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La crisi

Comune, slitta la verifica

Melucci aveva convocato la riunione, poi dal Pd è arrivata la richiesta di rinvio

rinaldo melucci

rinaldo melucci

TARANTO - Rinaldo Melucci pronto al passo indietro, ma la verifica con i partiti che gli hanno posto l’aut aut slitta per volontà del segretario regionale del Pd, Domenico De Santis, che annuncia un nuovo documento per conto dei medesimi partiti e cioé, oltre al Pd, anche M5S, Con, Verdi e Psi.

«Il sindaco - si fa sapere da Palazzo di Città - ha confermato la propria disponibilità, invitando tuttavia le parti a celeri riscontri, in vista della seduta per l’approvazione del bilancio previsionale del Comune di Taranto, già predisposto, fissata per il prossimo 19 dicembre». Si allungano quindi i tempi per un chiarimento tra Melucci e i partiti che si sono ufficialmente chiamati fuori dalla maggioranza, salvo ripensamento del sindaco sull'ingresso di Italia Viva in maggioranza e previo azzeramento della giunta.

Piena disponibilità in tal senso Melucci l'ha resa ieri mattina nell’attesa conferenza per spiegare la sua posizione. 

«Se i partiti regionali ci chiedono di fermarci a ragionare noi siamo disponibili a farlo e ad azzerare tutto per il bene della città. Già oggi (ieri per chi legge, ndr) avvieremo un confronto con i consiglieri comunali. Se il problema è Italia Viva, allora faremo a meno di Italia Viva. L’idea di rafforzare l’area civica-moderata non è stata accolta, evidentemente non sono maturi i tempi. Però adesso pretendo chiarezza, perché il programma elettorale non è cambiato di una virgola. Abbiamo soltanto allargato la maggioranza perché quegli stessi partiti che oggi si chiamano fuori spesso non riuscivano a garantire i numeri per approvare i provvedimenti».

Così il sindaco Rinaldo Melucci ha voluto chiarire la propria disponibilità al confronto dopo il severo documento col quale le segreterie regionali di Pd, M5S, Con, Verdi e Psi hanno ufficialmente dichiarato di uscire dalla maggioranza e di porre come condizioni per garantire il sostegno a Melucci l’azzeramento della giunta e il ritorno alla coalizione originaria, senza quindi la presenza di Italia Viva.

A questo punto appare scontato l’azzeramento della giunta e il passo indietro di Italia Viva, partito al quale il sindaco ha aderito, dopo aver abbandonato il Pd, partecipando all’assemblea nazionale che si è svolta nelle scorse settimane a Roma. Melucci, nella conferenza che ha tenuto a Palazzo di Città, si è detto però stanco di essere messo così spesso sulla graticola: «Non si può continuare così all’infinito. Questa è la terza volta che accade». Il riferimento è alle sue dimissioni, poi rientrate, rassegnate nel corso del primo mandato quando non fu eletto alla presidenza della Provincia; la seconda al disarcionamento ad opera dei famigerati “17”; la terza è quella attuale.

Questa volta nessuna ipotesi di dimissioni in vista: «Non mi dimetto per non consegnare la città per tanti mesi ad un commissario e per non abbandonare la città dopo che abbiamo generato due miliardi di investimenti».

Melucci, nei circa quaranta minuti di conferenza, ha ripercorso un po’ la storia di questi anni e ha provato anche a respingere le critiche che gli sono piovute, come quelle sulla girandola di assessori: «Abbiamo cambiato soltanto due assessori, per altri c’è stato un avvicendamento di deleghe». Ha poi ricordato il peso amministrativo, con deleghe e postazioni, dei partiti che oggi lo mettono sotto accusa. E nella sottile linea di confine tra il serio e il provocatorio ha anche lanciato un appello al senatore Mario Turco, vicepresidente nazionale del  M5S: «Se vuole faccia il vicesindaco, se vuole può prendere la delega all’urbanistica o se crede ai Giochi del Mediterraneo».

Poi ha anche rivelato di aver informato Michele Emiliano ed Elly Schlein prima di passare ad Italia Viva: «Il presidente Emiliano mi aveva consigliato di fare questo passo più in là». E sempre sul suo passaggio nel partito di Matteo Renzi: «Il sindaco ha immaginato di trovare stimoli altrove, ma questo ha generato imbarazzo e gelosie». 

Si torna quindi alla verifica. All’orizzonte, appunto, una scadenza fondamentale per l’esistenza in vita dell’amministrazione: l’approvazione del bilancio. «Vediamo - ha detto Melucci - se ci sono i numeri. Io non vedo ragioni per fermare l’amministrazione. Sempre che dietro non ci siano altri motivi».        

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