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UNIBA
26 Gennaio 2025 - 15:06
La Cerimonia di Inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025 si è svolta alla presenza, tra gli altri di Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca
L’Equivoco è il tema della Cerimonia di Inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025 dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro che si è tenuta al Teatro Petruzzelli, alla presenza, tra gli altri di Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca e di Paolo D’Achille, presidente dell’Accademia della Crusca, che ha tenuto una lectio magistralis. Durante la cerimonia c’è stata la consegna, da parte del rettore Stefano Bronzini, del Sigillo d’oro a due illustri ex studenti: Silvana Sciarra, laureata in Giurisprudenza, già presidente della Corte costituzionale, e Vito Campese, laureato in Medicina e Chirurgia, a cui l’University of Southern California ha intitolato il Kidney Research Center.
“L’Università degli Studi di Bari compie cento anni. – ha dichiarato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano – Un traguardo che ha permesso a generazioni di giovani di prendere in mano il proprio destino, di essere capaci di spirito critico coltivando il sapere, di costruire giorno per giorno un avvenire basato sull’impegno e sul merito. Io devo tutto ai miei studi, alla scuola pubblica e all’Università. Da presidente della Regione è stata una precisa scelta quella di investire sulla formazione, sull’istruzione e sul diritto allo studio, affinché, indipendentemente dalle condizioni economiche di partenza, tutti potessero avere pari opportunità di crescita. La Regione è al fianco dell’Ateneo per accompagnarlo e sostenerlo nella sua capacità di radicarsi allo sviluppo economico del territorio, per offrire ai giovani talenti la possibilità di fare ricerca, per creare un contesto sempre più attrattivo per chiunque intenda venire a studiare, lavorare e investire in Puglia. Celebriamo oggi il centenario di una istituzione che davvero rappresenta un pilastro della nostra comunità, e ringrazio tutti coloro che, attraverso il lavoro quotidiano, lo studio e la ricerca, hanno fatto grande questa Università, a cominciare dal rettore Stefano Bronzini. Oggi più che mai – ha concluso Emiliano – il mondo ci pone davanti sfide nuove e sempre più complesse. Per affrontarle sono necessarie conoscenze, nuove competenze, coscienza civile, sensibilità, dialogo, innovazione, in una sola parola, una Università che sia all’altezza del nostro tempo. Lunga vita all’Università di Bari!”.
“Voglio esprimere il mio più sincero riconoscimento per il contributo straordinario che questa istituzione ha dato e continua a dare alla crescita culturale, sociale ed economica del nostro territorio.- ha affermato l’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione Sebastiano Leo - La storia di Uniba è una storia di eccellenza, innovazione e resilienza, capace di coniugare tradizione e modernità, formando generazioni di giovani preparati ad affrontare le sfide del futuro. Oggi, più che mai - ha proseguito Leo - è fondamentale continuare a investire nelle nostre università e nel capitale umano che rappresentano. Dobbiamo garantire che ogni giovane meritevole, indipendentemente dalla propria condizione economica, possa avere accesso a un’istruzione di qualità. Il nostro impegno è quello di promuovere politiche che favoriscano l’inclusione e sostengano chi ha talento, affinché questo talento non venga perso. Ringrazio il magnifico rettore per il lavoro lungimirante che continua a svolgere sul territorio e per la sinergia che abbiamo creato perché questo lavoro sia il più proficuo possibile”.
Per l’assessora regionale alla Cultura Viviana Matrangola “i cento anni dell’Università di Bari sono un traguardo di straordinaria importanza perché raccontano un pezzo fondamentale della storia della nostra regione, testimoniando la crescita culturale e scientifica della nostra comunità. Una comunità che si è messa in cammino nel 1925 e che, da allora, ha saputo rinnovarsi continuamente, affrontando con successo le numerose sfide imposte dalle trasformazioni della società e dei saperi. Oggi, l’Ateneo conta circa 40.000 studenti e 8.000 tra ricercatori e dottorandi. Grandi numeri per un grande ateneo che, come ha detto il Rettore Bronzini, è già desideroso di pensare ai prossimi 100 anni. L’augurio è che, nel futuro, questa università possa continuare a svolgere sempre di più un ruolo di accompagnamento e di guida nei cambiamenti che plasmano le nostre vite, restando fedele ai valori fondamentali che lo contraddistinguono: l’orgoglio mediterraneo, la cultura intesa come ponte di pace e il dialogo tra persone e popoli”.
L’assessora ai Trasporti e Mobilità Sostenibile, Debora Ciliento, ha aggiunto: “è una giornata di festa che ci fa guardare al passato, ma ascoltando le parole di Futura citate dal magnifico rettore Stefano Bronzini ci riempie di responsabilità nel tracciare il giusto percorso per l’università del 2125. Tocca a tutti noi essere persone autentiche e capaci di dare speranza”.
Cosa si dirà dell’Università di Bari tra un secolo? A interrogarsi su questo scenario è stato il rettore Stefano Bronzini, che, nel suo discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico 2024-2025 e per le celebrazioni del centenario dell’Università Aldo Moro, ha delineato una visione proiettata nel futuro. “Si parlerà di un ateneo che ha saputo andare oltre la semplice gestione, puntando sulla progettazione e sulla capacità di accogliere e contaminarsi, non solo attraverso lo scambio delle merci, ma anche delle persone e delle idee”, ha affermato Bronzini, rivolgendosi alla platea riunita nel Teatro Petruzzelli e alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini. Un intervento immaginifico, nel quale il rettore ha fatto riferimento a Futura, un personaggio inventato che ha guidato la sua narrazione, portando il pubblico a riflettere su come l’università potrà evolversi nei prossimi cento anni.
“Oggi è un giorno di festa, quindi non parleremo di finanziamenti né di problemi”, ha sottolineato Bronzini, scegliendo di concentrarsi invece su temi chiave come il calo demografico, l’importanza di ripensare i percorsi scolastici per mantenere saldo il legame con l’università e la necessità di un progetto industriale nazionale che favorisca l’interazione con il mondo accademico. Affrontando il tema dell’accesso ai corsi di Medicina, ha chiarito che “l’abolizione dei test d’ingresso non significa la cancellazione del numero chiuso” e che l’introduzione del primo semestre aperto a tutti comporterà comunque “la necessità di ripensare i percorsi formativi”. Ha poi ribadito l’urgenza di potenziare le professioni sanitarie e di garantire la sopravvivenza delle scuole di specializzazione in difficoltà. Infine, un momento di emozione personale: quella del rettore è stata la sua ultima inaugurazione prima della conclusione del mandato, prevista per il 30 settembre.
“È stato un viaggio straordinario, ma le esperienze sono belle proprio perché finiscono”, ha detto con un sorriso, scherzando sulla possibilità di essere “confinato in una cornice e appeso al muro”. Le sue parole hanno ricevuto un lungo applauso, culminato in una standing ovation da parte del pubblico, a suggellare la fine di un’epoca per l’ateneo barese.
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