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L'analisi

Crisi industriale in Terra jonica, tre emergenze che chiedono una strategia nazionale

Ex Ilva, Leonardo Aerostrutture e progetto Radia-WindRunner: tre vertenze intrecciate che, senza un piano unico di governo, rischiano di travolgere il territorio compromettendo sviluppo, innovazione e occupazione

L'ex Ilva

L'ex Ilva

TARANTO - La difficoltà industriale che investe l'area di Taranto e Grottaglie trascende la dimensione di una crisi localizzata, trasformandosi in una crisi di sistema, che interpella direttamente la capacità di governance e pianificazione strategica dell'intero Paese, in particolare nel Mezzogiorno. Il tempo a disposizione per convertire questa triplice emergenza in un'opportunità strategica si sta esaurendo rapidamente.

Il nostro territorio è l'epicentro della convergenza di tre grandi vertenze: il declino di Ex Ilva-Acciaierie d'Italia; il mantenimento dell'asset Leonardo-Aerostrutture e i ritardi del progetto Radia-WindRunner. Queste, interagendo tra loro, evidenziano i tratti di una crisi profonda e strutturale. In assenza di un'architettura di coordinamento organica, il rischio è che le singole gestioni emergenziali si rivelino meri palliativi, incapaci di innescare una vera e sostenibile trasformazione del sistema.

La siderurgia rappresenta l'ipoteca più pesante sul clima di fiducia. L'inerzia o la lentezza nella definizione del futuro industriale e ambientale del polo Ex Ilva-ADI, con il “Piano Arvedi” ancora sospeso e la mancata decarbonizzazione, non costituisce solo una questione occupazionale, ma una barriera psicologica ed economica che rende impraticabile l'intero contesto territoriale agli occhi degli investitori. Questa condizione ambientale e produttiva rende difficile attrarre capitali qualificati e solidi, legando la percezione del territorio al vecchio paradigma della grande industria inquinante.

In questo quadro, la vertenza Leonardo Aerostrutture assume un'ulteriore criticità, poiché riguarda un asset ad alto valore tecnologico e un elemento fondamentale per la diversificazione produttiva. L'ipotesi di interesse del fondo sovrano saudita PIF (Public Investment Fund) non è percepita come opportunità di sviluppo. Al contrario, è diffusa la sensazione del pericolo di finanziarizzazione di un settore chiave, dove l'imperativo del profitto a breve termine potrebbe prevalere sulla stabilità industriale e occupazionale nel lungo periodo. Le recenti dinamiche sindacali hanno evidenziato la necessità di una diversificazione produttiva dello stabilimento di Grottaglie, troppo legato alla mono-committenza Boeing, attraverso l'assegnazione di nuove linee produttive da altre divisioni di Leonardo (come Elicotteri ed Elettronica); tuttavia, la paura di uno spin-off o di una cessione resta alta. L'obiettivo primario deve essere tutelare l'asset in una logica di sicurezza industriale nazionale.

Infine, il progetto WindRunner di Radia, l'aereo cargo più grande del mondo, costituisce l'unica vera opportunità di riconversione produttiva e di emancipazione dal modello economico storico. Il suo attuale fermo, attribuito a una “mancanza di risposte istituzionali” e a lentezze burocratiche e autorizzative, è il sintomo grave delle difficoltà del sistema politico a cogliere e implementare progetti di progresso sostenibile, che promettono migliaia di nuovi posti di lavoro. Inoltre, l'aeroporto di Grottaglie-Taranto è già in via di potenziamento per la sua funzione pionieristica di spazioporto nazionale e polo di ricerca aerospaziale; un fatto che dovrebbe facilitare e non ostacolare l'insediamento di Radia.

Di fronte a questa convergenza di crisi, la gestione spot è manifestamente insufficiente. Si rende urgente e improcrastinabile l'elaborazione di un Piano Strategico che coordini le tre vertenze sotto un'unica regia politica e operativa, garantendo un coordinamento strutturale tra Governo nazionale, Istituzioni regionali ed Enti locali. Un tale Piano dovrebbe essere imperniato su chiare interconnessioni.

È necessaria una tabella di marcia celere per la decarbonizzazione e la conversione ecologica del polo siderurgico, definendo il ruolo produttivo futuro e la governance; superando le provvisorietà e assicurando la ripresa programmata degli impianti in termini di sostenibilità ecologica e industriale. Solo così si potrà rimuovere l'ombra che compromette la prospettiva del futuro economico.

Il Governo centrale deve esercitare su Leonardo il suo ruolo di azionista strategico per garantire che ogni eventuale partnership sia di natura industriale e non solo finanziaria, con il vincolo imprescindibile di piena tutela dell'occupazione e della produzione in Italia. Le mosse di diversificazione, che includono il trasferimento di nuove linee produttive, devono essere accelerate e irrobustite con piani di investimento dettagliati, per scongiurare qualsiasi ipotesi di scorporo o cessione che indebolirebbe lo stabilimento di Grottaglie.

Sul progetto Radia WindRunner, le Istituzioni, a ogni livello, devono agire con tempestività per rimuovere gli ostacoli burocratici e autorizzativi e mobilitare gli strumenti necessari per l'insediamento operativo. Grottaglie deve essere trasformata nel polo aerospaziale di riferimento globale che Radia può catalizzare, sfruttando pienamente il potenziale dell'aeroporto come spazioporto e laboratorio di innovazione; creando nuove competenze e occupazione specializzata; affrancandosi definitivamente dal paradigma della grande industria inquinante.

La situazione di Grottaglie e Taranto non è solo una crisi locale, bensì un vero e proprio test di resilienza per l'intero Mezzogiorno d'Italia. L'eventuale fallimento nel coordinare e risolvere queste vertenze in modo sistemico e lungimirante significherebbe per il Sud mancare le opportunità di cambiamento evolutivo e di modernizzazione. Un Piano Strategico Unico che riesca a coniugare lo svincolo dalla monocultura del passato industriale (Ex Ilva) con la stabilizzazione del presente tecnologico (Leonardo) e la prospettiva del futuro (Radia e Spazioporto) dimostrerebbe la capacità dello Stato e del Governo di attuare una vera politica industriale per il Meridione, trasformando la crisi profonda in una concreta possibilità di ripartenza. In caso contrario, il territorio rimarrà intrappolato tra “vecchi veleni e nuove paure”, lasciando che il disagio delle comunità diventi l'unica tragica certezza.

Prof. Raffaele Bagnardi
Sociologo del Lavoro

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