Forse tutto ha avuto origine dalla Lectura dell’XI canto del Paradiso, universalmente noto come il canto di San Francesco, che il preside Guglielmo Matichecchia, prima della bufera pandemica, tenne con successo per i soci della Dante Alighieri. Matichecchia, storico e giornalista, nonché componente del Direttivo della Dante, ha capitalizzato “il lungo studio” dell’opera dantesca e il “grande amore” per il santo di Assisi e ha raccolto con pazienza certosina e per spirito di servizio culturale “Lectiones et Lecturae” – trentatré, per l’esattezza, che è un numero dantesco (sono trentatré i canti del “Purgatorio” e del “Paradiso”) – dell’XI Canto del Paradiso, scritte da alcuni dantisti del Novecento, e le ha pubblicate con l’editrice Scorpione. Nella luce del cielo del sole Questa preziosa antologia s’intitola “Quel padre e quel maestro. Il San Francesco di Dante” (per inciso, il titolo – “Quel padre e quel maestro” – è l’emistichio spiccato dal verso 85 del canto XI: «Indi sen va quel padre e quel maestro…»). In tutto sono settecento pagine di totale immersione nell’XI canto del Paradiso e quindi nella luce abbagliante del cielo del Sole, fra le pieghe più profonde della poesia di Dante e della spiritualità di San Francesco, visto da più angoli di visuale e da più prospettive. Trentatré studi come tessere, tutte d’oro, di un mosaico finale che compone il volto del santo secondo Dante, radioso di santità e di poesia. «Dante – scrive Matichecchia nella sua Introduzione – fa sentire il santo mai lontano, distante, senza stereotipi e senza maschere, giammai rinchiuso nell’ambito di un’ossidante tradizione agiografica o in una aura mitizzante, ma sempre vicino, presente pur senza esserci, palpitante in una vita che continua nell’eternità della poesia e del tempo». Tra cultura letteraria e meditazione religiosa L’Autore ha pubblicato quest’opera ponderosa per invitarci, con l’affabilità che gli è propria, a riflettere sulle parole di Dante che scalpellano la personalità di San Francesco, «il più santo tra gli italiani e il più italiano tra i santi», frase pronunciata da Gioberti, come ha dimostrato recentemente mons. Felice Accrocca, storico del francescanesimo; ci invita, inoltre, indirettamente e implicitamente, a innamorarci del santo più trasgressivo della storia perché più fedele al Vangelo, al punto da diventare “alter Christus” cui le stimmate conferirono il sigillo indiscutibile della santità, confrontando la miseria morale dei nostri tempi alla povertà francescana che è libertà da stupidi, prima ancora che falsi, bisogni. Un libro di cultura letteraria, dunque, e di meditazione religiosa; un “itinerarium mentis in Franciscum et in Dantem” per mettere bene a fuoco il nostro livello culturale e morale sollecitando così un esame di coscienza non più procrastinabile. Un’opera di erudizione, certo, questa antologia, con annessa lezione di umiltà: prima di scrivere o relazionare su un qualunque argomento, bisogna studiare e meditare su tutto quello che altri hanno scritto prima di noi onde evitare risciacquature e sospetti di plagi. Dal settecentenario dantesco all’ottocentenario francescano Nel pubblicare questa antologia e proprio in quest’anno Matichecchia ha saputo cogliere il “kairòs”, cioè il tempo opportuno. Qualche coordinata temporale ce la fornisce lo stesso Autore nell’Introduzione: «Tra i tanti meriti dell’XI canto del Paradiso, “colà dove gioir s’insempra”, emerge il felice collegamento tra l’anno ventunesimo e quello ventiseiesimo di ogni secolo in ragione del centenario della scomparsa di Dante e di quello del “felice passaggio di San Francesco di Assisi dall’esilio terreno alla patria celeste”. Così, appena concluso il settecentenario dantesco del 2021, ci si avvia al prossimo ottocentenario francescano del 2026»; e in una nota dell’Introduzione: «Le celebrazioni per gli ottocento anni della morte di San Francesco alla Porziuncola nel 2026 saranno precedute da altri anniversari degli ottocento anni: nel 2023 (Redazione della Regola Bollata e dell’invenzione del primo presepe di Greccio); nel 2024 (Stimmate ricevute dal Poverello a La Verna, vicino Arezzo); nel 2025 (Composizione del Cantico delle Creature a San Damiano)». La santità eroica di San Francesco L’opera, quindi, si prospetta fin da ora come un ‘long seller’, grazie alla lungimiranza dell’Autore, e conferma la contemporaneità di Francesco e l’attualità del suo messaggio che ebbe effetto deflagratore nella società mercantile del tempo, dedita al guadagno e ossessionata dalla ricchezza e dal successo mondano. Un messaggio scandaloso: le “nozze” con la Povertà, cioè la scelta radicale della povertà