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L'analisi
22 Dicembre 2025 - 07:53
La protesta di Coldiretti a Bruxelles
Agricoltura, trattati e Europa: cosa si nasconde dietro la protesta dei contadini. Il video girato da una tv belga
BARI - Le Istituzioni europee sono sotto assedio; i contadini di ogni parte sono accorsi per fermare un Trattato con l’America del Sud per creare un mercato unico e cioè favorire l’accesso in Europa del cibo americano e l’accesso in America dei nostri prodotti industriali; questo è visto come la svendita della nostra agricoltura e della nostra dieta per favorire l’industria internazionale in generale e quella del food artefatto. Inoltre la cecità delle Istituzioni europee porta queste ultime a ridurre drasticamente anche la tradizionale linea assistenzialista che ha sostenuto alcune componenti la nostra agricoltura nei passati decenni.
Cioè sembra che la “filosofia” che ha vinto anche in agricoltura sia quella competitiva. Che così possiamo sintetizzare: “Se ce la fai a competere con il resto del mondo, bene, senno devi morire”. Peraltro perché il consumatore-acquirente, consumatore finale o distributore o trasformatore che sia, deve pagare cento quello che può comperare a dieci dall’altra parte del mondo, beneficiando quest’ultimo che ha un reddito molto basso.
Questa tesi che sembra essere la stella polare delle Istituzioni europee sarebbe legittima se fosse propria di Istituzioni di altre parti ma se devi rappresentare gli interessi degli europei non puoi accettare di aprire le frontiere a merci che, sai, ucciderebbero fisicamente e economicamente i tuoi cittadini; se lo fai stai sostenendo altri interessi, come quelli delle multinazionali che non sempre sono europee, e non i nostri.
Ma la faccenda è molto più complessa.
Se vuoi consentire l’accesso a merci estere di qualunque settore devi accertarti che in quelle zone di produzione vi sia la stessa legislazione di tutela del consumatore e del lavoratore, e segnatamente la legislazione sulla sicurezza sul lavoro, che vige da noi; e questo vale anche per il commercio infraeuropeo. Se non lo fai stai sfruttando in maniera schiavistica il lavoro altrui e stai minacciando la salute del consumatore di casa tua.
Barattare un Trattato sul cibo in cambio di maggiore favore per l’export industriale significa far pagare al contadino il sostegno ai ricchi industriali. Vera follia. Le due cose vanno tenute separate: non si può fare un accordo che riguardi realtà così differenti.
Vi sono stati industriali che vedono con favore il Trattato mentre altri che sono agricoli che sono contrari. Questo significa che una Istituzione unitaria che danneggi deliberatamente certuni per favorire certi altri non può esistere senza produrre frizioni se non odii terribili.
“Convincere” i contadini a farsi carico della sponsorizzazione dell’industria, peraltro altrui, magari con “aiuti” più generosi verso certuni dei coltivatori che protestano per dividerli, è profondamente sbagliato e disonesto. Se si abolissero gli aiuti e si introducesse l’idea di permettere l’accesso in Europa solo di merci e cibi prodotti con gli stessi capitolati europei e gli stessi contratti di lavoro nostri, non avremmo alcun problema ed “esporteremmo” anche regole di cui le nostre istituzioni nazionali dicono di essere fiere. Favorendo non solo le multinazionali ma anche i lavoratori di quei paesi lontani.
Questo commercio transoceanico è o no foriero di importanti danni all’ambiente planetario. I prodotti di terre così lontane possono o no essere portatori di agenti patogeni oggi sconosciuti qui da noi. La xylella non ha insegnato nulla.
Difficile tutto questo? È pensabile che a Bruxelles non lo sappiano? Se questi interessi collettivi non vengono curati dalle Istituzioni europee e nazionali chi lo fa? Chi ci governa veramente? Oppure sanno che i salari laggiù sono da fame e si vuole lucrare e sfruttare tale condizione di bisogno? Magari sollecitati dalle mega organizzazioni alimentari? Per esempio: i grandi commercianti di carni vorrebbero mettere mani sulla carne argentina, portarla qua senza dazi e senza sapere nulla della stessa carne lasciando che laggiù i salari rimangano quelli che sono? Fregandosene che eventuali malattie, vedi covid, circolino meglio da una parte all’altra del mondo?
Questi temi non sono commerciali ma vengono prima delle questioni venali.
Morale: il cibo non è una merce come le altre e non si può trattare come se servisse solo per fare soldi. I burocrati di Bruxelles non hanno nessuna delle qualità necessarie per assumere alcuna decisione su questo tema e quindi si astengano dal prendere decisioni di tale portata. Essere liberali non significa lasciare che interi settori vadano alla deriva a causa dell’intervento dello Stato. Al contrario essere liberali significa non mettere il naso nei fatti interni alle imprese, neanche per “aiutarle”, né se sono piccole come quelle agricole né se sono grandi come le multinazionali.
Qualcuno molto più importante di me e di cui non sono degno di pronunziare neanche il nome, disse a proposito di allettamenti e tentazioni: “vade retro satana”.
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