci. L’intervista va in onda in Rai il 4 settembre, nel Tg1 della sera. Sangiuliano è nella sala di una biblioteca, illuminata da luce calda, soffusa, crea un’atmosfera familiare. Ministro e direttore sono seduti, l’uno di fronte all’altro. Nel ruolo di penitente il primo, l’altro come frate assolutore. La sceneggiata televisiva dura circa 20 minuti, il tempo di ripresa riservata agli eventi. Non ha mai preso soldi dalle tasche degli Italiani, precisa Sangiuliano, ha pagato le spese per la Boccia con bonifici personali. La sua è stata una relazione personale, non si sente coinvolto come Ministro. Perfetta la recitazione, come da copione. Nell’ultima scena del suo dramma supera se stesso e piange. Chiede scusa alla moglie, “la persona più importante della mia vita” assicura “a lei non intendevo rinunciare “. Chiede scusa alla Premier, Giorgia Meloni, “per l’imbarazzo” che le ha causato. Si scusa con il suo staff per aver chiesto di predisporre atti non dovuti. Si pente per ciò che ha fatto, tenta di redimersi, forse nella speranza di una riabilitazione, per conservare il posto. La dignità, quella istituzionale, l’ha già persa in quella intervista. “Un bugiardo recidivo in Parlamento “ lo definisce la signora; lo smentisce su ogni punto, in ogni sua dichiarazione. Esibisce nuovi documenti, comprese le carte d’imbarco che le sono state inviate direttamente dal Ministero. Sangiuliano è consapevole che non può andare oltre, offre le sue dimissioni alla Meloni che le rifiuta. I commenti del popolo dei social diventano feroci. Sicuramente sollecitato, Sangiuliano ufficializza le proprie dimissioni. Nel giro di poche ore, al suo posto c’è Giuli. La storia, poco edificante per tutti i protagonisti, non si conclude. Maria Rosaria Boccia promette altri documenti, insinua che ci sia la presenza di altre donne, altre persone che potrebbero rivelare verità scomode sui Ministri, sul Governo. Saranno la Corte dei Conti, la Magistratura a fare chiarezza. Sarà Boccia a fare chiarezza sul “ modus operandi “di Ministri e Governo?

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