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Taranto

Ex Ilva, lo Slai Cobas: “Fabbrica ferma, ma la battaglia operaia ha bisogno di obiettivi chiari”

Il sindacato di base rivendica una linea autonoma dei lavoratori, critica il piano del Governo e ribadisce il no alla chiusura dello stabilimento. Al centro del comunicato la richiesta di nazionalizzazione e la ricostruzione di un sindacato di classe

Ex Ilva, lo Slai Cobas: “Fabbrica ferma, ma la battaglia operaia ha bisogno di obiettivi chiari”

Il blocco davanti all'ex Ilva - foto di Francesco Manfuso

TARANTO – Lo Slai Cobas per il sindacato di classe denuncia che l'ex Ilva è di fatto bloccata e che lo sciopero a oltranza sta ottenendo un primo risultato sul piano della mobilitazione. Ma il punto centrale, secondo l’organizzazione, riguarda la definizione degli obiettivi reali della lotta, giudicati oggi confusi e non pienamente rispondenti alle esigenze dei lavoratori.

Il sindacato contesta l’impostazione che chiede un confronto a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sostenendo che il piano attualmente sul tavolo, presentato dal ministro Adolfo Urso, rispecchia già la linea del Governo. Per lo Slai Cobas, senza il ritiro di quel progetto non potrà aprirsi una nuova fase della trattativa.

Altro punto chiave è la richiesta di nazionalizzazione dello stabilimento, indicata come unica strada in netta contrapposizione alla posizione del Governo. Secondo il sindacato, una parte del mondo imprenditoriale sostiene questa ipotesi in modo strumentale per far ricadere sulle casse pubbliche le perdite dello stabilimento e ottenere poi una fabbrica risanata da riconsegnare ai privati. Lo Slai Cobas considera invece la nazionalizzazione uno strumento per riportare al centro la presenza operaia e impedire piani industriali che, a suo giudizio, penalizzerebbero ulteriormente i lavoratori.

Il comunicato richiama anche l’editoriale diffuso da Controinformazione rossoperaia, che propone come riferimento lo slogan “Nessuna chiusura, nessun esubero”, sostenendo che la lotta dell’Ex Ilva ha un valore nazionale sia per la dimensione dello stabilimento sia per il peso del settore siderurgico.

Lo Slai Cobas ribadisce che la priorità è evitare la chiusura, non per un principio industrialista ma perché senza la mobilitazione operaia sarebbe impossibile ottenere miglioramenti reali, sia immediati sia futuri. Una chiusura dello stabilimento, secondo il sindacato, favorirebbe interessi estranei alla classe lavoratrice e soprattutto le componenti del capitale che puntano a un ridisegno del territorio a misura della piccola e media borghesia.

Nel documento si afferma inoltre che “nocivo è il capitale e non la fabbrica”, posizione che lo Slai Cobas ritiene fondamentale per orientare la lotta. Il sindacato denuncia come una parte significativa della sinistra abbia abbandonato una lettura anticapitalista, limitandosi a criticare solo gli effetti industriali senza analizzare i meccanismi che generano nocività e precarietà.

Al centro del messaggio c’è la necessità di ricostruire un sindacato di classe, giudicato assente o troppo debole nelle fabbriche, compresa l’Ex Ilva. Lo Slai Cobas sostiene che la battaglia non possa essere vinta senza una piattaforma operaia coerente e una rappresentanza capace di guidare la mobilitazione, conquistando consensi maggioritari tra i lavoratori.

Infine, il sindacato critica l’attuale movimento ambientalista tarantino, ritenuto espressione prevalentemente di piccoli e medi imprenditori che puntano, secondo lo Slai Cobas, a un modello di città sganciato dai bisogni della classe operaia e sostenuto dalle risorse pubbliche previste per eventuali riconversioni.

Il comunicato si chiude con un richiamo alla necessità di rilanciare l’autonomia operaia e la lotta di classe, considerandole strumenti indispensabili per contrastare le scelte dell’esecutivo, definito dal sindacato “il Governo più vicino agli interessi padronali degli ultimi anni”.

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