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La storia

Falcicchio e Piantoni: quando la rivalità tra bande infiammava le feste patronali del Sud

Negli anni d'oro delle bande da giro pugliesi esisteva una rivalità alquanto accesa, destinata a entrare nella memoria collettiva di musicisti e appassionati

Negli anni d'oro delle bande da giro pugliesi esisteva una rivalità alquanto accesa, destinata a entrare nella memoria collettiva di musicisti e appassionati. Una rivalità fatta di pezzi d'opera, marce sinfoniche, solisti e cassarmoniche, come quella tra Paolo Falcicchio e Giuseppe Piantoni, rispettivamente maestri dei prestigiosi complessi di Gioia del Colle e di Conversano, che hanno rappresentato a lungo l'apice della musica bandistica italiana. Erano esponenti di due scuole musicali differenti, caratterizzati da stili diversi e da personalità forti. Falcicchio, originario del Salento, era noto per l'estrema raffinatezza delle sue esecuzioni: tempi giusti, dinamiche controllatissime e una ricerca quasi maniacale del "pianissimo" perfettamente intonato. Piantoni, romagnolo trapiantato in Puglia, non era da meno in termini di rigore e qualità.

Un episodio emblematico di questa storica rivalità ci è stato raccontato, quando era ancora in vita, da Donato Nuzzaci, di Sogliano Cavour (in provincia di Lecce), che negli anni '50 fu prima tromba nella banda di Conversano, sotto la direzione di Piantoni. Durante una stagione di feste patronali, racconta Nuzzaci, il capobanda comunicò ai musicisti che l'indomani si sarebbero esibiti in un paese del Salento, proprio insieme alla banda di Gioia del Colle. L'atmosfera si fece subito tesa: era la prima volta in quell'anno che le due formazioni si trovavano fianco a fianco nella stessa piazza.

La mattina seguente, Falcicchio era già in piazza, seduto su una sedia al bar con il giornale in mano. Poco dopo, la banda di Conversano fece il suo ingresso, sfilando con grande eleganza. «Tutti volevano fare bella figura – raccontava Nuzzaci – perché sapevamo che Falcicchio ci stava ascoltando. Era uno che non perdonava nulla, nemmeno una sbavatura».

Come da consuetudine, passando davanti al proprio maestro, la banda di Conversano si fermò per un breve omaggio. Piantoni, in piedi, ringraziò con un semplice cenno. Ma il momento più atteso arrivò qualche metro più in là, davanti a Falcicchio. I musicisti si aspettavano anche da lui un saluto, un gesto di apprezzamento, anche solo un cenno del capo. Invece no. In un gesto quasi teatrale, Falcicchio si tappò platealmente le orecchie , rimanendo così fino a quando la banda non andò avanti. Non servirono parole, ma fu ugualmente un messaggio chiarissimo: "Io non vi ascolto, suonate troppo forte!".

Quella fu solo la prima di tante giornate in cui le due bande si sarebbero contese la piazza, tra marce scelte con cura e repertori carichi di pathos. Ma il gesto di Falcicchio, rimasto nella memoria e nei racconti di chi c'era, sintetizza meglio di ogni altro la natura di quella rivalità: profonda, artistica, viscerale, vissuta con passione e orgoglio da entrambi i fronti.

La loro rivalità non fu solo personale, ma rappresentò un'epoca in cui la banda era molto più che intrattenimento: era onore, cultura e identità di un intero territorio.

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