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L'intervento
01 Dicembre 2025 - 07:45
Una veduta di Taranto
TARANTO - Restituire a Taranto il rapporto autentico con il suo mare, rigenerare i luoghi dimenticati, trasformare il potenziale in realtà. È il cuore dell’intervento con cui Fabio Paolillo, Segretario di Confartigianato Taranto chiede una svolta concreta nella gestione degli spazi più significativi della città, tre aree che da anni rappresentano promesse mancate: il muraglione dell’Arsenale, l’ex Tartarugaio e l’ex Gambero. Luoghi spesso evocati, ma mai realmente restituiti alla comunità.
Secondo l’associazione, Taranto non è in difetto di idee o progettualità: il limite starebbe nella mancanza di azioni concrete, capaci di tradurre visioni e proposte in interventi tangibili. Questi tre spazi, da sempre sotto gli occhi dei cittadini e dei visitatori, sono stati nel tempo ingabbiati da una combinazione di abbandono, rinvii e indecisioni amministrative. Oggi appaiono come simboli di un immobilismo che avrebbe progressivamente allontanato la città dal suo patrimonio più prezioso: il mare.
Il muraglione dell’Arsenale è indicato come la frattura più evidente. Un muro lungo, compatto, impermeabile allo sguardo e alla relazione con l’acqua. Per Paolillo rappresenta “un confine che non ha più motivo di esistere”, una barriera che impedisce alla città di vedere e vivere una delle aree più suggestive del suo fronte marittimo. L’associazione immagina una trasformazione radicale: un limite trasparente, nuovo, capace di far filtrare la luce e restituire alla cittadinanza la continuità visiva e culturale con il mare.
Lo stesso discorso vale per l’ex Tartarugaio, affacciato sul Mar Grande. Oggi è un edificio spento, quasi ignorato dai turisti che sbarcano dalle navi da crociera. Eppure, secondo Confartigianato, quell’immobile custodisce una vocazione naturale: diventare un Centro del Mare, un presidio culturale e divulgativo dedicato alla storia marittima della città, con spazi museali, aree espositive e una terrazza da aprire ai cittadini e ai visitatori. Un punto di accoglienza che potrebbe raccontare Taranto attraverso la sua identità marittima e nel contempo generare nuova economia.
Discorso analogo per l’ex Gambero, struttura da anni in stato di degrado nonostante la sua posizione strategica ai piedi della Città Vecchia. Confartigianato lo vede come un possibile spazio comunitario, un luogo vivo dedicato ad artigiani, botteghe, produzioni locali ed eventi culturali. Una sorta di hub urbano che potrebbe restituire socialità al quartiere e diventare un punto di riferimento per residenti e visitatori, collegando idealmente il centro storico alle periferie occidentali.
Nella loro analisi, gli artigiani ricordano che esempi di rigenerazione simili si sono già affermati in diverse città europee e italiane: a Marsiglia, dove un’area dismessa è diventata il MUCEM, a Barcellona, con il recupero dei vecchi moli industriali, e a Genova, con il Porto Antico, oggi uno dei poli culturali e turistici più frequentati del Paese. Storie di rinascita urbana che dimostrano come la rigenerazione del fronte marittimo possa generare sviluppo, occupazione, qualità della vita e nuovo orgoglio cittadino.
Confartigianato sottolinea che gli artigiani sono pronti a contribuire, forti della loro capacità di trasformare luoghi e materiali, di radicarsi nelle comunità e di generare economia diffusa. “L’artigianato – spiegano – è una delle componenti essenziali delle nuove economie urbane: dove c’è artigianato, i luoghi tornano ad animarsi”.
Per questo l’associazione chiede un confronto operativo immediato con amministrazione comunale, Marina Militare e tutte le istituzioni competenti. Gli obiettivi indicati sono precisi: l’abbattimento del muraglione dell’Arsenale, la trasformazione dell’ex Tartarugaio in Centro del Mare e la rinascita dell’ex Gambero come spazio comunitario e culturale.
Fabio Paolillo conclude con un appello alla concretezza. La rigenerazione urbana – si legge – “non può essere solo annunciata”, ma va costruita giorno dopo giorno, attraverso scelte condivise e coraggiose. Taranto, afferma l’associazione, “merita una città più aperta, più accessibile, più nostra”. E per esserlo davvero, deve tornare a vedere e a vivere il suo mare.
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