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ESCALATION VERBALE

Nasrallah scarica Hamas

in quella gabbia disumana che è diventata la Striscia di Gaza, si sta compiendo una "strage di civili innocenti"

Nasrallah scarica Hamas

C'era grande attesa per il discorso del segretario generale di Hezbollah. Si temeva potesse annunciare l’entrata in guerra del movimento contro Israele e con esso del Libano.
Tuttavia, retorica a parte, il leader delle milizie sciite ha chiarito la posizione dell’organizzazione riguardo gli eventi in corso: “Alcuni si aspettavano che io oggi annunciassi la guerra. Ma siamo in guerra dall’8 ottobre...”. Hezbollah, la cui capacità militare è di molto superiore a quella di Hamass, "sta già facendo la sua parte e un allargamento del conflitto non è considerato per ora necessario".
Nasrallah ha ribadito che alla fine “il popolo palestinese vincerà la sua battaglia” e che il Libano sarà “sempre al fianco dei fratelli palestinesi“. Anche in Libano, un paese in ginocchio a causa di una deriva economica e istituzionale senza precedenti, molti temevano che Hezbollah potesse decidere di trascinarli in una guerra dai risvolti catastrofici per il paese.
Il leader di Hezbollah ha quindi negato il coinvolgimento del partito-milizia e dell'Iran nella decisione di intraprendere l'attacco del 7 ottobre: "è stato progettato e realizzato al 100% dal movimento di resistenza palestinese". Hezbollah e le altre forze di resistenza della regione “non ne erano state informate”.
Nasrallah dichiarando che “siamo già in guerra dall’8 ottobre”, si è rivolto ai leader dei paesi arabi: “Non vi chiediamo di mandare i soldati, ma di avere un minimo di onore e di cessare di inviare petrolio a Israele”.
Le minacce non sono mancate. Ha rivolto le sue accuse agli USA che considera “i principali responsabili dei massacri perpetrati a Gaza” e ribadito che si deve operare per “far cessare il fuoco”.
Il capo del "partito di Dio" ha plaudito all'attacco di Hamas, ma ha voluto chiaramente prenderne le distanze senza mostrare particolare volontà di ingaggiare una nuova guerra contro lo Stato ebraico.
Su come affrontare la crisi, le grandi potenze sono divise. La risoluzione ONU del 27 ottobre è stata approvata con 120 voti favorevoli, 14 contrari e con 45 astenuti. Condanna “tutti gli atti di violenza contro i civili palestinesi e israeliani, compresi tutti gli atti di terrore e gli attacchi indiscriminati, nonché tutti gli atti di provocazione, incitamento e distruzione”. Chiede che “tutte le parti rispettino immediatamente e pienamente i loro obblighi di diritto internazionale”.
La risoluzione è stata rifiutata da Israele, che ha parlato di mancanza di legittimità dell’organo internazionale. Nella pratica, rimane priva di efficacia, e fornisce uno esempio di come si stia schierando il mondo.
Sebbene fino a questo momento Israele abbia pressoché ignorato gli appelli del presidente Biden a prendere “tutte le precauzioni possibili” per tutelare i civili, gli aiuti statunitensi continuano ad arrivare. Le parole di Blinken sono un chiaro ritratto della posizione statunitense: “Potreste essere abbastanza forti da soli per difendervi, ma finché esisterà l’America, non dovrete mai farlo. Noi saremo sempre al vostro fianco”.
Gli Stati Uniti hanno profondi legami storici ed economici con Israele. Sono il primo partner commerciale, con uno scambio bilaterale annuo di quasi 50 miliardi di dollari. Tel Aviv ha un valore strategico per gli interessi di Washington in Medio Oriente, in una regione politicamente ostile all’Occidente. L’area rimane centrale per gli equilibri geopolitici e per l’accesso alle forniture regionali di petrolio, da cui l’America continua, in parte, a dipendere.
L'impressione che se ne ricava è inconfessabile. Nella striscia di Gaza si sta consumando "un lavoro sporco": Israele ha il diritto di difendersi, ma contro il popolo palestinese, che non è Hamas, in quella gabbia disumana che è diventata la Striscia di Gaza, si sta compiendo una "strage di civili innocenti": 10.000 civili palestinesi morti, 3.300 bambini, 2.000 donne. Una punizione collettiva crudele, eccessiva, inaccettabile. Tutti, o quasi, sembrano indignarsi ma nella sostanza lasciano che si compia...

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