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Tricase

Foca monaca, l'obiettivo è farla ritornare nel Salento

Primo incontro ufficiale del programma Interreg 2021-2027 dedicato alla salvaguardia del raro mammifero mediterraneo. Avviate le attività scientifiche in Puglia, con monitoraggi, censimenti e un piano d’azione congiunto

Una foca monaca

Una foca monaca

TRICASE - Ha preso il via con il primo incontro ufficiale tra i partner SEALIFE, progetto Interreg Greece-Italy 2021-2027 dedicato alla protezione della foca monaca, una delle specie marine più minacciate del pianeta. L’appuntamento si è svolto presso il CIHEAM Bari – Avamposto MARE ed è stato coordinato dal Parco Naturale Regionale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, capofila dell’iniziativa.

Alla riunione hanno partecipato istituzioni italiane e greche impegnate nella conservazione del mammifero simbolo del Mediterraneo, tra cui le referenti del Segretariato Congiunto del Programma, Tina Ranieri e Maristella Mantuano, insieme a rappresentanti di Ispra, Arpa Puglia, dell’ONG Archipelagos e del Centro Ellenico di Ricerca Marina.

«Il kick-off meeting – ha dichiarato il presidente del Parco Michele Tenore – è stato un momento fondamentale per rafforzare una rete scientifica internazionale impegnata nella tutela dell’ambiente marino. Siamo orgogliosi di guidare SEALIFE e consapevoli della responsabilità istituzionale che ne deriva».

Con un budget complessivo di circa 1,2 milioni di euro, SEALIFE punta a creare le condizioni per un ritorno stabile della foca monaca lungo le coste dell’Italia meridionale. La specie, un tempo presente anche nel Salento, sopravvive oggi soprattutto nelle isole della Grecia ionica; le coste pugliesi mantengono habitat adatti alla sua ricolonizzazione, ma restano forti pressioni dovute all’attività umana, all’inquinamento e al degrado delle grotte marine.

«L’incontro – ha spiegato Nicola Ungaro, dirigente ambientale di Arpa Puglia – ha permesso di definire gli aspetti tecnici e amministrativi del progetto, consolidando le sinergie necessarie al monitoraggio della specie in Puglia e in Grecia».

Durante la giornata di lavoro sono stati approfonditi temi gestionali, comunicativi e scientifici: dal censimento delle grotte e delle aree costiere potenzialmente frequentate dalla foca monaca, al coinvolgimento delle comunità locali e degli operatori del mare, passaggi essenziali per ridurre i fattori di disturbo. Le informazioni raccolte saranno inserite nel piano d’azione congiunto Grecia-Italia, documento strategico che guiderà la tutela della specie nei prossimi anni.

Nel frattempo Ispra e Arpa Puglia hanno già avviato le prime attività nell’area pilota italiana, che comprende il Parco Naturale Regionale Otranto-Santa Maria di Leuca e un ampio tratto di costa fino a Santa Caterina di Nardò e Melendugno. Una zona ad alto valore ambientale nella quale si auspica il ritorno stabile della foca monaca.

«La Puglia è una delle aree in cui si registrano più avvistamenti – ha evidenziato Luigi Ricci, direttore del Dipartimento Ispra per il monitoraggio ambientale e la conservazione della biodiversità –. L’aumento delle segnalazioni degli ultimi anni richiede misure adeguate di monitoraggio e tutela, obiettivo che perseguiamo anche attraverso SEALIFE». Ricci ha aggiunto che i ricercatori stanno effettuando sopralluoghi e installando attrezzature per la fotoidentificazione, attività considerate un tassello fondamentale nel percorso verso la futura istituzione dell’Area Marina Protetta.

L’avvio del progetto rappresenta un passo decisivo per la protezione della foca monaca e un importante avanzamento nella cooperazione scientifica tra Italia e Grecia.

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