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“Contro le mafie, una resistenza civile che non si ferma”. Le foto

Nel 33º anniversario dell’attentato di Capaci, il Comune omaggia le vittime con una cerimonia solenne. Il sindaco Vito Leccese: “Falcone ci ha lasciato un’eredità di legalità che dobbiamo onorare ogni giorno”

BARI - Alle 17.57 di ieri, l’ora esatta in cui l’esplosione squarciò l’autostrada tra Palermo e Capaci nel 1992, spezzando le vite di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, Palazzo di Città si è fermato per rendere omaggio a chi ha sacrificato tutto nella lotta alla mafia. Una corona di fiori è stata deposta sulla facciata del municipio, mentre il silenzio e la musica solenne hanno accompagnato l’apertura della commemorazione ufficiale promossa dall’amministrazione comunale in occasione del 33º anniversario della strage di Capaci.

Alla cerimonia hanno preso parte il sindaco Vito Leccese e numerosi rappresentanti delle istituzioni locali, uniti nel ricordo di uno dei momenti più tragici e simbolici della storia repubblicana. Dopo un minuto di raccoglimento, Leccese ha pronunciato parole intense, rivolte non solo alla memoria ma anche al presente e al futuro della lotta alla criminalità organizzata.

“Ricordare chi ha perso la vita per difendere lo Stato è un dovere morale e civile”, ha dichiarato il primo cittadino, sottolineando come la strage del 23 maggio 1992 abbia rappresentato uno spartiacque nella coscienza collettiva del Paese. “Con quell’attentato – ha aggiunto – la mafia ha colpito al cuore dello Stato democratico, ma la risposta è stata un’onda di riscatto popolare che ha attraversato l’Italia da nord a sud, trasformando il dolore in impegno civile”.

Il sindaco ha poi evidenziato come la mafia di oggi abbia mutato strategia: meno sangue, più infiltrazioni silenziose nei gangli vitali della società. Una zona grigia, difficile da isolare ma altrettanto pericolosa, contro la quale è necessario costruire una rete di resistenza culturale fatta di istituzioni vigili, scuole consapevoli, associazioni attive e cittadini attenti.

“Solo uniti – ha proseguito Leccese – possiamo sottrarre terreno alla criminalità organizzata. La mafia vive di silenzi e di paure. Ma oggi sappiamo che scegliere di non girarsi dall’altra parte è l’unico modo per difendere la libertà e la giustizia”.

Infine, un richiamo forte all’eredità lasciata da Falcone, “un patrimonio etico e civile che ci interpella ogni giorno”, e che, secondo Leccese, deve passare anche e soprattutto dalla formazione, dalla scuola e dalla cultura, strumenti fondamentali per costruire un futuro libero dalle logiche mafiose.

Nel silenzio raccolto di Palazzo di Città, il tributo alle vittime della strage si è trasformato in un rinnovato appello all’impegno collettivo, perché la memoria sia davvero il seme del cambiamento.

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