"LA PRIMAVERA’ TORNERA"

 Le preghiere di Erdogan nella moschea di Santa Sofia, che rappresenta la conquista ottomana di Costantinopoli, non sono servite a concedergli la vittoria al primo turno avendo raggiunto il 49,24%. Dopo vent’anni di dominio, oggi è costretto a misurare il suo consenso con una minoranza insidiosa che unità potrebbe conquistare la Turchia.

Buonasera lo avevamo anticipato ieri: nonostante la “censura” imposte alle “voci non allineate”, filtravano notizie diverse da quelle imposte dalla stampa di regime.

"Non sappiamo ancora se le elezioni siano finite con questo primo turno, ma se la gente ci porterà al secondo turno lo rispetteremo", è una prima ammissione del presidente uscente che è costretto a un ballottaggio, previsto per il 28 maggio contro il suo avversario socialdemocratico Kemal Kiliçdaroglu che guida una coalizione senza precedenti di sei partiti d'opposizione che si dice certo del successo: "La necessità di cambiamento nella società è superiore al 50%. Dobbiamo assolutamente vincere e instaurare la democrazia in questo paese".

Kilicdaroglu, leader del partito laico di centrosinistra Chp, ha trionfato in gran parte del sudest del Paese a maggioranza curda ma Erdogan si è confermato nelle campagne e nei suoi feudi centrali. Nonostante lo svantaggio, l'opposizione ha più volte sostenuto di essere in testa, esprimendo pesanti critiche nei confronti dell'agenzia Anadolu, già finita al centro di scandali in passati appuntamenti elettorali e accusata varie volte di non rivelare i dati quando questi si presentavano sfavorevoli per il Sultano.

L'unico dato certo comunque è che i turchi sono andati in massa a votare con un'affluenza che ha sfiorato il 90% degli aventi diritto.