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A Palazzo Beltrani inaugurata “Optimis Omnia”, viaggio nell’arte pugliese contemporanea. Le foto

La mostra curata da Dario Agrimi riunisce 22 artisti in un percorso che intreccia dedizione, identità e sperimentazione. Aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2026

TRANI - È stata inaugurata nelle sale di Palazzo delle Arti Beltrani la mostra “Optimis Omnia”, prima curatela di Dario Agrimi, artista e docente dell’Accademia di Belle Arti di Roma. L’anteprima, riservata alla stampa e agli artisti coinvolti, è stata introdotta dal direttore del Palazzo, Niki Battaglia, dall’assessore alle Culture Lucia de Mari e dallo stesso curatore, che ha illustrato le linee guida del progetto e la costruzione del percorso espositivo.

L’assessore de Mari ha definito l’iniziativa un tassello strategico del programma culturale cittadino, sottolineando come “Optimis Omnia” rappresenti uno degli appuntamenti principali del Natale tranese. L’inaugurazione ha coinciso anche con l’avvio del cartellone “Le Vie del Natale 2025”, promosso da Delle Arti Odv ETS, che ha debuttato con lo spettacolo “Un Canto di Natale” interpretato da Luca Mauceri, con video e luci firmati da Francesco Valle, liberamente tratto dalla novella di Charles Dickens.

La mostra è aperta al pubblico da sabato 6 dicembre 2025 e sarà visitabile fino al 31 gennaio 2026, con un progetto espositivo che va oltre la semplice collettiva, configurandosi come un paesaggio di visioni e linguaggi volto a restituire la vitalità dell’arte pugliese contemporanea. L’iniziativa è inserita nel cartellone cittadino in collaborazione con l’associazione Abracadabra di Trani e Florestano Edizioni, con il patrocinio della Rete Musei di Puglia e il sostegno del Comune di Trani.

Agrimi ha spiegato che la selezione di 22 artisti tutti pugliesi nasce dal desiderio di raccogliere “il meglio possibile”, sottolineando nel catalogo come la creazione artistica si fondi su solitudine, dedizione e rischio, prima di diventare patrimonio condiviso. Ogni opera, ha osservato, rappresenta un atto di coraggio, un frammento di identità che il pubblico è chiamato a decifrare.

Il percorso si sviluppa tra pittura, fotografia, scultura e installazioni. Le opere dialogano per contrasti e risonanze, seguendo una logica autonoma rispetto all’ordine alfabetico con cui gli autori sono presentati nel catalogo. La fotografia sospesa tra astrazione e figura di Giovanni Albore (“Deadline”, 2022) apre un itinerario che prosegue con la pittura stratificata di Pietro Capogrosso (“Cometa”, 2023). David Cesaria ribalta la tradizione delle luminarie in chiave pop con “Disturbo” (2025), mentre Pierluca Cetera costruisce un microcosmo di icone sacre e profane in “Plateau” (2025).

La materia diventa racconto nelle opere di Giuseppe Ciracì (“Tra le mani custodiva le stelle”, 2021) e nella terracotta aromatica di Paolo De Santoli (“ErmaBiFrontE”, 2025). L’oggetto riassemblato ritorna in “The Wall” (2025) di Vincenzo De Sario, mentre Pietro De Scisciolo intreccia pietra di Trani, ferro e olio bruciato in “In-Croce” (2024), evocando tensioni e sacrifici.

La ceramica smaltata di Silvana Di Blasi (“Follia”, 2021) apre una riflessione sulla fragilità, mentre Francesco Rocco Ferruccio (“Dittico delle solitudini”, 2025) indaga la solitudine come condizione umana. Il mondo dei feticci e dei giocattoli rivive nel teatro ironico di Fabrizio Fontana (“Ancestrale”, 2023), mentre la scultura organica e lirica di Nicola Genco (“Handle with care / Landscapes”, 2025) amplia il registro poetico della mostra.

La sagoma in alluminio di Alessandro Suzzi (“Madre”, 2025) crea un ponte tra pittura e street art, mentre Iginio Iurilli lavora legno e bambù per una sintesi scultorea essenziale. L’indagine pittorica introspettiva di Nunzio Lobasso (“Deviazione cromatica 13”, 2025) incontra la serialità di Cristina Mangini (“Freccette”, 2021), che trasforma il tempo in ritmo visivo.

La pietra di Trani ritorna con Mauro Antonio Mezzina (“Origini”, 2023), mentre Massimo Nardi (“Mutamenti con ponte”, 2006) combina materiali eterogenei in una stratificazione che unisce memoria e visione. Irene Petrafesa (“L’ombra del giorno”, 2025) riflette sulle tracce del tempo, mentre Margherita Ragno concentra la ricerca sul corpo femminile liberato da stereotipi. Il percorso si chiude con il dittico di Carlo Michele Schirinzi (“Sindoni di femmine d’angelo in caduta”, 2025) e con la scultura in acido polilattico di Federica Claudia Soldani (“Death”, 2022), che interroga fragilità e resistenza.

Agrimi nel catalogo riassume il senso dell’intera operazione: “L’arte resta il luogo dove tutto è possibile”, un territorio libero in cui l’opera custodisce il “Dna” del suo autore, tra fatica, solitudine e dedizione.

Le sale di Palazzo Beltrani, che ospitano anche la Pinacoteca “Ivo Scaringi”, diventano così uno spazio di relazione in cui le opere costruiscono un racconto corale della scena artistica pugliese. La mostra è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso 17.00). Il biglietto intero costa 5 euro, il ridotto 3 euro, e consente anche l’accesso alla collezione permanente. L’8 dicembre, per la festa dell’Immacolata, il Palazzo sarà aperto in via straordinaria dalle 10.00 alle 18.00.

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