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Le tappe di Mezzogiorno Federato dell’11 febbraio e del 3 e 4 marzo

Salvatore Grillo

Salvatore Grillo

Il 9 maggio 2021 nasceva, su iniziativa di alcune associazioni tra le quali Italia Mediterranea, Unità Siciliana, Forum dei riformisti calabresi e Socialisti e riformisti Lucani e a seguito di un appello di Claudio Signorile, Mezzogiorno Federato, in una assemblea che aveva la sua sede fisica a Roma, nella sala convegni di Trastevere dell’agenzia giornalistica Adnkronos, sala ben attrezzata con la tecnologia più sofisticata per tempi di pandemia. Quel giorno 561 persone si collegarono, prevalentemente dalle regioni del sud ma coprendo comunque l’intero territorio nazionale e parteciparono ad un intenso dibattito durato oltre 7 ore. Per poter avere l’accesso a quell’incontro occorreva avere letto e sottoscritto un documento che proponeva un impegno assolutamente originale: lavorare insieme per rilanciare il Mezzogiorno come leva indispensabile a far riprendere lo sviluppo economico e sociale all’intero Paese. Quindi quel mezzo migliaio di cittadini non partecipava per curiosità o per caso, ma aderiva ad un progetto che già all’inizio parlava un linguaggio a cavallo tra l’impegno culturale e quello politico, comunque rappresentava una scelta che magari non rendeva immediatamente incompatibile la militanza in un partito, ma dichiarava la volontà di lottare su un terreno antico, il meridionalismo, ormai abbandonato da tutta la politica italiana, nel quale si entrava con una prospettiva nuova ed originale: raggiungere la parità con le altre regioni nelle infrastrutture e nella qualità dei servizi, non solo come traguardo costituzionalmente garantito, ma per consentire ai fattori economici del Mezzogiorno di intercettare la nuova centralità del Mediterraneo. La provocazione di Mezzogiorno Federato proponeva la costruzione di un quadro istituzionale nel quale le regioni del Mezzogiorno arrivassero unite ai tavoli della politica nazionale ed europea, unite in un unico progetto di “sistema” capace di rendere l’intero territorio una grande piattaforma organizzata, quindi capace di interfacciarsi sia con il 20 per cento del valore commerciale mondiale che transita a poche miglia dalla Sicilia, sia con le tensioni sociali determinate dalle crisi politiche dell’Africa e del Medio Oriente. Su questo, coordinati dall’infaticabile Giancarlo Armenia, abbiamo lavorato, in presenza e da remoto, dibattendo, in numerosi seminari intensamente partecipati, di sanità del territorio, trasporti veloci, ZES e portualità, ponte sullo stretto, sistema bancario del Mezzogiorno, agricoltura, innovazione e filiere, nuove frontiere per il polo siderurgico, itinerari turistici, economia circolare nel Mezzogiorno, il ruolo delle autonomie locali e tanto altro ancora, facendo incontrare “pezzi” delle eccellenze del territorio che potrebbero fare sistema e trasformare questo Paese. Contemporaneamente Mezzogiorno Federato sviluppava un confronto ed una collaborazione con il movimento dei civici del nord, poi anche con quello del centro, ricchi di esperienza amministrativa legata al territorio e alleati preziosi per una rivolta all’Italia delle corporazioni e della burocrazia. Indubbiamente l’azione di Mezzogiorno Federato è servita ad aprire dibattiti nell’intero Paese dove questo nuovo meridionalismo cresce inesorabilmente, trascinato anche dalla forza delle ragioni del meridione e dalle esigenze dello stesso settore manifatturiero italiano, i cui vertici più avveduti aspirano ad avere un rapporto più forte ed organico con il mediterraneo. Purtroppo i partiti ne sono rimasti fuori, legati come sono ad interessi corporativi molto forti che ne controllano la vita, come rimane ancora tiepida, su questo fenomeno, l’informazione nel suo complesso, totalmente in possesso di poteri sensibili solamente a risultati economici immediati e comunque incollati alla difesa dell’esistente. Capovolgere l’Italia, come occorrerebbe fare e come suggerisce lo stesso simbolo di Mezzogiorno Federato, non è all’ordine del giorno dei partiti dominanti, sia di maggioranza che di opposizione; quindi, considerando che le scelte di cambiamento le può fare solo la politica, ecco divenire obbligatorio, per Mezzogiorno Federato, decidere di trasformare il proprio impegno mettendo al primo punto la organizzazione della rappresentanza politica di quanto è nelle attese, oltre che dei meridionali, di tutta la parte illuminata del Paese: costruire una società nella quale i cittadini abbiano eguali condizioni e non divenga un privilegio nascere in una regione anziché in un’altra. Un partito per il sud? Probabilmente un partito per cambiare l’Italia con al centro del suo impegno la costruzione di un paese civile, libero non a parole dai bisogni e dalle mafie, un partito nel quale il dibattito e il confronto abbia come conseguenza scelte democratiche e non verticistiche, dove possano entrare e trovare libertà di espressione, senza remore, molte delle numerose esperienze associative che hanno caratterizzato da anni momenti importanti di lotta, anche minoritaria. E quindi? L’11 febbraio, a Roma, la riunione del Consiglio Nazionale di Mezzogiorno Federato alla quale interverranno altri importanti movimenti fortemente legati alle battaglie di “liberazione” del Mezzogiorno, una giornata nella quale ci auguriamo si abbia la forza e l’intelligenza di superare il particolare per scegliere la lotta comune. E poi il 3 e 4 marzo per un altro appuntamento costituente, probabilmente determinante, rispondendo all’appello lanciato da “Sud chiama nord” che è già riuscito ad esserci in Parlamento, grazie all’incredibile successo elettorale in Sicilia attorno alla candidatura di Cateno De Luca a Presidente della Regione Siciliana. Andarci per ricercare l’inizio di un percorso comune, federato, che ci porti a lottare insieme e ad organizzare la presenza politica in tutta Italia, con l’obiettivo di esserci contro la maldestra accelerazione sulla autonomia differenziata e negli appuntamenti amministrativi che ci attendono, ma soprattutto di esserci alle elezioni europee del 2024, facendo divenire quelle elezioni l’atto di nascita di un movimento in grado di capovolgere l’Italia, rendendola capace di dare ai cittadini sicurezza e felicità.  
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