e delle «povere vivande/ le qual fuggendo tutto il mondo onora» (come scrisse Petrarca), sono il cuore tematico del canto dantesco e il punto culminante della santità eroica di Francesco “archimandrita”(Pd XI, 99), cioè pastore d’anime, che mette in atto con la sua scelta di vita un confronto tra l’etica borghese, rappresentata dal padre, il mercante Pietro Bernardone, e la sua follia evangelica che a quell’etica sbagliata si contrappone. Uno “scandalo”, per fortuna, che continua santamente ancora oggi. L’XI del Paradiso nella critica dantesca Gli autori antologizzati, in ordine alfabetico, sono trentadue, per un florilegio di trentatré testi (di Ignazio Baldelli i testi sono due). Ci sono Erich Auerbach, naturalmente, il grande filologo tedesco e ancor più grande dantista per la sua interpretazione figurale della Divina Commedia (“Studi su Dante” del 1929 è una cuspide della filologia dantesca), il mio maestro all’Università, Mario Marti, Umberto Bosco (il cui commento della Divina Commedia è sempre in auge), Bruno Nardi che ha spiegato la filosofia e la teologia medievali, monsignor Giovanni Fallani (di cui conservo ancora, con religioso amore, l’intervista che mi rilasciò, poco prima di morire, in occasione del Convegno a Taranto sui Beni Culturali) e poi Angiolillo, Aversano, Baldelli, Battaglia Ricci, Bertoldi, Bodecchi, Bonora, Cavallini, Chiari, Cimini, Cosmo, D’Onghia, Forcellini, Giglio, Mazzucchi, Millefiorini, Mineo, Pasquazi, Pinna, Rossi, Salvatorelli, Terracini, Tuscano, Ulivi, Vallone e Zaccaria. Tutti nomi preclari. Manca la Lectura dello stesso Autore che, per evidente umiltà francescana, si è voluto escludere. Peccato, perché il suo commento del canto XI del Paradiso, in quella serata della Dante Alighieri di Taranto, fu molto illuminante e completo. Fra le Lecturae di questi grandi Guglielmo Matichecchia ha inserito anche la mia Lectura del canto XI del “Paradiso”, tratta dal mio libro di Lecturae Dantis “Poeta che mi guidi” (edito da Scorpione). Sulle spalle dei giganti mi sento piccola piccola, ma da certe altezze, credete, il panorama è magnifico. La dedica e le provvide collaborazioni Infine, poiché è nella dedica che si svela lo stile di un autore, mi piace trascrivere la dedica, posta in esergo del libro, che Matichecchia ha fatto alla moglie, Maria Rosaria, «per la quale la famiglia è amore e valore»; e ai figli, Giuseppe e Francesco, «affinché nella vita, sappiano camminare con rettitudine e con onore, con libero, dritto e sano arbitrio», conclude, citando, a ragion veduta, il verso 140 del canto XXVII del “Purgatorio” («libero, dritto e sano è il tuo arbitrio»). Guglielmo Matichecchia, inoltre, col suo solito garbo, non ha dimenticato di ringraziare l’Editore Piero Massafra, «intellettuale che, con i piedi per terra, ama “batter in su le ali”»; il preside Paolo De Stefano, Presidente onorario della Società Dante Alighieri- Comitato di Taranto e direttore della rivista “L’Arengo”, «per aver incoraggiato e sostenuto, con la forza e la virtù dell’amicizia, le mie ricerche e i miei studi», e inoltre Rubens Bertini della Biblioteca comunale di Fano, «per la generosa collaborazione nella ricerca dei testi, nel mettere a disposizione le sue conoscenze bibliografiche e culturali», fra Massimiliano Carucci ofmcap, fra Giovanni Foggetta ofmconv e fra Giovanni Iuliani ofmconv «per i testi messi a disposizione con “utile et umile et pretiosa” fraternità francescana», Giuseppe Ambrogi della Biblioteca Centrale Umanistica dell’Università degli Studi di Urbino, Luisa Benevieri della redazione del periodico “San Francesco Patrono d’Italia” della Basilica di Assisi, Mario Centini, segretario della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, e Agnese Contadini della Biblioteca storico-francescana e picena di Falconara Marittima: una sinfonia di provvide collaborazioni. Allora, buona lettura agli appassionati delle belle lettere, ai dantisti e agli insegnanti in primis, che di questo libro bello e utile, possono fare abbondante tesoro. La presentazione di Anselmi “‘Quel padre e quel maestro’. Il San Francesco di Dante” (ed. Scorpione) di Guglielmo Matichecchia sarà presentato la sera del prossimo 30 giugno. A parlarne sarà il professor Gian Mario Anselmi, insigne storico della Letteratura italiana e filologo italiano dell’Università di Bologna, autore di libri di testo e numerosi saggi, l’ultimo dei quali, pubblicato da Pàtron (Bologna) nello scorso mese di aprile, s’intitola “Dante, il Medioevo e il nostro tempo”. Josè Minervini Presidente della Società Dante Alighieri Comitato di Taranto
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