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Controcorrente
25 Aprile 2024 - 06:27
Un importante scrittore prepara un monologo su uno dei fatti più tragici della storia italica, viene invitato in una trasmissione della televisione pubblica e poi, bloccato dagli “autori” del programma.
E’ la rappresentazione di come gli “ismi” possano impossessarsi della vita di ogni persona, fagocitati dalle “tifoserie”. Chi si espone è predestinato a pagare il prezzo più alto.
“..la mafia prima ti isola, poi ti ammazza…” Giovanni Falcone, lanciò un grido di aiuto verso chi, combattendo la mafia con le passeggiate, con parole ridondanti, con slogan di grande effetto, creava le condizioni per “quell’isolamento” favorevole a Cosa Nostra. E’ una solitudine questa che nella nostra storia, purtroppo, si è ripetuta più volte.
il caso più emblematico resta l’assassinio di Giacomo Matteotti. Socialista, deputato, ucciso da squadristi fascisti, in modo crudele e senza pietà. In fondo i “neri” non avevano altra soluzione che eliminare quel uomo che denunciava in ogni dove i soprusi e le violenze commesse sui territori.
Il memorabile intervento in Parlamento che denunciava i brogli perpetrati nel costoro delle elezioni politiche appena fatte, lo schiaffo che il politico diede in Parlamento, non consentiva tentennamenti. Come tutti i dittatori, Mussolini, non poteva accettare che si mettesse in dubbio la propria condotta. Fu un lavoro semplice e sporco. Matteotti era diventato un uomo solo. Infatti la sua parte, quella che avrebbe dovuto sostenerlo, lo definiva un “panno mestruato..” o “social fascista”, isolandolo e rendendolo inerme di fronte ad un nemico crudele e potente.
Altro caso emblematico è quello di Falcone. Accusato di essersi venduto ai peggiori (i socialisti) per un posto al Ministero di Grazia e Giustizia che era destinato ad un magistrato! Fischiato a Bologna, messo sul banco degli imputati in trasmissioni televisive a reti unificate, aggredito dal pubblico, un parterre di ospiti invitati a gridare forte l’italica legalità. Per tutti e due, che sono simbolo di una data cultura di governo, c’è stata poi una revisione del pensiero da parte di chi li attaccava. Senza colpo ferire e senza fare i conti con la storia, si è passati dal “panno mestruato” al lino candido dei bambini. Tutti e due avevano un altro grave difetto che li accomunava, l’uno era socialista, l’altro si era avvicinato ai socialisti grazie a Claudio Martelli. Peccato imperdonabile.
A proposito di monologhi sarebbe bello se si scrivesse dei pensieri che albergavano nella testa di Matteotti o di Falcone quando si resero conto di essere soli. Quando rientrando a casa di sera si guardavano intorno per capire da quale lato sarebbe giunto il colpo decisivo. E soprattutto cosa pensavano di coloro che li dileggiavano in quel modo, avendo deciso di combattere l’uno contro tutti i totalitarismi, fascisti o comunisti che fossero, l’altro contro Cosa Nostra. Falcone, che aveva un disegno preciso per combattere la mafia ma che necessitava stare con le Istituzioni, nelle Istituzioni, e da li governare i processi, senza mai dimenticare garanzie e fermezza.
La solitudine e l’aggressione sono quel male che ti fa vedere la morte come una liberazione. Deve averlo provato Sergio Moroni, galantuomo abbandonato da tutti, non riuscì a reggere l’onda di un giustizialismo che imperava, che metteva d’accordo i maggiori quotidiani d’Italia, con l’affiancamento delle televisioni berlusconiane, e che lo portarono a scegliere di togliersi la vita, scrivendo: ”quando la parola è flebile, non resta che la forza del gesto…”. Il gesto di togliersi la vita.
Scurati si sente in pericolo... ma lui non è isolato, tutt’altro, come sembrerebbe da chi lo accompagna e lo sostiene. La solitudine fa male, anche se non ci sono le condizioni di pericolo reale, non c’è un fascismo che impera (la Meloni è eletta democraticamente), non c’è una mafia stragista che domina in lungo e largo, non c’è la foga di una folla impazzita ed aizzata da giornali di sinistra e da televisioni di destra. C’è molto meno. Siamo solidali. Ma, per cortesia, ci scriva un monologo sulla solitudine da totalitarismo, la solitudine da arresto come misura cautelare, la solitudine del popolo usato dal populismo, la solitudine dai titoli dei quotidiani concordati con le procure, la solitudine di uomini e donne che stanchi di tutto questo, hanno deciso di chiamarsi fuori e non votare più...
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