Due anni fa, al 75° Festival di Venezia, tra i grandi registi in gara - tra cui Alfonso Cuarón con Roma (Leone d’oro al miglior film), Yorgos Lanthimos con La Favorita (Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile a Olivia Colman e Leone d’argento - Gran premio della giuria), i fratelli Coen e Luca Guadagnino - ha avuto la meglio Jacques Audiard (il suo ll profeta ha ottenuto la candidatura come miglior film straniero agli Oscar del 2010) vincendo il Leone d’argento per la miglior regia con il western I fratelli Sisters. Il film è tratto dal romanzo di Patrick deWitt Arrivano i Sisters, finalista nel 2011 al prestigioso Booker Prize. La storia è ambientata in Oregon nel 1861: per l’America, una nazione giovane e in fermento che va sviluppandosi proprio davanti agli occhi dello spettatore, sono gli anni della corsa all’oro e del progresso. Si affacciano anche utopie di società ideali basate sulla democrazia e sulla condivisione che vengono stroncate sul nascere, per ironia, dall’avidità. I fratelli del titolo sono Eli, il maggiore, interpretato da John C. Reilly (attore-feticcio di Paul Thomas Anderson, ha collaborato anche con l’italiano Matteo Garrone per Il racconto dei racconti) e Charlie, impersonato da Joaquin Phoenix (la cui interpretazione di Joker gli ha meritatamente fruttato la statuetta come miglior attore agli ultimi Oscar). I due sicari sono al servizio del Commodoro (Rutger Hauer, indimenticabile replicante in Blade Runner) che li ha incaricati di trovare e uccidere Hermann Kermit Warm, un cercatore d’oro colpevole di averlo derubato. Anche l’investigatore privato John Morris (Jake Gyllenhaal, non nuovo al western avendo preso parte a I segreti di Brokeback Mountain) è stato messo sulle tracce di Warm ma scopre che il Commodoro non ha detto tutta la verità. Ben presto nasce un legame di amicizia e rispetto tra il cacciatore e la sua preda. Il film di Audiard può essere considerato un western atipico: non ci sono sceriffi e banditi, non ci sono scene mozzafiato condite con effetti speciali. Viene semplicemente mostrata senza fronzoli la vita della frontiera così come doveva essere: semplice, in fin dei conti non molto eroica e affrontata dai due protagonisti in maniera un po’ goffa. Charlie ed Eli trascorrono le loro giornate parlando e bisticciando come farebbe una normale coppia di fratelli. Ed è proprio questo il nodo cruciale del film: l’affetto che li unisce e che li spinge a prendersi cura l’uno dell’altro; basti pensare alla scena in cui Charlie aiuta il fratello a tagliarsi i a capelli o ad Eli che si rammarica che sia stato Charlie e non lui, pur essendo il maggiore, a uccidere il padre violento. È un legame profondo che va oltre le grandi differenze fra i due: il minore è focoso e istintivo, l’altro è più riflessivo e desideroso di finirla con quella vita da avventurieri. L’ambientazione western e la caccia a Warm fanno in un certo modo da semplice cornice al vero fulcro del film: la casa e la famiglia sono gli unici rifugi sicuri dove potersi riparare dalle difficoltà della vita.
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Buonasera24
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo