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Taranto

Ex Ilva, negoziato esclusivo con Flacks: investimenti da 5 miliardi e tempi fissati al 2026

Il punto sulla trattativa tra commissari e fondo statunitense per il rilancio del siderurgico. Nodo sulla quota pubblica, mentre pesano i sequestri giudiziari e le preoccupazioni sindacali

Una veduta dell'ex Ilva

Una veduta dell'ex Ilva

TARANTO - È ufficialmente entrata nel vivo la fase decisiva per il futuro dell’ex Ilva. I commissari straordinari hanno avviato la trattativa in esclusiva con il gruppo statunitense Flacks per la cessione del complesso siderurgico, aprendo un negoziato che parte dalla proposta presentata dal fondo americano e che potrà essere modificato nel corso del confronto.

Secondo fonti vicine al dossier, si tratta di una fase di negoziazione intensa, nella quale restano ancora da definire elementi centrali dell’operazione. Tra questi, la quota di partecipazione pubblica, indicata dall’investitore nel 40%, ma non ancora formalmente concordata. L’offerta economica prevede un valore simbolico di 1 euro per l’acquisizione, accompagnato da un piano di investimenti complessivi pari a 5 miliardi di euro, destinati al rilancio industriale e al mantenimento dei livelli occupazionali, stimati in oltre 8.000 lavoratori.

Una volta conclusa la trattativa tra i commissari e il potenziale acquirente, l’accordo dovrà essere sottoposto al vaglio del governo, chiamato a decidere se procedere con l’assegnazione definitiva. L’obiettivo indicato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è quello di chiudere il percorso, in caso di esito positivo del negoziato, entro il primo quadrimestre del 2026.

A confermare l’avanzamento dell’operazione è intervenuto anche Michael Flacks, fondatore e presidente del gruppo, che ha annunciato pubblicamente il raggiungimento di un’intesa con il governo italiano per l’acquisizione di Ilva Steel. L’annuncio è arrivato dopo il via libera dei comitati di sorveglianza delle due amministrazioni straordinarie alla trattativa esclusiva. Secondo Flacks, l’operazione garantirebbe la continuità di una piattaforma industriale storica, la tutela di 8.500 lavoratori qualificati e il rafforzamento delle filiere europee strategiche, dall’automotive all’edilizia fino alle infrastrutture.

Nel piano illustrato dal gruppo statunitense, gli investimenti previsti fino a 5 miliardi di euro sarebbero destinati anche alla modernizzazione degli impianti, con interventi sull’elettrificazione e sulla decarbonizzazione, in un’ottica di crescita sostenibile. Il governo italiano resterebbe partner strategico con una quota del 40%, mentre Flacks Group manterrebbe l’opzione per acquisire in futuro un ulteriore 40% del capitale.

Lo scenario complessivo resta tuttavia complesso. L’unica altra offerta presentata per l’intero perimetro degli impianti era quella del gruppo Bedrock, un quadro che ha alimentato le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali. A queste si aggiungono le criticità giudiziarie ancora aperte. La Procura di Taranto ha infatti respinto nuovamente la richiesta di dissequestro dell’altoforno 1, fermo dallo scorso maggio dopo un incendio. L’impianto opera attualmente con il solo altoforno 4, con capacità produttive ridotte, mentre appare rinviato anche il riavvio dell’altoforno 2, inizialmente previsto per il 31 dicembre.

Sul piano occupazionale, la situazione resta delicata. I lavoratori in cassa integrazione straordinaria a Taranto sono destinati a salire a 6.000 unità dal mese di gennaio, su un totale di circa 8.000 addetti. Un ordine del giorno approvato alla Camera prevede l’attivazione di programmi di accompagnamento, formazione e riqualificazione professionale, ma i sindacati continuano a chiedere certezze.

Le perplessità arrivano anche dal fronte politico e sindacale. Da Taranto, la Fiom Cgil ha sottolineato di aver appreso dell’avvio della trattativa preferenziale solo attraverso la stampa, esprimendo dubbi sulle anticipazioni relative a produzione e occupazione. La Fim Cisl ha invece ribadito la necessità di concentrarsi sui piani industriali, sul rilancio produttivo e sulla decarbonizzazione, più che sul nome del soggetto coinvolto.

In questo contesto, il negoziato con Flacks Group rappresenta un passaggio cruciale, ma ancora lontano dalla conclusione. I tempi di chiusura, gli investimenti promessi e il nodo dei sequestri giudiziari restano le variabili decisive che accompagneranno i prossimi mesi di una vertenza industriale che continua a segnare il futuro di Taranto e dell’intero sistema siderurgico nazionale.

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