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Il caso
30 Dicembre 2025 - 15:12
La Centrale Federico II - foto di Energia Oltre
BRINDISI - Il futuro della centrale Enel di Cerano continua ad alimentare un duro confronto politico, con posizioni nettamente contrapposte tra Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Al centro del dibattito restano la chiusura degli impianti a carbone, le garanzie occupazionali per i lavoratori diretti e dell’indotto e l’assenza, secondo l’opposizione, di una strategia chiara di riconversione industriale del territorio.
Il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S e coordinatore del Comitato Economia, Lavoro e Impresa del Movimento, parla apertamente di fallimento dell’azione governativa. Secondo Turco, la vicenda di Cerano dimostra come il Governo stia accompagnando la dismissione degli impianti senza un piano industriale, senza risorse dedicate e senza strumenti concreti di transizione sociale ed economica. Una situazione che, a suo giudizio, non rappresenta una vera transizione energetica ma un abbandono industriale, con interi territori lasciati senza prospettive occupazionali mentre a famiglie e imprese vengono richiesti sacrifici.
Il M5S ribadisce la necessità di un piano di riconversione industriale e ambientale per Brindisi, che includa garanzie occupazionali, strumenti di accompagnamento per i lavoratori e misure di sostegno per le imprese dell’indotto, oggi esposte al rischio di chiusura. Secondo Turco, senza impegni certi e vincolanti le risorse restano solo annunciate e il peso della crisi viene scaricato sui cittadini.
Sulla stessa linea si collocano le dichiarazioni dell’europarlamentare Valentina Palmisano e del deputato e coordinatore regionale del M5S Leonardo Donno, che definiscono irresponsabile l’atteggiamento del Governo Meloni. I due esponenti pentastellati denunciano silenzi, mancanza di strategia e disinteresse per il territorio, sottolineando il dramma di centinaia di lavoratori, diretti e dell’indotto, che vedono il proprio futuro sempre più incerto. Per Palmisano e Donno, Brindisi paga oggi anni di sfruttamento ambientale senza che siano state previste adeguate tutele per le comunità coinvolte. Da qui la richiesta di dare priorità assoluta alla messa in sicurezza dei posti di lavoro, sbloccando l’Accordo di programma per Brindisi, che secondo il M5S non può restare fermo nelle valutazioni dei ministeri competenti.
Di segno opposto la posizione di Forza Italia. I deputati Mauro D’Attis e Alessandro Battilocchio richiamano le comunicazioni rese dal ministro Gilberto Pichetto Fratin al Consiglio dei Ministri, secondo cui il Governo intende orientarsi verso il mantenimento degli impianti Enel di Brindisi e Civitavecchia in regime di riserva fredda. Una soluzione che, secondo FI, consentirebbe da un lato di salvaguardare la sicurezza energetica nazionale in un contesto geopolitico incerto e dall’altro di gestire la fase post carbone garantendo posti di lavoro e tutela del tessuto imprenditoriale locale.
D’Attis e Battilocchio rivendicano inoltre il valore delle norme proposte negli anni precedenti, che hanno portato all’istituzione dei comitati per la conversione industriale di Brindisi e Civitavecchia, coordinati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Comitati che, spiegano, stanno lavorando sulle nuove iniziative industriali, sull’attività dei commissari straordinari e sulla definizione degli accordi di programma, previsti per il 2026.
Secondo Forza Italia, il passaggio decisivo resta ora la composizione dell’accordo di programma, che dovrà essere sostenuto da risorse adeguate sia per le opere ambientali legate al superamento del carbone sia per l’avvio di nuove iniziative industriali, con misure concrete a favore di imprese e lavoratori. Un percorso che, nelle intenzioni della maggioranza, dovrebbe accompagnare Brindisi nella fase di transizione senza lasciare indietro il territorio.
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