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L'analisi
15 Dicembre 2025 - 07:01
Sistema bancario
BARI - L’undici dicembre scorso gli azionisti della Banca Popolare di Bari per il tramite di alcune Associazioni di consumatori e l’Associazione degli industriali riuniti in Confimi Industrie Bari-Bat-Foggia dopo la recente richiesta di essere ascoltati dalla Commissione Banche hanno inviato al Ministro del MEF una nota con la quale in ordine alla ipotetica vendita di quella che era la Popolare di Bari a terzi (MPS?) ricordano la situazione dei risparmiatori (che investendo i loro risparmi nella Banca di Bari hanno avuto fiducia di quella Banca e del sistema normativo italiano); i quali risparmiatori sono rimasti in un battito di ciglia senza la loro banca e senza i loro soldi e quindi attendono di vedersi restituire la banca risanata. Non certo una elemosina o un ristoro ma la loro banca.
Questa nota cade contemporaneamente al clamore suscitato dal caso MPS-Mediobanca con la relativa indagine di cui i media si occupano marginalmente. Anche della questione MPS-Mediobanca si interesserà la Commissione Banche per sapere se esistono estremi di reato.
Cioè ancora una volta si parla non bene del sistema delle banche e lo si fa sottovoce quasi non si voglia disturbare il manovratore. La questione della Popolare di Bari è apparentemente differente e lontana dall’altra ma in realtà sono entrambe frutto del disprezzo in cui vengono tenuti i risparmiatori e il vecchio modo di fare banca; vecchio cioè di quando le banche prestavano i soldi che servivano ad imprese e famiglie a stare un po' meglio. Vecchio nel senso che è quello che ha contribuito con determinazione al miracolo economico italiano del dopoguerra. L’affare MPS-Mediobanca è prettamente finanziario e voluto per accrescere la dimensione di un nuovo polo bancario con una vera e propria manovra di Palazzo che permette di ottenere Mediobanca -e, attraverso essa, altro ancora- senza pagare un euro.
I piccoli azionisti di MPS e Mediobanca non hanno visto un euro e non hanno avuto un ruolo in questa operazione: possono solo vendere le loro azioni; i vantaggi veri, quelli per i quali si sta facendo l’operazione, sono di altri!!! Al posto di spezzettare le banche troppo grandi per esistere si creano altri centri finanziari le cui eventuali crisi poi saranno inevitabilmente pagate da tutti. Si dirà alla fine che tutto è perfettamente legittimo e tutti i grandi finanzieri che sono coinvolti non temono minimamente per i loro capitali. Mentre nel caso Popolare di Bari gli azionisti sono ancora senza nulla mentre tutto quanto accaduto è stato deciso in un qualche Palazzo romano senza curarsi dell’effetto che avrebbe avuto sui risparmiatori.
E qualcuno si vorrebbe ritrovare in uno schiocco di dita proprietario della Banca di Bari costruita da migliaia di persone in più di mezzo secolo di lavoro!
Naturalmente ci auguriamo che tutti questi, che sono i timori degli azionisti e dei risparmiatori meridionali cui diamo voce, saranno fugati in breve tempo e i veri proprietari della banca vengano reintegrati nella loro proprietà. Le Autorità sono già all’opera su questi dossier; l’ansia però è alta e l’intero comparto è bloccato. La sfiducia sta pervadendo il mercato creditizio ormai fortemente rimpicciolito, le Pmi si finanziano come possono con i pochi proventi che mettono assieme, le famiglie tirano la cinghia, e le banche al posto di prestare soldi alla gente che crea ricchezza comprano titoli pubblici, consolidando lo scollamento tra finanza e credito da una parte ed economia reale dall’altra; scollamento che è l’anticamera dell’apocalisse finanziaria che è globale; le Banche Centrali ben lo sanno e stanno all’erta ma non potranno nulla.
Noi, più che dirlo non possiamo.
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