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Il fatto
02 Dicembre 2025 - 10:54
Pescherecci
BARI - Coldiretti Pesca Puglia lancia un segnale d’allarme dopo la presentazione, da parte della Commissione europea, delle nuove proposte sulle possibilità di pesca nel Mediterraneo per il 2026. Secondo l’organizzazione, le misure annunciate rischiano di compromettere la sopravvivenza della flotta pugliese e di infliggere un danno significativo a una delle filiere economiche più rilevanti della regione.
“La proposta di Bruxelles rappresenta un nuovo attacco a un comparto che più di ogni altro ha sopportato anni di chiusure e restrizioni”, afferma Daniela Borriello, responsabile nazionale di Coldiretti Pesca. Il settore della pesca e dell’acquacoltura in Puglia vale 225 milioni di euro, secondo i dati CREA, e può contare su una flotta di 1.455 battelli, pari al 12,3 per cento del totale nazionale, al 10,5 per cento del tonnellaggio e al 12 per cento della potenza motore complessiva. Le principali marinerie – da Manfredonia a Molfetta, dal sud Barese al Salento – vivono della pesca di gamberi, scampi, merluzzi e delle produzioni in mare aperto di spigole, ombrine e orate.
Nel dettaglio, la proposta europea prevede una riduzione drastica dello sforzo di pesca a strascico del 64 per cento e un taglio del 25 per cento per l’attività dei palangari. L’Adriatico subirebbe una ulteriore contrazione del 12 per cento nella pesca demersale, mentre per i pelagici è previsto un calo del 10 per cento. A queste misure si aggiungono nuovi limiti alle catture di gamberi di profondità nelle aree del Levante, dello Stretto di Sicilia e del Mar Ionio.
“Queste misure sono totalmente scollegate dalla realtà”, prosegue Borriello, spiegando che la proposta non tiene conto della forte riduzione già subita dalla flotta italiana, delle vaste aree interdette negli ultimi anni e degli investimenti messi in campo dal settore per migliorare la sostenibilità delle attività.
Coldiretti Pesca denuncia inoltre la distanza crescente tra Bruxelles e il mondo delle marinerie italiane, evidenziando come il nuovo regolamento rischierebbe di minare la continuità aziendale di centinaia di imprese, aggravare la fragilità economica delle comunità costiere e ridurre la disponibilità di pescato italiano fresco e controllato.
“L’Europa non può essere lo strumento che distrugge la pesca, ma deve tutelarla”, afferma l’associazione, chiedendo al Governo italiano di intervenire con decisione al prossimo Consiglio Agrifish per correggere misure ritenute incongruenti e da riscrivere in modo radicale.
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