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Bari

Pediatria integrata, il Policlinico rilancia la rete delle cure

Confronto tra ospedale, territorio e università per superare le frammentazioni e costruire percorsi condivisi centrati sul bambino e sulla famiglia

Antonio Sanguedolce

Antonio Sanguedolce

BARI - Mettere davvero il bambino al centro, superando confini organizzativi e geografici tra ospedale e territorio. È questo il filo conduttore del congresso promosso dall’Azienda ospedaliero universitaria Policlinico di Bari, che nell’aula magna De Benedictis ha riunito specialisti ospedalieri e universitari, pediatri di libera scelta e rappresentanti istituzionali per un confronto sui percorsi di cura pediatrici integrati.

Ad aprire i lavori è stato il direttore generale Antonio Sanguedolce, che ha richiamato la necessità di guardare a una sanità orientata non ai luoghi, ma ai bisogni. In pediatria, ha sottolineato, il paziente non è mai una sola persona, ma un intero nucleo familiare che affronta insieme il percorso di cura. Da qui l’esigenza di costruire modelli assistenziali capaci di accompagnare il bambino lungo tutte le fasi della presa in carico, riducendo discontinuità e sovrapposizioni.

Nel suo intervento, Sanguedolce ha ribadito il ruolo centrale dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII, presidio di riferimento del sistema regionale, evidenziando il lavoro in corso per rafforzare le sinergie con il Policlinico e con la rete territoriale. L’obiettivo dichiarato è superare modelli frammentati, potenziando l’integrazione multidisciplinare e il coordinamento tra i diversi livelli di assistenza pediatrica in Puglia.

Danny Sivo

I dati sull’attività e sull’integrazione tra i due presìdi sono stati illustrati dal direttore sanitario del Policlinico, Danny Sivo, che ha tracciato una fotografia dell’emergenza pediatrica. Negli ultimi 2 anni, gli accessi al pronto soccorso del Giovanni XXIII hanno registrato un incremento del 33%, superando nel 2024 le 30.000 prestazioni. A questi numeri si aggiungono le urgenze pediatriche intercettate dal Policlinico di Bari, che gestisce una quota significativa di casi ad alta complessità, come i politraumi, con oltre 3.000 interventi nell’ultimo anno.

Questi volumi, ha spiegato Sivo, si riflettono anche sui ricoveri per patologie pediatriche complesse nelle unità operative del Policlinico, coinvolgendo ambiti specialistici come oncologia, otorinolaringoiatria, neurochirurgia e chirurgia plastica e ricostruttiva, oltre alla neonatologia. Un’offerta che contribuisce a completare il sistema complessivo di assistenza pediatrica dell’azienda.

Per il direttore sanitario, la sfida principale resta quella dell’integrazione. Il Giovanni XXIII rappresenta un punto di riferimento storico, ma la pediatria è presente anche nel Policlinico, nelle strutture territoriali e negli studi dei pediatri di libera scelta. Da qui l’urgenza di definire percorsi comuni e modelli condivisi, capaci di ridurre distanze fisiche e organizzative. Sivo ha richiamato la necessità di procedure chiare, dai tempi del trasporto in ambulanza alle indicazioni su dove indirizzare il paziente in base alla patologia, in un contesto in cui l’evoluzione della medicina impone un aggiornamento costante.

Un altro nodo critico riguarda il passaggio dall’età pediatrica a quella adulta, fase delicata soprattutto in alcune discipline. La separazione rigida tra bambini e adulti, ha osservato Sivo, risulta spesso difficile da gestire e richiede modelli più flessibili e continui di presa in carico. Da un lato l’innovazione terapeutica consente di migliorare l’aspettativa e la qualità di vita, dall’altro cresce la responsabilità di far funzionare la sanità territoriale come un sistema unico e coordinato.

Sul valore della rete esistente si è soffermato il professor Nicola Laforgia, direttore del DAI Pediatrico del Policlinico di Bari Giovanni XXIII. Laforgia ha ricordato come siano già attivi diversi strumenti di integrazione che rappresentano un patrimonio importante per l’assistenza all’età evolutiva. Tra questi, la rete STEN per il trasporto dell’emergenza neonatale, che dalla sua attivazione nel 2017 ha garantito 737 interventi tra centri spoke e hub, il counselling multidisciplinare per le patologie fetali chirurgiche e cardiache, la rete oncologica pediatrica e lo screening metabolico superesteso.

A questi si affiancano esperienze di dimissione protetta, buone pratiche clinico assistenziali e i primi modelli di telepediatria a supporto dell’allattamento materno. Un insieme di iniziative rilevanti che, come emerso dal confronto, non sempre risultano pienamente integrate tra loro.

Proprio da questa consapevolezza nasce la necessità di un salto di qualità nel coordinamento, ritenuto decisivo per rafforzare l’efficacia dei percorsi assistenziali, ridurre le ospedalizzazioni inappropriate e contrastare la mobilità passiva verso altre regioni. Un obiettivo condiviso che punta a rendere la pediatria pugliese sempre più capace di fare rete, mettendo al centro il bambino e la sua famiglia.

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