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Lecce

Spiraglio nella scomparsa di Roberta Martucci nel 1999: un nuovo testimone riaccende le speranze

Un ricordo riemerso dopo 26 anni spinge a chiedere nuovi accertamenti sulla litoranea tra Torre San Giovanni e Gallipoli, dove una segnalazione parla di un forte odore di decomposizione nei giorni della sparizione della giovane

Il Tribunale di Lecce

Il Tribunale di Lecce

LECCE - Potrebbe riaccendersi l’attenzione sul caso di Roberta Martucci, la giovane di 28 anni scomparsa nel nulla il 20 agosto 1999 mentre si dirigeva verso Gallipoli. Un uomo, dopo aver letto un recente post della giornalista e scrittrice Irene Vella, ha dichiarato di aver ricordato un particolare rimasto in ombra per 26 anni: un odore intenso e nauseante di decomposizione avvertito lungo la litoranea che collega Torre San Giovanni a Gallipoli, proprio nei giorni in cui la ragazza svanì senza lasciare traccia.

Secondo quanto riferito, quell’episodio lo avrebbe spinto a contattare l’avvocata Valentina Presicce, che da anni segue casi di scomparsa e tutela delle vittime. Presicce, insieme al collega Salvatore Bruno, alla criminologa Isabel Martina e alla sorella della giovane, Lorella Martucci, ha effettuato un sopralluogo nella zona indicata, rilevando come l’area non abbia subito modifiche tali da far escludere verifiche approfondite.

Di fronte a questa nuova testimonianza, i legali hanno predisposto una relazione ufficiale, firmata e depositata in Procura, in cui chiedono accertamenti urgenti e scavi mirati nel tratto segnalato. La Procura valuterà nei prossimi giorni la possibilità di disporre un sopralluogo investigativo.

Roberta era uscita da casa quel 20 agosto dicendo alla madre che avrebbe partecipato a una festa e confidando alla sorella che avrebbe incontrato un’amica a Gallipoli. Indossava una gonna nera a fiori, un giubbotto grigio e scarpe col tacco. Alle 3 del mattino, il suo telefono risultò attivo per tre brevi squilli, poi si spense definitivamente. Quattro giorni dopo, la sua Fiat Uno bianca venne ritrovata a Gallipoli, in via Genova, con all’interno la giacca che la giovane portava quella sera. Nessuno ha mai chiarito chi avesse lasciato lì la vettura.

«È stato grazie al post di Irene Vella – ha spiegato l’avvocata Presicce – che questo ricordo, rimasto nascosto per decenni, è riaffiorato», alimentando la speranza che un dettaglio rimasto in silenzio per troppo tempo possa ora aprire una possibile nuova pista.

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